Solennità del Corpus Domini

Corpus-Domini2014Pochi ingredienti: farina, acqua, lievito, sale. E l'arte di impastare, di attendere, poi di cuocere… 
Giovanni, scrivendo il suo Vangelo, ha dalla sua un ingrediente in più nello stendere il racconto su Gesù. Da piccolo impara ad osservare sua madre mentre impasta: per fare un buon pane non ci vogliono ingredienti strani. Pochi, ma ben impastati. 
In Giovanni ritornano sempre gli stessi ingredienti, parole e verbi ripetuti e stra ripetuti: vedere, credere, amare, rimanere, cercare, conoscere, vita, luce, segno, pastore, pane, carne… 
Così Giovanni impasta alcuni semplici ingredienti di qualità e ci sforna delle pagine incredibilmente gustose.


Il capitolo 6 è un'intera catechesi sull'Eucaristia ed è per questo che la liturgia ce lo propone oggi nella festa del Corpus Domini.


È noto che nel Vangelo di Giovanni manca il racconto dell'istituzione dell'Eucarestia, che è invece presente, e molto dettagliato, negli altri 3 Vangeli. Si pensa che, visto che il quarto Vangelo vede la luce 20-30 anni dopo gli altri, il redattore ha dato per conosciuto il racconto dell'Ultima Cena e ha preferito sostituirlo con due episodi non meno significativi: la lavanda dei piedi - cap.13 - che mostra lo stile del servizio insito nell'Eucarestia e il fondamentale cap. 6, che contiene l'episodio della moltiplicazione dei pani e soprattutto il lungo e complesso discorso eucaristico che lo segue. Questo cap. 6 è il più ampio discorso sull'Eucarestia che troviamo nel Nuovo Testamento, una sorta di "trattato eucaristico". Sappiamo che Giovanni privilegia pochi miracoli, descritti con funzione di "segno"; tale è anche quello, strabiliante, della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La cosa è portentosa e viene subito interpretata dalla gente come segno di potenza; ma non era questo il significato del segno; è Gesù stesso che lo spiega nel lungo "discorso di rivelazione" che segue e che è costituito da due grandi parti: nella prima Egli allude al mistero della sua persona, di cui il pane è segno; nella seconda, da cui è tratto il pezzo di oggi, il Signore parla esplicitamente di "mangiare il corpo e il sangue".
Le parole di Gesù suscitano un'aspra discussione tra i Giudei:
"Come può costui darci la sua carne da mangiare?".
E Gesù di rincalzo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna… rimane in me… vivrà per me… vivrà in eterno".
Il linguaggio di Gesù è duro: mangiare la carne, bere il sangue… Viene da chiedersi se il Messia non potesse usare espressioni più attenuate, più soft! E invece varie ragioni ci fanno capire l'importanza di tali espressioni.
Anzitutto è evidente il riferimento al sacramento dell'Eucarestia, la cui celebrazione veniva compiuta ormai da vari decenni dalle prime comunità cristiane. È chiara la corrispondenza tra "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna" v.54 e la formula dell'istituzione dell'Eucarestia sia nella versione più antica di Paolo: "Questo è il mio corpo per voi" 1Cor 11,23 che in quella di Luca: "Questo è il mio corpo dato per voi" Lc 22,19. 
Poi è fondamentale la presenza del termine "carne" - in greco sarx - è lo stesso termine usato nel Prologo di Giovanni che proclamiamo a Natale: "E il Verbo si fece carne" Gv 1,14 cui evidentemente siamo rimandati. È infatti richiamato qui il grande mistero dell'Incarnazione su cui tanto insiste il quarto Vangelo.
Ed ecco la reazione: “Come può costui darci da mangiare?” lo riprendono i Giudei… e sembrano andare su tutte le furie! Loro che hanno fondato tutta la loro autorità e il loro potere religioso sulla separazione tra Dio e uomo, tra sacro e profano, tra cielo e terra… questa storia di Gesù pane vivo disceso dal cielo per impastarsi definitivamente con la terra non gli va proprio giù! Ed ora questo Rabbi sconosciuto viene a dirci che il pane della vita discende dal cielo ed è la vita dell’uomo? Il Dio onnipotente si fa carne per l'uomo: si fa masticare, diventa cibo perché l'uomo viva. 
Pane e vino sono così: entrano dentro noi per diventare nostro nutrimento, spariscono dentro noi. Questo Dio che si svuota per riempire noi, non è eccezionale?

Soffermiamoci per un attimo sui termini carne e sangue.
"Sarx", che corrisponde all'ebraico "basar": è un vocabolo semitico che indica non tanto la carne in senso materiale, come la intendiamo noi, ma l'umanità, la persona; nel linguaggio biblico l'espressione "carne e sangue" designa la persona umana nella sua realtà storica, cioè l'uomo nella sua manifestazione concreta. Quindi l'espressione "mangiare la carne" indica l'entrare in comunione totale con il Salvatore; "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" dice ancora Gesù al v. 56; e d'altra parte la realtà dell'Eucarestia sta nel mangiare fisicamente quel pane, che il più grande miracolo di Gesù trasforma nel suo Corpo.
Anche l'insistenza sul "Sangue" è importante. Nell’AT il sangue dei sacrifici di animali offerti veniva usato quale suggello di alleanza - come si vede nel Libro dell’Esodo - dove Mosè, aspergendo il popolo con il sangue, dice: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!" Es 24,8. 
Nelle formule eucaristiche ritroviamo proprio questo riferimento all'alleanza: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" Lc 22,19 e anche nella frase di Giovanni: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" Gv 6,56 riecheggia una formula di alleanza dell’AT: "Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio" Ger 30,22.

"L'uomo è un essere che si abitua alle cose straordinarie. L'uomo si abitua; anche a riguardo di realtà che eccedono la sua capacità di comprensione, egli le considera spesso normali, senza più attribuire la ricchezza di significato interiore loro proprio. Così avviene sovente a noi per il Sacramento dell’Eucaristia". Paolo VI, Omelia per la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, 12 giugno 1977. Che siano ancora attuali queste parole di Paolo VI pronunciate più di 30 anni fa?

La meraviglia è la prima forma di accoglienza del mistero… Prima ancora di capire cosa significa, come opera, perché Gesù l'ha istituita, cosa produce l'Eucaristia… prima di viverla in tutte le sue implicazioni, bisogna ogni volta sorprendersi! Bisogna meravigliarsi di ricevere la persona stessa di Cristo, il suo Corpo e il suo Sangue. Bisogna meravigliarsi di celebrare il memoriale, cioè di essere contemporanei di quegli eventi!
Questa meraviglia, questo sorprendersi è il senso e il legame delle letture di oggi e della bellissima sequenza - Lauda Sion - scritta da San Tommaso d'Aquino. Noi oggi forse crediamo senza tanti problemi a Gesù presente nell'Eucaristia ma forse non siamo più capaci di meravigliarci come invece vediamo fare ai bambini che ricevono per la prima volta la Comunione. Ci siamo talmente "abituati" alle cose grandi, che esse ci dicono poco e, forse anche per questo motivo, non incidono in modo rilevante nella nostra vita.
Ecco il senso di questa Festa del Corpus Domini, ma anche di ogni Eucaristia: inginocchiarci qui, davanti al nostro Dio, il Dio della mia vita e della mia storia, pregarlo con il cuore, lodarlo, ringraziarlo per tutto quello che mi dona ogni giorno. Proviamo a sentire risuonare in noi una testimonianza forte e profonda, di persone come noi, che sono vissute intorno al quarto secolo dopo Cristo:i martiri della città di Abitene. Davanti al procuratore romano che li interroga sul perché avessero disubbidito al suo ordine di non celebrare la Messa la Domenica, loro rispondono con forza e con coraggio: "Noi non possiamo vivere senza celebrare il Giorno del Signore. Noi non possiamo vivere senza l'Eucaristia... perchè l'Eucaristia è la nostra vita!".

Stampa Email

Autobus ATV

Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi