22 Domenica del Tempo Ordinario

22DomTOAnnoA2014Con questo brano, unito a quello letto domenica scorsa, Matteo ci conduce allo spartiacque di tutto il suo Vangelo. Potremmo dire che terminano i giorni in cui Gesù insegna – anche se l’insegnamento di Gesù non termina mai e quello più grande deve ancora arrivare - sembra comunque che termini il cammino libero e felice sulle strade della Palestina e inizia il grande racconto della Passione, Morte e Risurrezione: Gesù comincia a dire che deve molto soffrire e venire ucciso.
Domenica scorsa abbiamo letto il passo in cui Pietro riconosce Gesù come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Un riconoscimento tanto profondo, specie da parte di quel semplice pescatore, da non poter essere farina del suo sacco.

“Non l’hai capito da te, gli risponde Gesù: te l’ha rivelato “il Padre mio che sta nei cieli”.
Una prova di questo viene dal passo di oggi, in cui Pietro, lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua personale idea del Cristo, il Messia annunciato dai profeti, si conformava in tutto all’opinione corrente, che ignorando certi passi dei profeti preferiva interpretarne altri come la promessa di un Dio politico-militare, un capo potente che avrebbe liberato la nazione dall’oppressione straniera - nella fattispecie, quella dei Romani - e avrebbe ridato vita all’antico glorioso regno di Davide. Così, quando “Gesù comincia a dire apertamente ai suoi discepoli che deve andare a Gerusalemme e soffrire molto” fino alla morte, per di più da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinge una tale prospettiva, esclamando: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai!”. 
A quelle parole, la reazione di Gesù è tra le più severe che gli si conoscono: lo allontana da sé, chiamandolo satana e motivo di scandalo. E ne dà la motivazione, con una frase che fissa una regola fondamentale nella vita di ogni credente: tu Pietro “non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Ecco: il credente è chi pensa secondo Dio, vale a dire si fida di Lui, gli si affida, ha fede; per questo si uniforma alla sua volontà, valuta uomini e cose col suo metro, e quand’anche il giudizio umano, la convenienza personale o l’opinione dei più contrastasse con la chiara volontà di Dio, sa bene quale sia la scelta da fare. 

Il credente “pensa secondo Dio”: cerca sempre di conoscere il pensiero di Dio, e agire come Lui vuole. Detto in altri termini, la seconda lettura di oggi riferisce una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” Rom 12,2.
Dopo il rimprovero a Pietro, Gesù allarga il discorso a tutti i discepoli. Un discorso talmente chiaro, che si tratta di meditarlo e viverlo, con gesti, azioni, scelte concrete nella vita di ogni giorno.
Ci sono tre atteggiamenti profondi:

  • "rinnegare se stesso", che significa trovare il centro della propria vita in Dio e nel suo amore e non in noi stessi;
  • "prendere la propria croce": cioè prontezza nell'affrontare le prove, nel sopportare le difficoltà e i sacrifici che si incontrano;
  • "seguire Gesù": camminare dietro a Lui, seguendo il suo esempio e il suo insegnamento. Lui non deluderà mai: ogni sacrificio, ogni croce, ogni morte per la sua grazia diventerà vita e resurrezione.

Infine c'è il richiamo alla responsabilità che abbiamo nel costruire la nostra salvezza eterna: "Che cosa serve all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?" Chi vuol tenere la propria vita per sé, nel suo egoismo, la perderà; chi impiega e offre la propria vita, il proprio amore, le proprie possibilità e capacità per il Signore e per l'amore del prossimo, la realizza veramente, la salva su questa terra e per l'eternità. Abbiamo bisogno anche noi della luce dello Spirito Santo perché ci ricordi queste cose, ci aiuti soprattutto a viverle con serenità, ma con decisione.

Due giochi di parole
1. Cambiamo la parola Croce con la parola Amore.
2. Cambiamo la parola sopportare con la parola prendere.

Che cos’è la Croce, se non l’affermazione alta che Dio ama tutti, e me fra questi, più della propria vita? La Croce è il luogo profondo dove Dio diviene l’amante. È il segnale massimo lanciato da Dio all’uomo, il punto ultimo in cui tutto si incrocia: le vie del cielo, della terra e del cuore. E la croce che il discepolo deve prendere? Per capire che cosa intenda Gesù forse basta sostituire la parola «croce» con la parola «amore»: «Se qualcuno vuol venire con me, prenda su di sé tutto l’amore di cui è capace.
La croce del discepolo, la croce delle fatiche o delle malattie non è una croce da sopportare. La croce vera, dice Gesù, è da «prendere», non da sopportare. «Scegli per te la croce dell’amore. Non amare è solo un lento morire. Ricordati che il vero dramma dell’uomo non è perdere la vita, ma non incontrare nessuno che valga più della propria vita, non avere nessuno per cui valga la pena dare la vita».
Tutti, io per primo, abbiamo paura del dolore, del sacrificio fino al dono di sé; ci sia concesso però di non aver paura di amare. Come fa Dio, il grande seduttore. Non guardare il dolore, guarda l’amore.

Tra i nomi di Dio Geremia introduce quello di seduttore: "Mi hai sedotto Signore e io mi sono lasciato sedurre". In Dio c’è desiderio, c’è cuore di passione, di bellezza, di bontà. Un Dio innamorato. È impossibile resistergli, resistere alla passione di Dio per me.
Eppure Geremia si sente solo e incompreso e protesta la sua amarezza. Pietro è deluso nel suo entusiasmo, incompreso nel suo realismo. Dio che seduce e delude? Che conquista e poi lascia smarriti? Lui ti chiama a pensare con i suoi pensieri, a seguire i suoi passi, ad avere i suoi sentimenti, ti allontana dal vecchio cuore. E se all’orizzonte si staglia una croce, Pietro non ci sta, e io con lui, e mi sento un po’ tradito. Allora ci soccorre Geremia: "Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, mi sforzavo ma non potevo contenerlo".
Senza questo fuoco, la passione di Dio per me, io sarei niente. Guadagnerei il mondo ma perderei la mia anima, perderei me stesso.

Stampa Email

Autobus ATV

Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi