Preghiera e Liturgia

Santo Natale 2018

Prologo di Giovanni1È Lui la nostra salvezza…Gesù!
«E il Verbo si fece carne» Gv 1,14.

«In principio era il Verbo». Le grandi parole con cui inizia la proclamazione del Vangelo di Giovanni ci riportano subito al fondamento di tutto ciò che esiste: del mondo, dell’uomo, di ciascuno di noi. Ci riportano al principio di tutto. Che cosa sta al principio di tutto? Nel principio sta il Verbo, cioè una suprema Verità che dà senso a tutto, poiché «tutto è stato fatto per mezzo di Lui». La stoffa di cui è intessuta la realtà non può essere il non senso, poiché questo Verbo «sostiene tutto con la potenza della sua parola».
Tuttavia «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta».
Questo è il vero nodo del nostro dramma, del dramma dell’uomo. Negare dentro di noi la luce della verità, «quella che illumina ogni uomo», cioè perseguire la nostra tenebra. Che cosa significa questa negazione, in che cosa consiste? Nel porre al principio di tutto non la sapienza di Dio, ma la nostra decisione autonoma di stabilire ciò che è bene o male. «In principio era il Verbo... tutto è stato fatto per mezzo di Lui», dice oggi la S. Scrittura; «In principio sta l’agire dell’uomo ... tutto dipende da esso», gli contrappone oggi la nostra società. E che cosa succede? quale è l’esito di questo scontro? «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria ... pieno di grazia e di verità». Ecco che cosa succede! Il Verbo viene ad abitare in mezzo a noi con tutta la pienezza della sua verità. Questo fatto da una parte cambia completamente la condizione di ciascuno di noi e dall’altra provoca la libertà dell’uomo ad una scelta inevitabile. «E il Verbo si fece carne» cambia la nostra condizione umana. In primo luogo perché nella sua carne noi possiamo vedere la sua Gloria, cioè possiamo capire quale è il volto del Mistero di Dio. È grazia, è amore, è benevolenza. La paura del Mistero finisce, poiché il Verbo facendosi carne, ha reso manifesto a tutti che Dio è amore. In Lui la persona umana è quindi ricostruita nella sua forma originaria. Noi non ci siamo mossi verso Dio: è Lui che è venuto e disceso a noi. Noi non lo cercavamo più, ma siamo stati cercati. «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia».
 
Mentre fino al Cristo, Iddio beneficava l’uomo attraverso l’intervento dei profeti, ora è Egli stesso nel suo Figlio unigenito, che agisce personalmente. Venendo la luce ad abitare dentro le nostre tenebre, la persona umana è provocata a prendere una decisione. Ora ci sono persone che dicono di vedere, ma in realtà sono cieche: queste sono non incontreranno mai Cristo, luce venuta ad abitare fra noi. Ci sono persone che dicono di non vedere, ma pensano che nessuno possa guarirle: sono disperati e hanno consegnato la loro vita al non senso. Ci sono persone che dicono di non vedere e gridano a Cristo di essere guarite dalla sua Verità: sono salvati. Ecco le tre possibilità che si aprono davanti alla nostra libertà. Ed allora, fratello o sorella: apriti alla grazia e alla verità che ci vengono attraverso il Verbo fatto carne. «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo»: è da quel momento che la Chiesa computa il tempo, il tempo della salvezza. Sia la luce di Cristo la nostra guida; sia la guida di questa città fatta, come ogni cosa, per mezzo di Lui e in vista di Lui. Solo in Lui ritroverà la sua vera identità. 
 
«E il Verbo si fece carne». Oggi queste parole risuonano in tutta la loro solennità e noi le riascoltiamo con fede. Il suo ingresso nella nostra storia e nel nostro tempo, il suo assumere la nostra condizione umana dentro un determinato e concreto contesto spazio temporale, il suo farsi piccolo e umile ci riempie di commozione e di stupita adorazione. Stanotte ci siamo attardati a contemplare il volto e il sorriso di un piccolo Bambino, attraverso cui il Figlio di Dio è venuto fino a noi e noi possiamo andare fino a Lui. Questa mattina, però, trascorsa la Notte Santa, quando un giorno santo è spuntato per noi, nella pienezza della gioia del Natale mi pare che la Liturgia voglia condurci a comprendere in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti. Il Santo Natale è festa di un incontro: Dio e uomo, cielo e terra, eternità e tempo, infinito e finito si uniscono ma senza confondersi, né annullarsi, come accade in ogni incontro ben riuscito.
 
Non possiamo però eliminare o sacrificare una delle dimensioni del Natale. Il Verbo si è fatto bambino, ma quel bambino è il Verbo eterno in persona, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Basta proclamare questo per essere liberati dal rischio di ridurre o semplificare il mistero del Natale, trasformando la grazia della piccolezza in un sentimentalismo consolatorio e vuoto. Se stanotte abbiamo sostato presso la mangiatoia, accogliendo la profezia del Natale, stamane vorremmo innalzarci, con l’aiuto del Prologo di Giovanni, li dove il Natale vuole condurci: alle altezze della gloria di Dio rivelata qui a tutta la terra cfr Salmo Responsoriale. Il Natale è il Figlio di Dio che viene per tutti e dona a tutti la sua vita immortale. Questo inizio non conosce confini di spazio e di tempo, come ci ricorderanno i Magi tra qualche giorno. Quel bambino non è soltanto figlio del popolo di Israele… egli è il Figlio di Dio, il Verbo del Padre, il senso ultimo della vita e della storia. Il suo farsi carne non limita la sua divinità, ma allarga la nostra umanità alle dimensioni di Dio. Diventare uomo, per Lui, non è smettere di essere Dio e farsi piccolo, non è rinunciare alla sua grandezza ma riviverla nella forma del dono. Dio viene non tanto a confermarci nel nostro essere piccoli, ma a trasformarlo in strada verso la vera grandezza: quella della vita offerta e così diventare divina, eterna. Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio - come non cessano di cantare i nostri fratelli ortodossi -. La nostra salvezza è tutta in questo incontro, in questo donarsi di Dio all’uomo e dell’uomo a Dio. E noi saremo salvi davvero se sapremo aprirci, se la nostra identità diventerà un’offerta, se sapremo scambiarci gli uni gli altri il dono che ci rende fratelli.
 
È una tensione difficile quella di mantenersi aperti e disponibili al dono, in un mondo e in un tempo dove vecchi e nuovi problemi rendono difficile la relazione cordiale e fraterna; ma è l’unica tensione degna di essere vissuta: è la tensione del Natale! Il mondo ci espone a tensioni che separano, dividono, distruggono. La tensione faticosa e beata del Natale invece tiene insieme, unisce, costruisce, fa vivere. Essere se stessi ma per gli altri, custodire il mio per poterlo donare a te… questa è l’umanità di Cristo, questa è l’umanità di Dio. E noi siamo chiamati a essere come Dio, a essere perfetti come è perfetto il Padre, perché il Natale ce ne dà la grazia. Ed essere come Dio, con la totale apertura dell’amore, a imitazione di Colui «che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» Mt 5,45. E così anche la nostra vita sarà come un’incarnazione del Vangelo, una eco concreta e visibile di quella Parola eterna che dal principio dei tempi fino alla consumazione del mondo, continua a richiamarci all’incontro che salva, all’amore chi vince il male e la morte.
Piccoli sì, dunque, ma grandi nella fede e nella speranza, pochi sì, ma generosi nel condividere quello che abbiamo per vivere, uomini sì, ma figli di Dio: questo è Natale! Che questo Santo Natale accenda in noi il desiderio di nutrirci di Gesù, il desiderio di adorarlo, il desiderio di piegare le ginocchia al grande mistero del suo amore che si perpetua sull’altare per tutti noi. Vi auguro di vivere questa Festa del Santo Natale nella pace, nella gioia, nella serenità. Gesù bambino porti, con le sue braccia aperte, un regalo per tutti voi, il regalo più bello: quello della speranza. Coraggio fratelli e sorelle, non perdetevi d’animo, non lasciatevi cadere le braccia. Coraggio, andate avanti, pieni di fiducia e di speranza, perché Gesù è con noi, si è messo dalla nostra parte.
 
È Lui la nostra gioia…Gesù!
È Lui la nostra salvezza…Gesù!
E nel nome di Gesù, che è la nostra gioia, che è la nostra salvezza, come gli angeli che hanno cantato la notte di Natale, anch’io vi annuncio una grande gioia: «Oggi vi è nato il Salvatore, che è il Cristo Signore!». Possa questo annuncio riempire di gioia e di pace voi, le vostre famiglie, le vostre case e tutte le persone a voi care.
Buon Natale, Santo Natale a tutti voi.
Buon Natale alla mia mamma che mi vuole tanto bene e al mio papà che ora mi sorride dal cielo e mi dice: «Va tutto bene!» e Buon Natale a tutta la mia famiglia che in mille modi mi è sempre vicina a mi aiuta ad andare avanti.
Buon Natale ai diaconi Luciano e Claudio e alle persone che in questa Chiesa credono in me, ci sono sempre e condividono le cose belle e meno belle di ogni giorno.
Buon Natale a chi mi dà una mano molto concreta e vera, a chi dona il suo tempo per il Signore e per questa Chiesa: senza di loro non so come farei ad andare avanti.
Buon Natale alle tante, tantissime persone che in questo luogo soffrono per la perdita di una persona cara: le vostre lacrime siano asciugate dal Bambino Gesù il Dio della Vita.
Un grande Buon Natale di cuore a Matteo e al diacono Tito, che stanno vivendo mesi di angoscia per la loro salute e per la malattia:
Tito e Matteo…Dio nasce anche per voi!
Buon Natale allora a tutti, con questo augurio: incontriamo il Bambino nato a Betlemme,
il Verbo eterno che si fa carne in mezzo a noi, nella mangiatoia e nell’Eucaristia.
E sarà veramente Natale!
Per me, per voi, per tutti!
 
Sia lodato Gesù Cristo!

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