Et dimette nobis debita nostra...
«Et dimitte nobis debita nostra...» Marzo 2019.
«Rimetti a noi i nostri debiti...» Mt 6,12.
La congiunzione «e – kài» unisce strettamente la richiesta del perdono a quella del pane. Il perdono è indispensabile alla vita dei discepoli di Cristo, come lo è il pane per l’esistenza terrena; infatti la Chiesa senza perdono donato dal Padre e da lei accolto e vissuto, risulta infedele. Padre, siamo tue creature, Tu ci hai donato la vita. Siamo peccatori che non rendono a te quello che è tuo, esercitiamo una giustizia che non supera quella degli scribi e dei farisei, siamo tralci che non portano frutto, debitori di centomila talenti, uomini che vogliono essere i primi, cristiani che non vivono l’amore e il perdono nelle loro comunità di fratelli nella fede. Il perdono che tu ci doni è Gesù.
«Rimetti a noi i nostri debiti...» Mt 6,12.
La congiunzione «e – kài» unisce strettamente la richiesta del perdono a quella del pane. Il perdono è indispensabile alla vita dei discepoli di Cristo, come lo è il pane per l’esistenza terrena; infatti la Chiesa senza perdono donato dal Padre e da lei accolto e vissuto, risulta infedele. Padre, siamo tue creature, Tu ci hai donato la vita. Siamo peccatori che non rendono a te quello che è tuo, esercitiamo una giustizia che non supera quella degli scribi e dei farisei, siamo tralci che non portano frutto, debitori di centomila talenti, uomini che vogliono essere i primi, cristiani che non vivono l’amore e il perdono nelle loro comunità di fratelli nella fede. Il perdono che tu ci doni è Gesù.
Egli non è giudice, ma salvatore Gv 3,17-18; 12,47; egli ti rivela come Padre, la sua gioia sta nel perdonare e il suo desiderio è che nessuno si perda; egli nella sua esistenza su questa terra ha esercitato il perdono e ha versato liberamente la propria vita in obbedienza a te, Padre, a favore di ogni uomo. Perciò, Padre, non stancarti di perdonarci, di incontrare noi, figli di Adamo, solo con la misericordia possiamo essere incontrati da te, «che sei Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» 2Cor 1,3 e che ci perdoni facendo sorgere e valorizzando la nostra libertà che si pente, che confessa, che ritorna. Noi crediamo che il tuo è un perdono che ci redime, che ci crea di nuovo, che è del tutto incondizionato e gratuito. Crediamo che perdonare è il tuo... lavoro, e che Tu festeggi la nostra conversione Lc 15,5-7.9-10.22-24.32, ci vedi, ti commuovi, ci corri incontro, ci abbracci e ci baci Lc 15,20b. Donaci di far memoria del tuo perdono nel Sacramento della Pasqua del tuo Figlio e nel Sacramento della Penitenza, in cui ci lasciamo riconciliare con te 2 Cor 5,20. Il tuo perdono sia vissuto da noi non quale prodotto delle nostre buone azioni, «gesto di eroi che stanno e cadono unicamente per i propri atti» Kierkegaard, bensì come miracolo, come nuova creazione che soltanto Tu puoi realizzare, perché chi può rimettere i peccati se non Dio solo? Lc 5, 21; Mc 2,7.
Noi abbiamo assolutamente bisogno di ricevere tale perdono nel giorno del tuo giudizio. Ma già fin d’ora non possiamo farne a meno. Noi siamo già perdonati, è vero, ma non siamo certi della nostra salvezza totale e definitiva. Seguendo l’uomo vecchio ci troviamo a fare il male che non vogliamo, e questo ci permette di non dimenticare che soltanto nella speranza siamo stati salvati Rom 8,24. Lasciandoci perdonare da Te, possiamo dire con commossa gratitudine di aver conosciuto e creduto all’amore che tu hai per noi 1Gv 4,16. Il tuo perdono, Padre, ci è necessario più del pane quotidiano.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Alla lettera: «Come anche noi rimettemmo», ma sembra che l’aoristo greco intenda tradurre il «perfectum praesens» aramaico, di cui pertanto assume il significato di tempo presente; quindi «rimettiamo ai debitori di noi». È l’unico verbo all’indicativo: viene in mente la fermata cui è indotto ogni discepolo mentre sta per presentare la propria offerta all’altare, si ricorda che suo fratello ha qualche cosa contro di lui Mt 5,23-24. Dunque, il perdono che Dio ci dà è condizionato dal perdono che noi diamo a chi ci ha fatto del male? La risposta è decisamente no! Infatti, il nostro perdonare l’altro non può essere né creatore né redentore; non può risultare gratuito e incondizionato in modo assoluto; la sua possibilità dipende dal precedente perdono di Dio nei nostri confronti, quindi è perdonante solo in quanto è perdonato. Il nostro perdono non è né causa, né condizione del perdono divino, bensì condizione della sua efficacia: non perdonando, ci rendiamo incapaci di accogliere il perdono del Padre, lo rifiutiamo.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2840 afferma: «Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all’amore misericordioso del Padre».
Il Santo Padre Benedetto XVI scrive: «Il perdono [datoci da Dio] può penetrare, può diventare efficace solo in colui che, da parte sua, perdona».
- Il perdono è in funzione della carità 1Cor 13,: perdoniamo per amare veramente e fino in fondo…come Gesù ha perdonato a chi lo ha messo in croce.
- Il perdono obbedisce al principio della «verità nella carità» Ef 4,15, nel senso che mai può giustificare il male.
- Il perdono produce la correzione fraterna Gal 6, 1-5.
Chi è perdonata è la persona. Dio perdona «noi», non «a noi». In concreto: no al male, sì a chi l’ha compiuto. Si potrebbe dire, con un gioco di parole latino, che il rapporto tra il nostro perdono e quello del Padre non è un «do ut des»: io perdono il fratello, affinché tu Padre perdoni me; ma il diametralmente opposto, un «da ut deum»: tu, Padre, perdona me, affinché io perdoni i fratelli. Il perdono al fratello non è la ragione del perdono di Dio, però è il luogo della sua verità. Dunque, Padre, continua a perdonarci: solo così avremo la forza di perdonare chi ci ha fatto del male. Il tuo perdono da noi accolto diviene perdono a chi ci è debitore.
* La richiesta di perdono rivolta al Padre è per tutti. «Con questa preghiera, noi riconosciamo e confessiamo la nostra colpevolezza, implorando la necessaria clemenza. […] Notiamo anche che il Padre nostro non dice: “rimetti a me”, ma “a noi”. Ciò è dettato da quella legge di carità che vincola dinanzi a Dio e fra loro tutti gli uomini; legge di carità che deve farci sentire così viva la salvezza del prossimo da pregare per i nostri fratelli come per noi stessi. Così ci ha insegnato Gesù e così gli Apostoli hanno insegnato alla Chiesa, che ha sempre custodito con zelo questa tradizione» Catechismo Romano.
* Siamo uomini a cui sono stati condonati i 10.000 talenti e per i quali ora non può più significare nulla il condonare agli altri i 100 denari Mt 18, 23-34. La nostra capacità, e quindi anche il nostro dovere del perdono, nasce dal perdono che noi stessi abbiamo ottenuto. Ma la richiesta del perdono è consigliata a discepoli a cui è già stato perdonato e che perciò possono dichiarare la loro disponibilità al perdono. La parabola del grande e del piccolo debitore ci insegna quanto il perdono ottenuto renda capaci di grande amore, e la narrazione della peccatrice che usa l’unguento per Gesù ci illustra questa verità Lc 7,36-47. La grande disponibilità del capo dei pubblicani Zaccheo, che aveva sentito della grande bontà di Gesù Lc 19,1-10, ci insegna la stessa cosa. A colui che ha trovato il tesoro, la perla preziosa, è venuta la grande gioia che può «dare tutto» Mt 13,44ss. Soltanto chi si sente lui stesso assolto dalla colpa, può capire la grande gioia che Dio prova per la conversione dei peccatori, può capire perché Gesù accoglie i peccatori, può rallegrarsi di cuore con lui Lc 7,36-47. La grazia di Dio resta sempre la prima cosa, e l’anima di ogni nostro atto di perdono. Dunque, solo perché noi stessi abbiamo già ricevuto il perdono di Dio, possiamo osare la dichiarazione: «come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Poiché siamo già stati perdonati noi, possiamo perdonare agli altri. La richiesta di perdono del Padre nostro, dunque, non va soltanto recitata, ma deve essere attuata ogni giorno.
Alcune testimonianze di perdono.
Signore, quando guarderai coloro che ci hanno imprigionati e che ci hanno consegnati alla tortura; quando peserai le azioni dei nostri carcerieri e le pesanti condanne dei nostri giudici; quando giudicherai la vita di quelli che ci hanno umiliati e la coscienza di quelli che ci hanno respinti dimentica, Signore, il male che hanno commesso. Ricorda, invece, che fu per questo sacrificio che ci siamo avvicinati al tuo Figlio crocifisso: con le torture, abbiamo accolto le sue piaghe; con le inferriate, la sua libertà di spirito; con le pene, la speranza del suo regno; con le umiliazioni, la gioia dei suoi figli. Ricorda, Signore, che da questa sofferenza è nato in noi, come seme schiacciato che germina, il frutto della giustizia e della pace, il fiore della luce e dell’amore. Ma ricorda, soprattutto, Signore, che mai vorremo essere come loro, né fare al prossimo ciò che han fatto a noi. Fr.Fernando, Fr. Ivo, Fr. Betto. Brano tratto dal libro “Battesimo di Sangue” che narra la tortura e la morte di alcuni Padri Domenicani durante la repressione in Brasile.
Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulla nostra bocca ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri. Giovanni Bachelet, 25 anni, figlio di Vittorio Bachelet, assasinato a Roma dalle Brigate Rosse.
Perdonare mio padre? Come fare? Aveva ucciso mamma sotto i miei occhi. In tribunale ho detto tutto: prese l’ergastolo. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori… Ci misi tre anni a pregare così: non mi riusciva di dire il Padre nostro neanche con il pensiero: non ce la facevo! Fu in montagna che, piangendo, pregai con un prete il Padre nostro… Quando papà ricevette la lettera in cui lo perdonavo, mi rispose: Volevo togliermi la vita, ma non potevo morire senza il tuo perdono. Ora che me lo hai dato, io voglio vivere, perché è bello sentirsi perdonati dal proprio figlio. Marco, anni 15.
Signore, quando guarderai coloro che ci hanno imprigionati e che ci hanno consegnati alla tortura; quando peserai le azioni dei nostri carcerieri e le pesanti condanne dei nostri giudici; quando giudicherai la vita di quelli che ci hanno umiliati e la coscienza di quelli che ci hanno respinti dimentica, Signore, il male che hanno commesso. Ricorda, invece, che fu per questo sacrificio che ci siamo avvicinati al tuo Figlio crocifisso: con le torture, abbiamo accolto le sue piaghe; con le inferriate, la sua libertà di spirito; con le pene, la speranza del suo regno; con le umiliazioni, la gioia dei suoi figli. Ricorda, Signore, che da questa sofferenza è nato in noi, come seme schiacciato che germina, il frutto della giustizia e della pace, il fiore della luce e dell’amore. Ma ricorda, soprattutto, Signore, che mai vorremo essere come loro, né fare al prossimo ciò che han fatto a noi. Fr.Fernando, Fr. Ivo, Fr. Betto. Brano tratto dal libro “Battesimo di Sangue” che narra la tortura e la morte di alcuni Padri Domenicani durante la repressione in Brasile.
Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulla nostra bocca ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri. Giovanni Bachelet, 25 anni, figlio di Vittorio Bachelet, assasinato a Roma dalle Brigate Rosse.
Perdonare mio padre? Come fare? Aveva ucciso mamma sotto i miei occhi. In tribunale ho detto tutto: prese l’ergastolo. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori… Ci misi tre anni a pregare così: non mi riusciva di dire il Padre nostro neanche con il pensiero: non ce la facevo! Fu in montagna che, piangendo, pregai con un prete il Padre nostro… Quando papà ricevette la lettera in cui lo perdonavo, mi rispose: Volevo togliermi la vita, ma non potevo morire senza il tuo perdono. Ora che me lo hai dato, io voglio vivere, perché è bello sentirsi perdonati dal proprio figlio. Marco, anni 15.
Sia lodato Gesù Cristo.