Preghiera e Liturgia

Battesimo di Gesù 2019

BattesimoGes2019

Il Sacramento del Battesimo: cenni storici.
«Noi siamo il profumo di Cristo» Cirillo di Gerusalemme.

«Battezza Pietro, è Cristo che battezza; battezza Paolo, è Cristo che battezza; battezza Giuda, è Cristo che battezza... se si tratta del Battesimo di Cristo, Cristo in realtà li ha battezzati» Agostino, In Ioannis evang. 6, 7; 5, 18 PL 35, 1428. 1424. È impossibile descrivere in poche pagine le tappe percorse dal Battesimo nel corso dei secoli. Cercheremo una sintesi a larghi tratti, seppur il più possibile chiara e completa.

Nel primo secolo dopo Cristo si mantiene l'uso biblico di immergere (battezzare) nell'acqua solo gli adulti, che hanno accettato il Cristo e professato la propria fede At 2,41; 8,37ecc.. Sembra che presso i giudeo-cristiani, che già i conoscevano l'unico Dio Padre e lo Spirito Santo, il Battesimo fosse amministrato nel «nome di Gesù», come si deduce dai dati del Nuovo Testamento, dove si parla di battezzare «nel» nome, vale a dire per l'autorità di Gesù, o «verso il nome», ossia per entrare in comunione con la persona di Gesù. Anche la lettera di Giacomo parla del «bel nome... che è stato invocato sopra di voi» Gc 2,7. Verso la metà del II secolo, Erma, parla di coloro che durante le persecuzioni avevano negato di essere cristiani, dice che essi «si erano vergognati del nome invocato sopra di loro». Sembra, invece, che presso i pagani si usasse la formula «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» Mt 28,19, già nota all'inizio del II secolo come appare dalla Didaché. Un esempio di professione di fede, con domanda e risposta, si ha nel passo del libro degli Atti, dove Filippo, alla richiesta del battesimo da parte di un etiope, risponde: «Se credi di cuore si può fare. Egli rispose: Io credo che Gesù Cristo è il figlio di Dio» At 8,37.
 
Il Battesimo – come indica l'etimologia – si attuava per immersione, in modo da simboleggiare con lo stesso rito la partecipazione alla morte e resurrezione del Cristo.
La Didaché, testimonia l'antica prassi e scrive: «Quanto alla immersione (battesimo), così immergete: avendo prima parlato di tutte queste cose: immergete nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in acqua viva (= corrente)» Didaché 7,1.
Nel II e III secolo si stabilì un periodo per la preparazione dei battezzandi, detto catecumenato.
Il nome appare per la prima volta con Tertulliano, ma l’uso era già noto anche prima come appare da un passo di Giustino. Secondo la testimonianza di Ippolito verso il 220 esisteva a Roma un catecumenato ben organizzato che durava da due a tre anni. Il Battesimo, salvo casi di urgenza, veniva amministrato dal Vescovo due volte l'anno, nelle vigilie di Pasqua e di Pentecoste. Sullo scorcio del II secolo in Occidente a Roma, se ne fissò la formula. Il Vescovo domandava: «Credi in Dio, Padre onnipotente?... Credi in Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato per opera dello Spirito Santo dalla Vergine Maria, crocifisso sotto Ponzio Pilato, morto e seppellito, risorto dai morti il terzo giorno, che salì al cielo, siede alla destra del Padre e verrà a giudicare i vivi e i morti? Credi nello Spirito Santo, nella Chiesa Santa e nella resurrezione della carne?» Ad ogni domanda il battezzando rispondeva «Credo» e veniva immerso in acqua corrente dal Vescovo, oppure per suo incarico, dai presbiteri o dai diaconi, e in caso di bisogno anche dai laici. Quando il battezzando era ammalato e non poteva venire immerso, si cercava di versare un po' di acqua su tutto il suo corpo - in modo da imitare in qualche modo l'immersione - e, in seguito, anche solo sul capo.
All'inizio del III secolo Tertulliano e Ippolito ricordano diverse cerimonie suppletive, come imposizione del segno di croce, rinuncia al demonio, esorcismo, unzioni con olio, promessa di fedeltà al Cristo, partecipazione alla cena del Signore (Eucaristia). Dopo la cerimonia si porgeva ai neofiti latte e miele, come il cibo per i neonati. Durante gli otto giorni delle solennità battesimali, i neo battezzati portavano l'abito bianco da loro indossato dopo il battesimo, che poi deponevano la domenica successiva alla Pasqua, che fu appunto chiamata «in albis depositis». Erano pure richiesti gli «sponsores» (padrini) a garanzia dei battezzandi, come attesta Tertulliano. L'imposizione di nomi nuovi divenne sempre più frequente dalla metà del II secolo. Oltre al simbolismo biblico visibile nel battesimo: morte al peccato (immersione), rinascita a novità di vita (emersione), i vescovi vollero porre un simbolo della discesa dello Spirito Santo con «l'unzione» postbattesimale (chrismatio) e con l'imposizione delle mani da parte del Vescovo. Tale rito oltre a mostrare esteriormente che il battesimo è una «unzione» (chrismatio) ad opera dello Spirito Santo, voleva pure ripetere l'imposizione delle mani che gli apostoli fecero per conferire lo Spirito Santo At 8,17ss.; 19,6. Tale uso, riservato solo al Vescovo come ci attesta Ippolito, era già praticato dal II secolo. Dopo essere risalito dall'acqua sia unto da un presbitero con olio e con queste parole: «Io ti ungo di olio santo nel nome di Gesù Cristo». Poi il battezzato entrava nel tempio dove il Vescovo, imponendogli le mani pregava: «Signore che hai reso costoro degni di meritare la remissione dei peccati... con il bagno della rigenerazione dello Spirito Santo, invia la tua grazia, affinché ti servano secondo la tua volontà, poiché a te è la gloria: al Padre e al Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, ora, e nei secoli. Amen». Poi versa sul suo corpo l'olio, impone la mano e dica: «Ti ungo con l'olio santo del Signore, il Padre Onnipotente, e di Cristo Gesù e dello Spirito Santo». E lo segni sulla fronte (consignans in frontem) lo baci e dica: «Il Signore sia con te»; e colui che è segnato risponda: «E con lo Spirito tuo».
 
In questa epoca sorgero i battisteri, spesso ottagonali, simbolo della resurrezione, di cui è un esempio quello scoperto di recente a Milano sotto l'atrio del Duomo; più noti, anche se meno antichi, sono quelli di S. Giovanni in Laterano a Roma, di S. Giovanni in Fonte e S. Vitale a Ravenna, di S. Giovanni a Firenze. Sorgevano di solito presso i templi con i quali erano spesso congiunti mediante un corridoio aperto. Il bacino per immersione (kolumbètra, piscina, fons) era collocato nel mezzo, fornito di gradini perché vi si potesse scendere. Si amministrava il battesimo in un battistero, composto di una vasca con le forme più svariate, rettangolare, esagonale, ottagonale, cruciforme o anche a barca. Di solito il labbro superiore era a livello del pavimento. Vi si scendeva per due o tre gradini al massimo. Vi era un foro per l'emissione delle acque; in alcune anche quello di immissione. Le pareti della vasca erano rivestiti da lastre marmoree o da mosaici. Come le vasche battesimali antiche rinvenute a Roma, a Grado, in Albania e quelle numerose dell'Africa romana.
 
Liturgia battesimale organizzata (secoli IV e V).
L'approvazione della Chiesa con gli imperatori Costantino e Teodosio fece in modo che l'incorporazione alla chiesa venne semplificata, ma anche oscurata.
Fin dal IV secolo in Occidente le divisioni territoriali cristiane si identificavano con quelle civili; la parrocchia rurale copriva lo stesso territorio del municipio e la diocesi coincideva con i confini della provincia. Il battesimo si ridusse piano piano ad un imprimatur ecclesiastico di cittadinanza civile. Il battesimo diviene un movimento di massa: i pagani, per spinta civile, dovevano divenire cristiani, per cui anche il catecumenato si trasformò in una istituzione sempre più organizzata. La preparazione aveva inizio la vigilia della Quaresima e un diacono raccoglieva i nomi dei candidati. Dopo lo scrutinio, del Vescovo attuava sul candidato, chiunque superava la prova veniva iscritto ufficialmente nell'albo dei battezzandi per la Pasqua successiva. Poi passava nel gruppo dei fotizòmenoi (illuminati), poi dei baptizòmenoi (battezzandi) competentes baptismum (chiedenti il battesimo), electi (scelti) che si preparavano al battesimo ormai imminente. Gregorio di Nissa così esortava i catecumeni: «Datemi i vostri nomi perchè io li scriva con inchiostro. Il Signore, da parte sua, li inciderà su tavole incorruttibili, scrivendoli di sua mano come già fece per la Legge degli Ebrei». Siccome tutta la Quaresima seguente doveva essere per loro un periodo di condotta integerrima e di vittoria sulle tentazioni, il Vangelo del primo giorno di Quaresima presentava, com'è ancora in uso, nella Chiesa, la vittoria di Gesù sulle tentazioni del diavolo. Nei 40 giorni seguenti si recavano quotidianamente nel tempio per partecipare alle riunioni loro riservate per esservi esorcizzati, per leggere un buon libro, cantare salmi, e udire l'insegnamento (catechesi), nella quale si gettavano le basi della fede. In quel tempo furono create le varie professioni di fede (symbola fidei), basate sia sulle regole dottrinali, sia sulle domande battesimali. Tre settimane prima del battesimo il Vescovo, comunicava ai catecumeni riuniti la dottrina della Chiesa (traditio symboli ), che per due settimane veniva spiegata perché fosse alla fine ripetuta a memoria (redditio symboli). Si tratta del cosiddetto simbolo apostolico, il Credo, in Occidente. In Oriente nel simbolo Niceno-Costantinopolitano e nel Pater Noster. Poi gli esorcismi e la confessione pubblica dei peccati, digiuni, preghiere e altre penitenze, che si chiamavano scrutinia. Tutto questo serviva a dimostrare che essi erano pronti per il battesimo. Il Sabato Santo, vigilia della Pasqua, il battezzando rinunciava a Satana, per aderire a Cristo. Cirillo di Gerusalemme così ne descrive il rito: «Dapprima siete entrati nel vestibolo del battistero e in piedi, volti a Occidente, avete ricevuto l'ordine di tendere la mano. Avete quindi rinunciato a Satana, come se egli fosse presente, dicendo: Io rinunzio a Satana, a tutto il suo sfarzo e a tutto il suo culto». Seguiva poi l'adesione a Cristo rivolti ad Oriente: «Quando avrai rinunciato a Satana... allora il paradiso di Dio si aprirà davanti a te: quello stesso paradiso che Dio aveva creato a oriente. Ne è simbolo il volgerti da occidente a oriente, dove sta la regione della luce. Allora ti è stato insegnato a dire: Io credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e nell'unico Battesimo di ravvedimento». Il giorno di Pasqua, prima del battesimo, il catecumeno si spogliava dei suoi abiti. «Appena entrati nel battistero – scrive Cirillo di Gerusalemme – avete deposto la tunica. Spogliati, voi eravate nudi, imitando il Cristo nudo sulla croce, che con la sua nudità ha spogliato i principati e le potenze. O meraviglia! Eravate nudi al cospetto di tutti e non ve ne vergognavate. In verità recate in voi l'immagine del primo Adamo, nudo nel paradiso senza provarne vergogna». Il cristiano tornando allo stato originale trova la confidenza, la forza e la parresìa – come diceva Gregorio di Nissa – e si mostra ormai alla luce del sole. Seguiva l'unzione del corpo con olio, ad indicare la forza necessaria per le lotte che lo attendevano: «Spogliati delle vesti, foste unti d'olio e foste resi partecipi del vero ulivo, che è Gesù Cristo. Egli scaccia le potenze invisibili dei maligni». Si consacrava poi l'acqua, perché «l'acqua è lo strumento; chi agisce è lo Spirito Santo. L'acqua non guarisce, se lo Spirito Santo non interviene a consacrarla». Si svolgeva alfine il rito essenziale dell' immersione completa del catecumeno nell'acqua della piscina e della sua emersione, preceduta da un'interrogazione sulla fede alla quale il battezzando rispondeva «Credo». Ti è stato chiesto: Credi tu in Gesù Cristo e nella croce? Hai risposto «Credo», e sei stato immerso nell'acqua. Sei stato sepolto con Cristo, e chi è sepolto con Cristo, risorge con lui.
 
A Gerusalemme si usava una triplice immersione, ma in Spagna, per contrapporsi agli ariani si battezzava il catecumeno con una immersione unica, la quale rispecchiava l'uso antico. Anche alcune sette ariane adoperavano un'unica immersione a sostegno della loro dottrina. A Roma si conservò l’uso antico, ma l'amministrazione del Battesimo, oltre che a Pasqua e poi a Pentecoste, si estese alle altre feste, specialmente all'Epifania. Uscito dall'acqua il neofita indossava una  tunica bianca, che portava per una settimana. Ambrogio scrive: «Dopo il battesimo hai ricevuto le vesti candide, perché siano il segno che hai deposto l'abito del peccato e indossato le pure vesti dell'innocenza. Chi è battezzato è puro, secondo il Vangelo, perché le vesti di Cristo erano candide come la neve, ed egli così manifestava la gloria della resurrezione». Il battezzato veniva poi unto con crisma profumato, e benedetto, sulla fronte, sulle orecchie, alle narici e sul petto, affinché il battezzato divenisse un «Cristo», ossia un unto appartenente a Gesù Cristo, meritasse il nome di cristiano e fosse armato contro Satana. Il profumo del crisma è simbolo del profumo di Cristo e ricordava al battezzato l'obbligo di «rimanere saldo e persistente» nella vita cristiana: « Sei stato unto alle narici – insegnava Cirillo di Gerusalemme – affinché, percepito il profumo di Cristo, tu possa dire: Noi siamo il profumo di Cristo».
Da ultimo il neofita veniva ammesso alla comunione eucaristica.

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