Domenica 7 Febbraio - Messa per il Giubileo 3

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Siamo giunti al nostro terzo appuntamento domenicale in questo Anno del Giubileo: la Misericordia di Dio. Un cammino che rafforzeremo in queste prossime settimane con il grande tempo della Misericordia e del Perdono: la Quaresima, che inizieremo con il Mercoledì delle Ceneri e avrà poi il suo sviluppo nella Pasqua e nel tempo pasquale. Il Vangelo di questa domenica è proprio il racconto di Gesù che appare ai suoi discepoli la sera di Pasqua.
«La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana».

A Gerusalemme dopo la prima parte del giorno, con il ritrovamento della tomba vuota, la visita di Pietro e Giovanni e delle donne e la testimonianza della Maddalena, è giunta la sera.

«Gesù stette in mezzo a loro».
Il verbo stare (histemi) è molto significativo: evoca la posizione eretta, il trionfo sullo stato del giacere che invece evoca la morte. Il suo derivato anistemi (alzarsi, risorgere) è uno dei termini tradizionali utilizzati per annunciare la risurrezione.
Gesù dunque si rende presente ai suoi discepoli e come lo fece allora, lo può fare e lo farà oggi. Gesù si mostra come Colui che è stato crocifisso, è un segno di riconoscimento. Nel racconto di Luca Gesù mostra le mani e i piedi: Egli li invita anche a toccarlo per constatare che è davvero lui, in carne e ossa.
 Secondo Giovanni il Risorto mostra le mani e la ferita del costato, da dove era sgorgato sangue e acqua, per mostrare che la sua forte è fonte di salvezza. I discepoli riconoscono Gesù immediatamente e senza riserve; vedono il Signore nella pienezza della fede.

«Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 

Il v. 21 rinnova il dono della pace, come a dire che con la sua risurrezione Gesù ha dato inizio ad un tempo nuovo, segnato dalla gioia, ma anche caratterizzato da un nuovo compito affidato ai discepoli. È la prima volta, nel Vangelo di Giovanni, che Gesù invia esplicitamente i discepoli. L'invio dei discepoli ha le stesse caratteristiche e lo stesso contenuto di quello del Figlio: glorificare il Padre facendo conoscere il suo nome e manifestare il suo amore.


«Detto questo, soffiò su di loro e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo».

All'incarico segue il dono dello Spirito Santo. Il verbo utilizzato da Giovanni (emphysao) è usato solo in Genesi e in Sapienza, con lo scopo di suggerire che si tratta di una nuova creazione. Gesù comunica lo Spirito che fa rinascere l'uomo, concedendogli di condividere la comunione con Dio. Il dono dello Spirito è in vista della missione di cui sono investiti i discepoli.

«A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Ora Giovanni esplicita il contenuto del mandato affidato ai discepoli. Si parla del perdono dei peccati, il dono della misericordia, strettamente collegato al dono dello Spirito. La fedeltà di Gesù al Padre con la sua morte ci ha guadagnato la salvezza che si fa presente nella condanna del peccato e nell'accoglienza del peccatore. Grazie alla vittoria di Cristo la luce prevale sulle tenebre e raggiunge ogni persona, attraverso il ministero dei discepoli. Ecco il dono della misericordia di Dio: il perdono dei peccati. Dio ci perdona sempre e guarisce le nostre ferite.

C’è un bel libro che sta andando molto in questo Anno del Giubileo, porta il titolo “Il Ritorno” ed è stato scritto da un prete che ora non è più prete. Ho trovato una domanda: “Affidando il perdono a persone come gli Apostoli, Gesù ha fatto un buon affare? Non ha forse reso poco credibile il suo messaggio?”. Molti la pensano così…scrive don Paolo. Continua: “Io, invece, mi rassereno nell’incontrare persone fragili. Perché anch’io lo sono. Diffido della gente che si sente pura e santa. Gesù non sceglie solo i giusti, ma persone che, come me, hanno sbagliato e perciò sono in grado di accogliermi con tanta comprensione. La Chiesa è la comunità dei peccatori perdonati, dei figli non perfetti. Di coloro, che avendo sperimentato la gioia del perdono, fanno festa insieme al Padre per ogni pecora ritrovata, per ogni figlio che di nuovo si lascia accogliere. Mi sento a mio agio quando vado da un prete peccatore come me, perdonato come me, e parlo delle mie fragilità e delle mie incoerenze: mi sento proprio accolto. Come il mio confessore, come il mio consigliere spirituale, sono un peccatore che ha fatto esperienza dell’immensa tenerezza di Dio e del suo perdono sconfinato. Non saprei come stare in una Chiesa di uomini perfetti. Accogliere il Vangelo e aprirsi alla Misericordia di Dio, significa accogliere continuamente il suo perdono, vivere alla luce della sua presenza, vedere me e gli altri in un cammino di conversione perenne.

Questo è quello che può succedere, se noi lo vogliamo, in tutte le chiese e in tutti i confessionali del mondo…questo è quello che succede ogni giorno dell’anno in quello che viene chiamato “il più grande confessionale del mondo”: Medjugorie. File interminabili di persone che attendono anche alcune ore per poter avvicinarsi alla Misericordia di Dio e al suo perdono. Per tante ore anch’io ho sperimentato di essere strumento del perdono di Dio in quella terra santa. Voci di popolo dicono che a Medjugorie sia la Madonna che sceglie il confessore giusto per te…quindi lei non sbaglia mai! Nel mio cuore e anche nella mia vita sono ancora presenti Christian e Anita, Gianni, Benedetta, Michele, Giorgio, Mirko, Damiano, Elena e Matteo, e i nomi potrebbero continuare ancora per molto!

“E ora io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
E vedere che le lacrime si trasformano piano piano in sorriso, la tempesta del cuore si trasforma in una brezza leggera, la sofferenza si trasforma in serenità e gioia. Vedere quasi fisicamente la grazia di Dio passare durante il Sacramento: una meraviglia per l’anima!
E dopo tante ore di confessionale, anche tu senti forte il bisogno del cuore di ricevere il perdono di Dio. Ti alzi, sei stanco, ma vai da un fratello sacerdote…anche lui forse è stanco, ha confessato a lungo, ti siedi accanto e gli dici: “Mi confessi?” I ruoli si ribaltano: prima confessi e poi ti confessi. Così funziona tra i cristiani. E la gente resta molto impressionata da questi gesti. Quella sera, finito tutto…è molto tardi, ma un uomo di 60 anni ti ferma: “Sa padre, non volevo confessarmi… io penso di non credere più in Dio. Poi ho visto i preti che si confessano e ho pensato che dovevo farlo anch’io. Sono qui”.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
E il fiume della Misericordia di Dio continua!



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