Solennità dell'Ascensione

Ascensione1Oggi partiamo dalla fine 
Perché tutto ha inizio dalla fine, dall'epilogo che epilogo non è. La storia non termina lì, perché proprio lì dove ti aspetteresti i titoli di coda come in un film, inizia un mondo nuovo, una vita nuova. Noi festeggiamo l'Ascensione di Gesù al cielo, eppure anche il fatto che Lui rimane qui. Alla fine della storia che ci è stata raccontata, l'autore non pensa alla fine di tutto. Della serie: Che tristezza, il Maestro se ne va. No, Matteo ha il fuoco del risorto dentro: non ricordate che lui è sempre con noi?


Così è iniziata l'avventura di questa Chiesa duemila anni fa. È una fine che è un inizio, appunto. Ci viene raccontata l'esperienza dei discepoli che, mentre Gesù sale al cielo, se ne stanno con il naso all'insù. Appaiono allora due uomini con le bianche vesti che dicono: "Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo?". 


"Io sono con voi". Era iniziato così il Vangelo, ricordate? Con l'annuncio della nascita di un bimbo a Maria: a lui sarebbe stato dato il nome Emmanuele, che significa Dio-con-noi. 
Ne sono passati di giorni da quell'annuncio, ed ecco che Matteo ci riconsegna il volto di un Dio che è con noi. Inizia una storia nuova. Inizia un mondo nuovo, perché quegli uomini sono nuovi. Non hanno più paura, non vogliono più tacere. Gesù è con noi, con te, con me. Cosa dobbiamo temere? Oseremo anche noi scendere nelle piazze ed annunciare che Cristo è risorto?
Tutto inizia dalla Galilea. Lì Gesù aveva inizito il suo ministero e da lì, dalla Galilea, parte la missione di questi uomini sconosciuti. Da un monte. E mentre salgono cominciano a ricordare, le parole affiorano nuovamente quando si fermano e riconoscono Gesù risorto. Si prostrano. Lo adorano. Si prostrano... però dubitano... Continuano ad avere dei dubbi. Anzi la traduzione più corretta sembra essere: “proprio mentre i discepoli si prostrano, hanno dei dubbi”. Nell'atto di massima adorazione, i discepoli sperimentano la fatica di essere cristiani.
Quante volte succede anche a me: sarà veramente Lui il Figlio di Dio? Come faremo ora senza di Lui? Perché ci lascia qui soli e quale può essere oggi il nostro destino? Sì, perché la fede va a braccetto con i dubbi. La fede si sposa con le domande, s'interroga sempre, dall'alba al tramonto. Non abbiamo paura dei dubbi. Solo l'indifferenza ci dovrebbe spaventare.
E Gesù? Si avvicina, si avvicina ai miei dubbi e mi dice: “Andate" Perché io mi fido di voi! 
Andate, perché credere in me significa muoversi. Andate e fate discepoli tutti i popoli della terra battenzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Sapete cosa significa la parola “Battezzare”? Significa “immergere”. Andate ed immergete ogni uomo in Dio. Immergetelo nella novità che avete conosciuto ed incontrato, immergete ogni uomo nell'oceano di Amore dal quale siete stati voi inondati per primi. Andate: Io sono con voi. Vi manderò lo Spirito Santo che vi darà forza.

Dalla festa di oggi ricaviamo allora alcuni spunti di riflessione:
1) I discepoli adorano e hanno dei dubbi. È in fondo la situazione della Chiesa di sempre. Quante domande ci poniamo noi oggi. Perchè il dolore, la sofferenza, la morte? Perché il lavoro non va nel senso giusto, perché quel problema famigliare, quella fatica a rapportarmi con quella persona, perché anche gli uomini di Chiesa sono deboli e fragili… e poi sembra che il Signore sia distante da noi. 
Mentre adoriamo, abbiamo dei dubbi, ma anche questo è positivo. Comprendiamo che essere cristiani è porsi in discussione, non pensando mai alla fede come qualcosa di scontato. 

2) Nonostante i nostri dubbi, Gesù ci rende suoi discepoli. 
Siamo invitati a testimoniare il Vangelo che abbiamo ricevuto ai fratelli che incontriamo sulla nostra strada, in primo luogo con la nostra vita. Il nostro stile di vita non può non contagiare altre persone. 

3) Il Signore in questo cammino non ci abbandona mai. Gesù ci accompagna con la sua Chiesa e accompagna ciascuno di noi nel proprio cammino. Tutto ciò che noi compiamo è un qualcosa che rimane per sempre, è un pezzo di storia che doniamo a chi viene dopo di noi.

È il nostro tempo, è giunto il momento di dire il nostro "sì" al progetto di Dio.
È terminato il tempo di Gesù sulla terra: è iniziato il tempo della Chiesa, quel tempo in cui, forti dello Spirito Santo, abbassato lo sguardo verso la quotidiana realtà di questo mondo, ci rimbocchiamo le maniche e costruiamo quel pezzo del Regno di Dio che ci è stato affidato. Bisogna tornare alle origini della nostra fede, al momento in cui Gesù ha posto lo sguardo su di noi e ci ha conquistato, e noi lo abbiamo seguito.

È Lui la forza!
È Lui la strategia vincente!
Non ce ne sono altre!

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