Preghiera e Liturgia

Panem nostrum cotidianum

5Daccioggiilnostropanequotidiano«Panem nostrum cotidianum da nobis hodie» Febbraio 2019.
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano» Mt 6,11.

«Quando chiediamo il pane quotidiano, chiediamo tutto quanto in questa vita ci è necessario per il corpo. Ma Gesù ha detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” Mt 6,35. Per pane quotidiano s’intende bene anche quest’altra cosa: la tua Eucarestia, che è pane quotidiano. I fedeli sanno molto bene questo, e fanno bene a riceverlo perché, in questa vita, esso è necessario ogni giorno. Pregano, per il loro bene, per essere buoni e perseverare nella bontà, nella fede e nella vita cristiana. Questo essi desiderano, per questo pregano: se infatti non persevereranno nella vita cristiana, saranno separati da quel pane. Allora, che significa: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano?”. Vivere in modo da non doversi mai separare dall’altare di Dio. Pane quotidiano è anche la Parola, che ogni giorno vi viene offerta e spezzata. Chiedendo il pane quotidiano, intendiamo chiedere anche questo pane: in una parola, tutto quanto è necessario al nostro corpo e al nostro spirito» S. Agostino.

La seconda parte del Padre Nostro porta l’attenzione a «noi». Nella prima parte ci siamo messi in sintonia con i desideri del Padre… ora possiamo guardare con occhi liberi alla nostra vita e riconoscere ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Sono cose essenziali, ma molto significative: pane, perdono, perseveranza... Da qui in avanti cambia il registro della preghiera. Alcune strutture grammaticali: ripetizione della congiunzione «e» che lega le richieste; insistenza sul pronome «noi»; il complemento oggetto «pane» precede il predicato verbale «dà»: alla lettera: «il pane di noi, quello quotidiano, da’ a noi oggi». Inoltre, le quattro richieste per le nostre umane necessità sono formulate in forma comunitaria: è la Chiesa che manifesta al Padre i propri bisogni e domanda con fiducia di essere esaudita. La presente domanda è la quarta delle sette invocazioni, dunque letterariamente è al centro. La difficoltà di questa frase è costituita dall’oggettivo greco «epiùsion», che è assolutamente unico: in questo caso significa: sopra-sostanziale, essenziale, indispensabile, quindi quotidiano. Altro significato potrebbe essere: per il domani, per il futuro. San Gerolamo attesta che un apocrifo semita – Il vangelo degli Ebrei – traduce l’oggettivo con il termine ebraico machar che significa: domani, futuro, lo interpreta come: (pane) per il domani, per il futuro; dunque con gli stessi risultati della traduzione che precede. Altri ancora, in mancanza di elementi certi, preferiscono desumere il significato dal contesto dell’intero Vangelo.
 
Ecco allora una breve sintesi di significati:
- Padre, dacci oggi quanto è necessario, indispensabile per vivere: precisamente il nostro pane, cioè quello che ci occorre ogni giorno cfr. Mt 6, 25-26: «Non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?» cfr. Es 16, 4; Prov 30, 8; Sal 146,7; Gen 28,20; 2Cor 9,10. L’essere discepoli di Gesù non ci toglie i bisogni concreti.
- Padre, dacci Gesù, la sua persona. È Lui ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Egli stesso si è presentato come «pane che discende dal cielo e dà la vita al mondo» Gv 6,33. Lui è indispensabile alla nostra sopravvivenza di discepoli.
- Padre, dacci quel pane che è la tua Parola, giacché «non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» Mt 4, 4; cfr. Dt 8, 3; Lc 4, 4; Am 8,11.
- Padre, dacci l’Eucaristia Gv 6,48-51.58: «Spezzavano il pane ogni giorno» At 2, 46-47; 1Cor 11,23.26.27.28. È il pane sopra-sostanziale, l’alimento di chi, è in pellegrinaggio verso il Regno.
- Padre, dacci il pane per il domani, cioè il Paradiso. Donaci di pregustare oggi, il pane della gloria.: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio» Lc 14, 15; cfr. 22, 30.
Ora – in linea di principio – tutte queste interpretazioni sono possibili e anche suggestive. Ma la più attendibile resta ancora la più immediata: ciò che chiediamo ogni giorno è quel sostentamento necessario da cui dipende la nostra sopravvivenza: «Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo» 1Tim 6,8. Vari elementi rendono, verosimile tale interpretazione. Il pane era il nutrimento principale dei Palestinesi ai tempi di Gesù. Il pronome «noi» («il pane di noi»; in italiano viene tradotto con l’aggettivo «nostro») designa il pane che ci appartiene, perché l’abbiamo guadagnato con il duro lavoro: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane» Gen 3,19 e che comunque ci è indispensabile, qui e adesso, per vivere. In tal senso l’aggettivo «quotidiano» è sinonimo di «necessario»: il pane di questo giorno – di ogni giorno è quello necessario. L’avverbio «sèmeron» = oggi rimarca l’urgenza di avere questo pane, per non patire la fame e mettere in forse la nostra vita. Non è il pane per domani, ma per oggi. La frase «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta» Mt 7, 33 esprime la consapevolezza che ogni discepolo di Gesù sente il Regno vicino. Poiché il Regno è vicino è necessario che viviamo il momento presente come momento di grazia unico e irripetibile: la nostra salvezza si gioca oggi: non nel passato che come tale non è più; non nel futuro, che non è ancora cfr Giac 4, 13-15; Sal 95, 8; Mt 21, 28; Lc 2, 11; 19, 5.9; 23, 43; Eb 3, 15.
Questo è un pane importante per i discepoli di Gesù, per chi, come i Sacerdoti, hanno lasciato tutto per seguirlo e annunciare il Regno Mt 19, 27-30; Mc 10, 28-31; Lc 18, 28-30; cfr. Mc 1,18.20; 2, 10; 10, 21; Lc 5, 11; 9, 59 e non possono trovare il tempo per provvedere con il lavoro al proprio sostentamento. Costoro, chiedendo al Padre di provvedere egli stesso, implorano la possibilità di continuare a predicare il Vangelo del Regno. Il «nostro» riferito a pane assume allora un carattere originale: ognuno dei Dodici – chiamato a “stare con Gesù” prega per i bisogni essenziali propri e di ciascun membro di questa comunità di vita con il Maestro.
Ma possono e debbono pregare con queste parole anche coloro che, dopo i Dodici e fino alla fine del tempo, si convertono a Gesù e annunciano il Vangelo.
 
* Il pane va chiesto sempre, perché è dono anche se il Padre sa che ne abbiamo bisogno. Secondo una tradizione conservata nel Talmud, i discepoli di Simone, figlio di Giocai (150 a.C.), gli domandarono perché la manna non fosse scesa dal cielo una volta per tutte, di anno in anno. Il rabbì rispose con questa storia: «Un re aveva un figlio, cui egli dava tutto il necessario una volta sola per tutto l’anno: e il figlio baciava il volto del padre una volta l’anno. Il padre decise allora di fornirgli il cibo giorno per giorno: e il figlio baciò il viso del padre ogni giorno».
* Il pane deve essere guadagnato con il lavoro. L’uomo può e deve lavorare, perché capace di progettare ed operare in maniera creativa. La Bibbia e la tradizione hanno sempre tenuto in alta considerazione la virtù della laboriosità e riconosciuto il lavoro come un dovere. I passi della Sacra Scrittura sono numerosi. Basti fra tutti il passo categorico e senza equivoci: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi» 2Tess 3,10. Quanto alla contraddizione tra il chiedere a Dio il pane in dono e il guadagnarlo con il proprio lavoro, essa è solo apparente: si tratta - secondo una folgorante espressione di sant’Ignazio di Loyola – di «pregare come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi». Dopo aver eseguito il nostro lavoro, il cibo resta un dono del Padre nostro; è giusto chiederglielo rendendogli grazie. Questo è il senso della benedizione della mensa in una famiglia cristiana.
* Il pane deve essere condiviso: «dacci». Con la domanda alla prima persona plurale il Signore ci dice: «Voi stessi date loro da mangiare» Mc 6,37. Il pane è di tutti. Non può essere consumato da soli, ma va spezzato e condiviso. Mangiare non significa soltanto nutrirsi: è sempre un atto comunitario e un rito di comunione cfr Lc 16, 19-31; Mt 25-31-46; 2Cor 8,1-15; At 20,35; Ef 4,28. Infatti – nota acutamente Bruno Maggioni – «la bellezza delle cose non sta nel possederle, ma nel goderle insieme, trasformando le cose in relazioni».
* Il pane deve essere celebrato. Il riferimento è alla Parola e all’Eucaristia. Nella preghiera chiediamo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Queste parole hanno anche un significato spirituale. Cristo infatti è pane di vita Gv 6, 35. Come diciamo Padre nostro, perché Egli è il padre di quelli che lo conoscono e credono in Lui, così chiamiamo Cristo pane nostro, perché Egli è il pane di coloro che gustano il suo corpo. Egli ha detto: «Io sono il pane di vita disceso dal cielo. Chi mangerà di questo pane, vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» Gv 6,51. Ma dice anche: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» Gv 6, 53.
Chiediamo che ci sia dato ogni giorno il nostro pane, cioè Cristo, perché vivendo nel Cristo non ci allontaniamo dalla sua santificazione e dal suo corpo.
«Quando chiediamo il pane quotidiano, chiediamo tutto quanto in questa vita ci è necessario per il corpo. Ma Gesù ha detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” Mt 6,35. Per pane quotidiano s’intende bene anche quest’altra cosa: la tua Eucarestia, che è pane quotidiano. I fedeli sanno molto bene questo, e fanno bene a riceverlo perché, in questa vita, esso è necessario ogni giorno. Pregano, per il loro bene, per essere buoni e perseverare nella bontà, nella fede e nella vita cristiana. Questo essi desiderano, per questo pregano: se infatti non persevereranno nella vita cristiana, saranno separati da quel pane. Allora, che significa: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”?. Vivere in modo da non doversi mai separare dall’altare di Dio. Pane quotidiano è anche la Parola, che ogni giorno vi viene offerta e spezzata. Chiedendo il pane quotidiano, intendiamo chiedere anche questo pane: in una parola, tutto quanto è necessario al nostro corpo e al nostro spirito» S. Agostino.

Sia lodato Gesù Cristo.

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