Preghiera e Liturgia

4 Domenica di Quaresima 2019 "Laetare"

RosaOroLa Rosa d'Oro.
«Laetare Jerusalem - Rallegrati Gerusalemme» cfr. Is 10.
 
«Lætare Jerusalem: et conventum facite omnes qui diligitis eam:
gaudete cum lætitia, qui in tristitia fuistis:
ut exsultetis, et satiemini ab uberibus consolationis vestræ».
  
«Rallégrati, Gerusalemme, 
e voi tutti che l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza
saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione».

L'espressione «Domenica Laetare» indica, nel calendario liturgico della Chiesa Cattolica e in quelli di molte altre chiese di tradizione latina, come la Chiesa Anglicana e altre chiese minori, la quarta Domenica di Quaresima. L'espressione deriva dall'antifona di ingresso che il Messale riporta nella Messa di questo giorno:
«Lætare Jerusalem: et conventum facite omnes qui diligitis eam: gaudete cum lætitia, qui in tristitia fuistis: ut exsultetis, et satiemini ab uberibus consolationis vestræ». «Rallégrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione».
Oggi, secondo le regole dei colori liturgici, nella Chiesa Cattolica, nella Chiesa Anglicana, e in molte altre chiese minori, è possibile, invece del viola, normalmente utilizzato durante la Quaresima, indossare il colore rosa o rosaceo nei paramenti liturgici, possibile solo in questo giorno e nella Domenica Gaudete in Avvento. Inoltre, almeno nel Rito romano della Chiesa Cattolica, è possibile ornare l'altare di fiori e usare l'organo anche quando non serve per sostenere il canto. Con questi segni di gioia nella Liturgia, la Chiesa vuole rallegrarsi per l’impegno e la fede dei suoi figli, che hanno già percorso metà del tempo di Quaresima e vuole rafforzare il loro ardore fino alla Pasqua. Prima della riforma liturgica del 1969, e anche oggi nella forma straordinaria del rito romano, la domenica Laetare vedeva per quel giorno un ritorno all'uso della dalmatica da parte del diacono e della tunicella da parte del suddiacono.
 
Nel X secolo entra nella Liturgia la singolare cerimonia della benedizione della «Rosa d'Oro».
Le notizie le conosciamo da uno studioso del XIII secolo, che copia un manoscritto del Monastero di Santa Croce in Gerusalemme, con una omelia di Onorio III in occasione della Domenica Laetare del 1217, dove si attribuisce questo rito a Gregorio Magno, morto nell’anno 604. Il rito però divenne comune solo più tardi con Papa Leone IX 1049-1054, che chiede ai monasteri da lui fondati in Alsazia di far arrivare ogni anno a Roma una rosa d’oro già fusa o il quantitativo d'oro sufficiente a confezionarla. La rosa doveva giungere in città in tempo per la statio quaresimale della Domenica Laetare.
A partire dal XVI secolo, l'uso di offrire la Rosa d'Oro andò sempre più diffondendosi, tanto che, accanto ad illustri personaggi, distintisi per importanti servizi resi alla Chiesa e alla società, la ricevettero, in segno di speciale devozione, anche Chiese insigni.
 
Tale rito fu probabilmente ripreso dai Bizantini che nella Terza Domenica di Quaresima celebravano una festa in onore del Santo Legno della Croce, al quale rendevano omaggio con fiori. È anche probabile che la cerimonia derivi da un'usanza popolare con cui Roma, nel X secolo celebrava la vittoria della primavera sull’inverno. In queste feste si adornavano di fiori persone, case e vie.
 
La Rosa d'Oro veniva benedetta, durante la statio della domenica di Quaresima che si teneva nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove si conserva un grande frammento della vera Croce. La Rosa d’Oro era profumata di musco, in memoria della Passione e della Resurrezione del Signore, volendo così ricordare l’omaggio fatto a lui da Maria nella cena di Betania Gv 12,3. Mentre si cantava «Laetare Hierusalem», il Papa portava nella mano sinistra, dopo averla benedetta, la Rosa d'Oro, profumata di musco che poi deponeva su un piccolo altare, appositamente preparato nella Sala dei Paramenti con due candelieri accesi. Il Papa, dopo aver indossato il camice, la stola rosa, il piviale e la mitria, inziava il rito con queste parole: «Audiutorium nostrum in nomine Domini – Il nostro aiuto è nel nome del Signore» -, si accostava all'altare, dove era collocata la rosa, e pronunciava la preghiera di benedizione. Al termine della preghiera, un chierico sorreggeva la rosa davanti al Pontefice, che la ungeva con un balsamo e metteva parte dell'unguento, misto a muschio tritato, nel bocciolo più grande. Il Papa aspergeva la rosa con l'acqua benedetta e la incensava. Dopo questa benedizione si recava in cappella per la Santa Messa con la rosa nella mano sinistra e la destra benedicente. Al termine della Messa, il Pontefice riprendeva la rosa e ritornava nella Sala dei Paramenti, dove era ammesso il personaggio a cui la rosa era destinata. Questi genuflesso ai piedi del Pontefice riceveva il dono con queste parole: «Ricevi dalle nostre mani, quale immeritato vicario di Cristo in terra, la rosa, con la quale è reso manifesto il gaudio delle due Gerusalemme, della Chiesa trionfante come di quella militante, e per la quale a tutti i fedeli di Cristo è significato Egli stesso, il fiore più splendente, che è la gioia e la corona di tutti i Santi: accettala, Tu, o dilettissimo figlio, che in terra sei nobile, potente e ricco di virtù, affinché, come la rosa piantata lungo copiosi corsi d’acqua, così tutte le tue virtù siano in Cristo Signore nobilitate. A te, dalla sua infinita clemenza, si degni di concedere tale grazia, Colui che è uno e trino nei secoli dei secoli. Amen. Nel nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
 
La consegna della rosa era accompagnata sempre da una Lettera Apostolica che ne illustrava il significato e il valore. La benedizione della Rosa d’Oro era riservata sempre e solo al Papa. Al termine della Messa, il Pontefice la riprendeva e la donava al Prefetto di Roma, che aveva partecipato al rito a nome della città o ad un principe, se presente al rito. Ancora con Paolo VI si conservava questo uso.
 
Dalla celebrazione della Rosa d’Oro potrebbero essere sorti i colori liturgici di questa domenica che esprime la grande gioia nella dimensione liturgica.

Sia lodato Gesù Cristo.

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