3 Domenica di Avvento
Gaudéte in Dómino semper:
íterum dico, gaudéte.
Dóminus enim prope est.
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.
Fil 4,4-5
Siamo alla terza domenica di Avvento, è la domenica della gioia, cosiddetta “Gaudete”, cioè “Rallegratevi”.
Per ben 12 volte – 8 nella Prima Lettura, 1 nella Colletta, nel Prefazio e nella Preghiera dopo la Comunione – si ripetono queste parole: gioia, giubilo esultanza. A queste 12 volte si aggiungono altre parole: - fiorisca, canti, coraggio, non temete...
Oltre a mostrare anche esteriormente con un colore particolare delle vesti sacerdotali, il rosaceo - che si usa solo due volte l'anno - , viene ribadito il sentimento della gioia con parole volutamente scelte: "Si rallegrino il deserto e la terra arida perchè viene il Signore. Verrano in Sion con giubilo. Felicità perenne splenderà sul loro capo. Tristezza e pianto fuggiranno e li seguiranno gioia e felicità” Nel Vangelo Gesù suggerisce: "Andate - dice ai discepoli di Giovanni - e dite che i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i morti risorgono..”. “Dite”: cioè siate testimoni di queste liberazioni che strappano lacrime di gioia e siatene felici anche voi. La gioia inoltre, deriva dalla certezza che Dio è fedele alle sue promesse;: "Dio è fedele per sempre".
La figura di riferimento è quella di Giovanni Battista. Un profeta sicuro e forte nelle sue parole, che predica la conversione dei peccati, un profeta di solito dai toni duri e decisi.
Ma Giovanni oggi è nell'oscurità del carcere, sta soffrendo ed è attraversato da un dubbio lacerante. Lui aveva annunciato un Re potente, che viene a liberare il suo popolo dall'oppressione della schiavitù romana... mentre Gesù annuncia la pace e l'amore; lui aveva annunciato che il ventilabro sull'aia separa la pula dal grano, i buoni dai cattivi... mentre Gesù annuncia a tutti la misericordia di Dio; lui aveva annunciato che la scure era stata posta alla radice dell'albero per tagliarlo... invece Gesù annuncia il perdono.
Tutto quanto si vede e si sente sul Messia sembra andare nella direzione opposta di quanto lui aveva profetizzato. Allora la domanda angosciante rivolta verso Gesù "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".
La sua domanda è la nostra domanda, è la domanda che ha attraversato i secoli e che risuona più viva che mai davanti al disorientamento dell'uomo di oggi e del rovesciamento dei valori. L'uomo sembra avvolto da una grande incertezza, così come la nebbia avvolge in questi giorni la nostra città di Verona; le certezze di ieri sono come pula che il vento disperde, o conoscono la stessa fragilità delle persone, la fragilità del momento politico di questi tempi, la fragilità economica per tante persone e tante famiglie... Sembra una domanda strana all'apparenza, ma in realtà nasconde un interrogativo di fondo: “Sei veramente tu il Messia, il Figlio di Dio?”.
Gesù non risponde ai messaggeri di Giovanni con tante parole o tanti discorsi. La sua parola forte e autorevole sono le opere che sta facendo. Dio, nella storia, si rivela proprio in questo modo. Per questo Giovanni, che sta soffrendo in carcere, mette in pratica l'insegnamento evangelico, con la sua stessa vita, di condanna del potere ingiusto e dell'oppressione verso di lui, profeta del Signore.
Poi Gesù spiega chi sia Giovanni Battista.
O meglio, prima dice ciò che Giovanni non è.
Non è una canna sbattuta dal vento, ossia una persona capace di cambiare sempre bandiera. Chi accetta questo modo di vivere, abita in splendidi palazzi e si disinteressa delle sorti della gente. Invece è definito un profeta di Dio, anzi più di un profeta. Però, nonostante la sua enorme grandezza come uomo, nel regno dei cieli è essenziale sentirsi umili e semplici: "Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". Giovanni è quindi un discepolo del Regno, chiamato a vivere nell'umiltà, è l'uomo fedele alla sua missione e aperto alla novità della salvezza che Gesù ha portato.
Vorrei fermarmi su due aspetti concreti per rendere attuale per noi la Parola di Dio di oggi:
1. Gesù viene riconosciuto a partire dalle proprie opere. Questo significa anche per noi la capacità di farci riconoscere, come cristiani, proprio dallo stile della nostra vita. Non è sufficiente dire tante cose, ma si valuta la persona alla prova dei fatti, per vedere come agisce e le intenzioni per cui compie tali azioni. La figura di Giovanni è trasparente, lineare, mira all'essenziale e sceglie la via dell'umiltà, non quella della chiacchera e quella della grandezza e del potere. Questo significa essere fedeli ai propri impegni di ogni giorno, non cambiare parere da un momento all'altro, non mirare a logiche di comando. Oggi il mondo ha bisogno di persone sante, di testimoni veri di Cristo, di profeti nel vero senso della parola. Ossia persone che parlano non a nome proprio, ma del Vangelo, vivendo ciò che dicono. Perchè in me la vera conversione avviene prima di tutto dentro il mio cuore. Giovanni diventa per noi un modello di santità vissuta nella fedeltà alla sua missione: preparare la via al Cristo che viene.
2. Oggi è anche fondamentale essere cristiani contenti, persone di gioia e di speranza, pur vivendo questo momento e in questo mondo. Nella prima lettura abbiamo ascoltato questo invito: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Dite agli smarriti di cuore: coraggio, non temete!”.
Quali prove abbiamo per non temere? Forse nessuna, eppure tantissime. Se ci guardiamo intorno ci sono sorgenti di gioia inaspettate. Forse non accadranno miracoli: incontrerai una persona, ascolterai una notizia o riceverai una mail, leggerai un libro o un biglietto di auguri, vivrai il grande mistero del Natale, incontrerai lo sguardo di una persona che ami, tuo figlio ti sorriderà... Coraggio! Cerchiamo queste sorgenti di gioia e siamo noi stessi, per gli altri, zampillanti fonti di gioia e di speranza!
Nonostante tutto una strada c'è... “e la chiameranno Via Santa” - diceva il profeta Isaia poco fa - Ed è quella indicata da Gesù: andate, udite, vedete. In questa mia vita sono io che ho la possibilità di andare, di udire e di vedere. Andare per le strade del mio quartiere, della mia città, di questo mondo. Udire parole che siano per me segno di una presenza più grande.
Non ti è mai capitato che in un giorno in cui sei a terra, incontri una persona che con due semplici battute, ti dona semplicemente un sorriso alla giornata? Eppure non ti ha risolto i problemi. Ma intuisci dentro di te - come dire? - che ti ha aiutato nel suo piccolo a rinascere! Intuisci dentro di te una piccola sorgente di gioia. Oppure una telefonata, una lettera, un messaggio...
Sono io che posso avere orecchie, occhi e soprattutto cuore per leggere i segni della sua presenza nella mia vita. Non risolveranno i miei problemi … sono solo dei segni. Ma dei segni che fanno vivere, sorgenti di gioia e di pace! Sono veri, autentici... se li so leggere ed accogliere!
Suscita in me, Spirito Santo,
la capacità di leggere i segni di un Regno
che è già qui in mezzo a noi.
Gli indizi della sua presenza ci sono. Eccome!
Signore, non andrò altrove a cercarti.
So che sei proprio Tu colui che deve venire, che è già venuto!
Hai cosparso la mia vita di ogni giorno di indizi,
di segni, di tracce della tua presenza... ti troverò!
E allora sarà Natale!