8 Domenica del Tempo Ordinario

8DomTOAnnoA2014Leggendo il Vangelo mi è venuto subito in mente un film su San Francesco che ho visto molti anni fa. Sono stati girati tanti film sulla vita del Santo di Assisi, uno dei testimoni della fede cristiana che più ha ispirato le generazioni di credenti e anche non credenti. Il cinema ne ha rappresentato la storia in molti modi, rispecchiando il clima culturale dell’epoca nel quale il film è stato girato.
Il film a cui mi riferisco è quello di Franco Zeffirelli, del 1972.

È un film abbastanza criticato, anche dagli stessi francescani che ne vedono i limiti nell’esattezza storica degli eventi raccontati e forse un po’ troppo sentimentalista.
Non entro in merito a questo, ma posso affermare che quel film, che vidi per la prima volta da giovane, mi colpì davvero molto, e mi fece diventare simpatico Francesco, così da incuriosirmi nell’approfondire la storia reale. Zeffirelli fa una scelta precisa nel raccontare la storia, e sceglie di raccontare il periodo che va dalla giovinezza sfrenata di Francesco, passando poi per la conversione e la scelta della povertà, fino alla presentazione a Roma davanti a Papa Innocenzo III della prima comunità francescana. Il film si ferma qui, e non racconta tutto il periodo successivo fino alla morte.
La scena che mi ha sempre fatto riflettere è proprio quella finale, quando Francesco, con il piccolo gruppo dei primi frati, si presenta a Roma, nella grande Basilica Vaticana, davanti al Papa. Siamo negli anni 70, quando è forte ancora la contestazione del ’68 che percorre tutti gli ambienti della società, compresa la Chiesa. Il Francesco di Zeffirelli si presenta povero e scalzo in questa sontuosissima Chiesa romana piena di nobili, preti, vescovi e cardinali che indossano vesti ricchissime d’oro e pietre preziose. Papa Innocenzo III è su un’alta pedana che sovrasta tutto e tutti, e con alle spalle un maestoso mosaico di Cristo benedicente.
Francesco si prostra davanti al Papa, ai Cardinali e ai ricchi dignitari, e inizia a leggere un testo latino, preparato in precedenza da esperti di diplomazia vaticana. La lettura è stentata e dolorosa e la voce di Francesco pian piano si spegne. 

Ed ecco che il Santo rialza la testa, abbandona il testo latino, e con un sorriso disarmante e luminoso inizia a pronunciare a memoria proprio le parole del Vangelo di questa domenica, il Vangelo che parla del totale abbandono alla provvidenza in Dio e al rifiuto di affannarsi per le ricchezze.
Il Papa, visibilmente scosso da queste parole, scende gli interminabili gradini del trono che lo separa da Francesco e, nello stupore di tutti, arriva a baciare i piedi sporchi del Santo di Assisi e benedice la sua opera e i suoi fraticelli. Poi, mentre Francesco e gli amici escono dalla Chiesa felici e con in mano l’approvazione del Papa, Innocenzo III che aveva per un momento assaporata la libertà di spirito di Francesco, viene di nuovo “risucchiato” dalle insegne del potere e della ricchezza.
È una scena davvero molto bella, ovviamente da comprendere nel clima di forte critica al potere e alle ricchezze della Chiesa che c’era negli anni della contestazione post ’68.
Se ci pensiamo bene questa contestazione alla Chiesa, vista come ricca e potente, e quindi in contraddizione al Vangelo, non è mai finita. Anche oggi specialmente tra i giovani, è forte la critica alla Chiesa che sembra non incarnare realmente il Vangelo della povertà. Credo che ciò sia ancora più forte dopo aver letto il Vangelo di questa domenica.
Come non serve a nulla la critica a priori sulle ricchezze della Chiesa, così non serve molto non porsi comunque il problema. Me lo pongo prima di tutto io stesso, che di beni in fondo ne ho tanti, anche senza arrivare ad avere milioni di euro in banca e un palazzo dove vivere. Non posso dire di essere povero, anche se non sono ricco. Ho molte cose e alcune di queste, forse, sono superflue.
Gesù non ci vuole poveri e diseredati, ma ci vuole liberi e sereni, con l’unica preoccupazione vera che è quella di vivere il Vangelo, amando Dio e i fratelli.
Le parole di Gesù oggi mi costringono a riflettere su me stesso e a domandarmi quanto sono libero da preoccupazioni e affanni inutili. Mi affanno delle cose materiali e magari mi affanno e preoccupo meno del fratello che ho accanto? Sono preoccupato se ho sufficienti soldi in tasca - ed è una cosa giusta… - ma mi preoccupo magari di meno se ho le mani e il cuore libero.
Penso come arrivare a domani, e così non vivo l’oggi dell’amore, se proprio adesso in questo momento sto amando o no. È anche vero - e questo è il bel messaggio del film di Zeffirelli - che la scelta della povertà è provocante ed è più efficace della ricchezza. Essere poveri nello spirito è anche indice di libertà che genera pace e incontro.
Una Parola di Dio che ancora una volta ci aiuta ad assaporare l’Amore di Dio per noi e la sua provvidenza sempre presente nella nostra piccola esistenza. Mia nonna mi diceva sempre: “Ricordati che quando tu ti alzi il mattino, Dio si è già svegliato mezz’ora prima di te e ha già pensato a te”.
Dio, Padre nostro fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, vede nel segreto, conosce ciò di cui abbiamo bisogno ancora prima che glielo chiediamo. È Padre che perdona, che ama, che nutre gli uccelli del cielo e che fa molto di più per noi che siamo suoi figli.
"Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore": così Gesù ha avvertito i suoi discepoli, chiedendo loro: "Non accumulate tesori sulla terra, ma in cielo". Occorre scegliere tra l'accumulare i beni della terra o i beni del cielo; non è possibile servire Dio e Mammona. E Gesù insiste nell'invitare i suoi discepoli a guardare, a contemplare con occhi semplici gli uccelli del cielo, il loro volare libero, e i gigli del campo, la loro meravigliosa bellezza, per saper vedere l'opera del Padre e percepirla in tutta la sua intensità: solo la dimensione contemplativa della vita può renderci capaci di gustare l'amore del Padre nello sbattere delle ali di un uccello o nella bellezza del colore di un petalo di un fiore e poi di sentirlo in ogni attimo della nostra vita, in ogni percezione dei nostri sensi, in ogni vibrazione della nostra intelligenza e della nostra volontà. 
"Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta". Ci fidiamo! Di questo Vangelo mi colpisce anche la parola "Cercate". Cercate prima il Regno di Dio. Cercate prima di vivere con amore, cercate prima di essere fratelli, cercate prima la mia Presenza. È questa la cosa importante, tutto il resto ci verrà dato in aggiunta. 
Del domani non v'è certezza: e se il ricco pensa di potervi trovare qualche certezza basata sulle proprie forze, e per questo priva di consistenza, il povero nello spirito affida questa certezza a un Dio che è Padre, che nutre gli uccelli del cielo e veste l'erba del campo e che si prende cura di chi, come l'uomo, sa andare oltre l'oggi. 
Ma Dio è anche Madre - come dice il profeta Isaia - e se è impossibile pensare ad una madre che non si commuova per il figlio, ancor meno possibile è pensare a un Dio che si dimentichi di ognuno di noi. Il nostro oggi ha come unica certezza le pene e gli affanni quotidiani. Del nostro domani non v'è certezza: ma del domani di Dio, per chi cerca il suo Regno e la sua giustizia, assolutamente sì.

Stampa Email

Autobus ATV

Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi