23 Domenica del Tempo Ordinario
Avete mai sentito parlare finora di correzione fraterna? Per capire quanto sia importante, urgente e disatteso il messaggio di Gesù di questa domenica, basta aprire gli occhi sulla realtà dei condominii, dei luoghi di lavoro, sui Gruppi e nelle Associazioni anche "cristiani" (?), dove, se uno sbaglia, o si creda che abbia sbagliato, l'ultimo a saperlo, da sorrisetti, allusioni, cambiamento di atteggiamenti, persino lettere anonime... è l'interessato.
Dove si pratica cioè l'esatto contrario del percorso indicato da Gesù: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo”. È la correzione fraterna: la forma più alta e più difficile di carità, perché non comporta di rinunciare a cose, ma all’orgoglio, al timore di essere respinti e umiliati, alla paura di perdere un’amicizia... Gesù ha presente questa difficoltà, infatti non indica una soluzione immediata, ma un percorso: “Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità”. Che può anche concludersi con un nulla di fatto amaro e deludente: “E se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”. Cioè non cercare di convincerlo ad ogni costo: hai fatto il tuo dovere, non sei più responsabile del suo comportamento.
Alzi la mano chi di noi si comporta normalmente così.
Diamoci da fare, però, perché le parole di Dio non sono uno scherzo: “Se io dico al malvagio: «Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te».
Riflessione Domenicale di Don Tonino Lasconi,
Parroco di Fabriano (AN)