7 Domenica del Tempo Ordinario

7DomTOAnnoADavanti ad una grande ed imponente architettura del passato, come una cattedrale, un palazzo, una cupola o un ponte, oppure le grandi opere d’arte presenti anche in questo Cimitero Monumentale, ed essendo consapevole dei mezzi molto limitati di cui erano a disposizione architetti e costruttori dell'epoca, a me viene spontaneo pensare con stupore: "Ma come hanno fatto?". Solo un grande coraggio per superare se stessi, ha portato le genti del passato a costruire sempre più in grande.

Questo vale per tante imprese che vanno dalle scoperte scientifiche ai grandi viaggi... e non solo! Superare se stessi, andare oltre i limiti che spesso il pensiero comune mette davanti e frena le ambizioni umane di migliorare e crescere sia nella scienza che nell'arte, ma anche nelle relazioni umane: questo ha fatto e fa progredire veramente l'umanità. La storia ci racconta di molti uomini e donne che hanno creduto in modo coraggioso che si potessero superare le divisioni e le guerre, e hanno lottato perché i popoli non rinunciassero a superare questi limiti. Gesù è uno di questi uomini! Gesù ha fondato una comunità che in questo "superare il limite" avesse un obiettivo di vita. Tutto il Vangelo ci racconta di questo modo di pensare, e in modo particolare emerge proprio dalle parole del brano di Vangelo di questa domenica. L'ultima frase: "Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro del cielo", è in fondo il punto di partenza per Gesù, è l'obiettivo altissimo che il Maestro mette davanti a sè e ai suoi discepoli, che da lui imparano e che proprio in Gesù sono chiamati a specchiarsi. Discepoli "no limits", verrebbe da sintetizzare, usando uno slogan pubblicitario.
Questo è lo stile di Gesù. Uno stile che davvero non pone limiti alla capacità umana di amare, perdonare e ricostruire strade di dialogo. Gesù è esigente con i suoi discepoli e con noi. Ma lo fa perché sa che ne siamo capaci. Gesù conosce i nostri limiti ma conosce anche le nostre immense possibilità di andare oltre nell'amore. Ci crediamo anche noi? Credo anche io di poter diventare "perfetto come Dio"?
Voler bene, provare affetto verso qualcuno ed essere ricambiati... in definitiva, amare, credo che sia una delle cose più belle che l'umanità riesca a sperimentare. Quando una persona si sente amata e riesce ad amare, la sua vita è diversa, si trasforma, si riempie di gioia e di entusiasmo. Lo si vede fin da bambini: quando un bimbo arriva in una famiglia atteso, desiderato, magari cercato a lungo e anche con fatica, subito la sua vita si riempie di amore, che difficilmente lo abbandonerà, anzi, divenuto grande, sarà capace di riversare amore sugli altri. Ma lo stesso vale per noi adulti: una persona amata è a sua volta piena d'amore, soprattutto quando si tratta di un amore sofferto, passato attraverso mille prove, tenace, costante... l'amore rende felici. Prova ne è che quando termina, o non è corrisposto, tutto crolla: si entra in un vortice fatto di solitudine, di buio interiore, quando non addirittura di disperazione, e la cronaca di ogni giorno - quella scritta ma anche quella silenziosa - è piena di episodi in questo senso. C'è poco da fare, l'amore trasforma la vita delle persone: e quando poi è pienamente corrisposto, non c'è forza che tenga e che riesca a distruggerlo. "Forte come la morte è l'amore" narra il Cantico dei Cantici. 
Però...si grazie! È facile amare quando si è amati. E quando invece non lo si è? Quando non si è corrisposti? Quando non si è capiti? Quando - addirittura - si è odiati? Voler bene ai propri amici è bello e gratificante: ma con coloro che non ci vogliono bene o addirittura, ci odiano? Beh, è sufficiente ripagarli con la stessa moneta! Ti sto antipatico? Anche tu a me! Non mi sopporti? Neppure io! Mi odi? Idem... magari sai, sono un po' più educato, e allora ti dirò che "mi sei indifferente". Che forse è ancor peggio... D'altronde, cosa devo fare? Mica sono chiamato al martirio! Se uno mi vuol bene, gliene voglio anch'io; se uno non me ne vuole, lo tratto allo stesso modo. L'importante, è essere chiari e dire le cose come stanno, senza troppi giri di parole: "Pane al pane, e vino al vino". Che poi, tradotto in comportamenti, suona: "Occhio per occhio e dente per dente".
Macché... non va bene neppure così.
C'è Qualcuno che si è inventata una logica d'amore ancor più complessa e radicale.
Ti danno una sberla? Non reagire! Ti hanno rubato il cappotto? Inseguilo, e dagli anche il maglione! Un collega di lavoro pesante ti chiede di dargli uno strappo fino alla fermata dell'autobus? E tu portalo a casa, direttamente! Qualcuno addirittura ti calunnia o ti denuncia? Tu amalo lo stesso! Ma... stiamo scherzando? Che logica è, questa? Non dirmi che devo amare anche quelli che mi odiano, o pregare per il bene di quelli che mi augurano il male! 
Che ci piaccia o no, questa è la logica del Vangelo, almeno stando a quel brano che oggi la Liturgia ci propone e che - caso mai domenica scorsa non ci fosse parso sufficientemente esigente, il "ma io vi dico" di Gesù - gioca a carte scoperte mostrandoci cos'ha in testa il nostro Dio quando ci parla di amore. Amare chi ci ama è facile, lo sanno fare tutti. Dare il saluto e la confidenza solo agli amici è facile, lo sanno fare tutti. Ma il nostro Dio - ci pare abbastanza chiaro, ormai - vuole molto, molto di più. Come mai il Dio di Gesù Cristo vuole che diamo di più? Forse perché noi cristiani siamo migliori? O forse perché siamo più bravi? Non credo proprio... E allora? Perché mai dobbiamo amare tutti, anche quelli che non ci amano o addirittura ci odiano, se non abbiamo alcun dono in più degli altri? Stando al Vangelo, dobbiamo fare questo "affinché siate figli del Padre Vostro che è nei cieli", che tratta bene tutti, buoni e cattivi. E stando alla prima lettura, dobbiamo essere "santi, perché il Signore, nostro Dio, è santo": quindi, per essere come Lui. Chi ha mai pensato di essere santo come Dio, o anche solo essere simile a lui? Noi siamo uomini e Dio è Dio. Due storie e due entità ben distinte! 
Questo in ambito morale e di comportamento. Poi, però, quando si tratta di teologia e di storia della salvezza, le cose cambiano. "Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio", siamo "concittadini dei santi e familiari di Dio", "ci hai fatti di poco inferiori agli angeli"; E via discorrendo. Tutto vero, per carità! Lo sappiamo bene che è così! Anche Gesù Cristo lo sa bene. Non ci sarebbe forse nulla da meravigliarsi! E Gesù non ci chiede affatto di non meravigliarci di queste affermazioni così forti e così vere: ci chiede solo di provare ogni giorno, ogni momento della nostra vita, ci chiede un po' tanto, a dire il vero!
Quasi a dire: "Sei familiare di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza? Dimostralo con i fatti. Ama come Dio ama".
"Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?". Sono parole di Paolo nella seconda lettura di oggi, che prosegue: "Nessuno ponga il suo vanto negli uomini: tutto è vostro, perché voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio". Tutto ciò che siamo e che facciamo, in definitiva, non viene dalle nostre buone capacità, perché di straordinario non facciamo nulla, quando amiamo quelli che ci amano, o quando salutiamo quelli che ci salutano. Se allora non viene dalle nostre capacità, significa che viene da Dio, e che tutto è opera sua: anche la capacità di amare i nostri nemici e di pregare per quelli che ci perseguitano, se ci crediamo, sarà per un suo dono. Che bella sfida... amare anche quando ricevo odio, voler bene anche quando sono preso in giro, dare fiducia anche quando la mia fiducia viene puntualmente tradita... Faccio moltissima fatica e la farò sempre... se però è vero che ci pensa Dio a darmi una mano... perché non provarci?

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