5 Domenica del Tempo Ordinario
"Voi siete il sale della terra.
Voi siete la luce del mondo".
Mi ha sempre impressionato la forza di queste espressioni di Gesù.
- Non un imperativo: dovete essere.
- Non un esortativo: siate.
- Non un ipotetico: potete essere.
* No: voi siete!
Gesù sta manifestando alle persone che ha davanti la loro identità. Sta dicendo ai suoi ascoltatori chi essi sono.Dall'alto del Monte delle Beatitudini, mentre si sta spargendo per il mondo la Parola più rivoluzionaria mai pronunciata in tutti i tempi, arriva, subito dopo il dono della beatitudine cfr. 5, 1-12, la definizione di una identità: “Voi siete!”.
E chi sono gli ascoltatori coinvolti in questa straordinaria comunicazione? Chi sono questi uomini che accorrono affascinati dal predicatore di Galilea? Sono persone semplici, sono pescatori e artigiani, esattori delle tasse, persone comuni… chiamate a una avventura di cui ancora non sanno dove li porterà. Siamo all'inizio del viaggio verso la rivelazione del Regno di Dio che viene e Gesù confida a questi uomini di Galilea la loro vera vocazione, che corrisponde alla loro identità profonda: “Voi siete il sale, voi siete la luce...”. É una cosa sconvolgente. Per due motivi. Primo, perché Gesù non si rivolge ai potenti e ai sapienti della terra, ma parla alle persone che vanno errando non solo per le vie commerciali della Palestina, ma anche per i sentieri frastagliati del proprio essere uomini. Secondo, perché ad essi non regala un comando morale, un suggerimento o un consiglio; ma svela loro la loro bellezza.
Su questa terra spesso insipida, nei giorni monotoni e uggiosi, mentre scorre il tempo delle giornate ripetitive e faticose, noi siamo il sale che dà sapore e gusto alla vita. In questo mondo buio e annebbiato, immerso spesso nelle tenebre, spogliato di qualsiasi stella che guida e abbagliato da false luci, noi siamo la luce che si staglia come punto di riferimento per chi ha perso la strada, come raggio di speranza per chi non vede più futuro, come scintilla di gioia dove penetra la tristezza e il pessimismo.
Noi siamo i cristiani, i discepoli del Cristo, i ‘posseduti' dallo Spirito Santo.
É chiaro: essere noi stessi, essere sale, essere luce, implica non solo una scoperta, ma anche stupore, riconoscenza e apertura. Perché il sale non si sala da solo; tanto che, se perde il sapore, ha perso se stesso e non si ritrova più. É degno solo di essere gettato via e calpestato. Questo valiamo senza il Cristo: un banale calpestio senza rumore! Il sale nasce invece dal lavoro, prima di tutto dal mistero della natura, debitrice al suo Creatore di processi affascinanti che custodiscono e generano vita. Tra i modi in cui si forma il sale, ve n'è uno che ha molto a che vedere con noi: è il ritirarsi dell'acqua, è l'adagiarsi al fondo o sulla riva, dopo che le onde hanno pazientemente scalfito la materia. Ecco le saline, ecco il prodotto naturale raccolto dall'uomo. Così siamo anche noi cristiani. Siamo sale perché immersi nell'acqua del Battesimo, immersione, appunto. Dall'acqua viene fuori l'uomo nuovo, la carne tempio dello Spirito. Questo è il sale della terra. Questo è il cristiano. Questi siamo noi: coloro che hanno ricevuto in dono il sapore dello Spirito, il gusto della vita, il tocco dell'esistenza in Dio. É un dono che ci precede e ci sorprende. Dio è il grande lavoratore, che plasma la nostra persona per renderla granello di sale da spargere nel banchetto del mondo. Da lì viene il nostro sapore, dal battesimo. Conservare il sapore significa ravvivare in noi la grazia del Battesimo. Ovunque, anche nella consuetudine di una vita ritmata dalla scuola per i giovani, o dalla pensione per gli anziani, oppure dal lavoro di casa o operaio, d'ufficio o precario. É il Battesimo, è lo Spirito in noi che ci rende capaci di vivere con gioia l'esistenza, non le garanzie e le certezze della terra. É il nostro agire e operare secondo l'intuito della fede che ci rende conformi alla nostra identità di cristiani, anche quando siamo nascosti nel bel mezzo di persone che credono poco in Dio e nella Chiesa, o non ci credono per niente.
Il sale conserva così il bene e il bello della vita. Ma proprio perché pizzica e dà sapore e senso, non sempre suscita piacere e interesse in chi preferisce un'esistenza comoda, ma scialba.
L'ultima beatitudine, poco prima delle parole di Gesù di oggi, lo annunciava: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” Mt 5,11-12. Mantenere il sapore del sale significa accettare anche la logica della persecuzione, che è offerta di sé. Se posso cerco soltanto di essere me stesso: cristiano, uomo di Dio, uomo con sale buono nel cuore e nella testa. Se questo porta l'esperienza della Croce con sé, alzo gli occhi e guardo a Lui, il primo ad essere stato salato con il fuoco del martirio. Il primo che, accettando di perdersi per dare gusto alla vita degli altri uomini, si è ritrovato in pienezza, pane spezzato per sempre: l'Eucaristia.
Sulla stessa scia di sapore, l'immagine della luce. La lampada è accesa di luce non propria. É la fonte della luce ciò che conta, è restare attaccati ad essa, perché non si spenga la fiammella che è in noi. La stessa che le vergini sagge portano fino all'incontro con lo Sposo, la stessa fiammella che lo Sposo custodirà e proteggerà, anche se lo stoppino è debole e fumigante. Ma quando la lampada è accesa, fa luce. Nel mondo la luce c'è per indicare una strada, per contrapporsi alla notte, per vincere le tenebre. Se la metto sotto il moggio, la lampada non si spegne, ma non fa il suo dovere. Il che significa che, una volta ricevuto il dono dello Spirito, comunque e in ogni caso portiamo in noi questo fuoco. Ciò che ne facciamo, diventa in ogni caso testimonianza di vita: o nel bene, o nel male. Se sono cristiano, e non vivo come tale, comunque testimonio: testimonio negativamente, spreco la mia vita, nascondo a chi ne ha bisogno un barlume di speranza. Se invece sono cristiano e compio opere buone testimonio la forza della fonte, alimento il fascino per la sorgente, indirizzo alla centrale elettrica. A volte c'è rimasta solo la brace sotto la cenere, ma il fuoco c'è, niente e nessuno può spegnerlo definitivamente! Anche nella ferialità della vita di ogni giorno, scegliere il bene anziché il male, realizza la nostra identità e suscita nuovi squarci di luce nelle ombre dell'esistenza.
Perché sono solo le fiammelle che possono accendere altre fiammelle, e una luce pur tenue suscita nella lampada timorosa il desiderio di essere a sua volta luce. E le fiammelle non corrono il rischio mai di offuscare lo splendore abbagliante del Sole. "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli"Mt 5,16.
La bellissima pagina del Vangelo di oggi ci scuota, ci convinca, ci renda orgogliosi di essere cristiani. Siamo già sale, siamo già luce! Portiamo dentro di noi il sapore del sale, siamo già accesi e illuminati dal Signore. Fratelli e sorelle diamo sapore alla vita, e portiamo la luce di Gesù vivo a chi incontriamo sulle strade del mondo.