Ho potuto toccare con mano la grandezza di Dio
Cosa mi sta donando questa esperienza?
Cosa mi offre questo ministero dopo quattro anni quasi di esercizio?
In primo luogo come prete diocesano ho riscoperto l’ambiente Chiesa.
Il mio ufficio è vicinissimo alla Chiesa per cui tutti i pomeriggi e la mattina prima della Messa e prima di andare in Questura, rimango dentro tale ambiente. Ufficio e Chiesa. Questo significa una crescita spirituale enorme, tempo di ascolto prolungato alle persone, sapere che il prete c’è ed è presente e poi la dimensione della preghiera, del contatto forte con Dio. In futuro cercheremo anche di vivere insieme dei momenti di preghiera, ma anche il celebrare sempre la Messa con un diacono o lo stesso prete è un arricchimento enorme. Per me è stata una grande riscoperta spirituale non tanto perché non l’avessi sperimentata prima, ma perché la presenza dell’ambiente Chiesa viene vissuta in modo singolare, quasi forma una simbiosi con la tua persona.
La stessa celebrazione della Santa Messa assume un valore diverso non tanto perché è diversa, ma perché si percepisce un rapporto singolare tra il cielo e la terra.
È difficile da spiegare però è proprio così.
Inoltre quando si celebrano i funerali è logico che la parte più difficile si collega all’omelia. Inizialmente ero in grossa difficoltà, soprattutto laddove non riuscivo ad avere dei contatti con i famigliari del defunto. Poi ho pensato che diventava anche questa un’occasione per incontrare altra gente e poter proclamare un Kerigma, un primo annuncio e quindi ritornare a quei messaggi di fondo davanti ai quali ogni persona si interroga.
- Che cos’è la vita?
- Cos’è la morte?
- Cosa significa vita eterna?
- Cosa vuol dire mettere al centro non i soldi ma le relazioni?
- Cosa vuol dire fare memoria di una persona defunta?
E potremmo andare ancora avanti.
Ho potuto così toccare per mano la grandezza di Dio e, se pure a volte non abbiamo riscontri, in altri si percepisce che qualcosa si muove nelle persone e il semplice grazie finale, magari condito con alcune parole di elogio, sono anche quella piccola soddisfazione per un cammino che, in taluni casi, potrebbe sorgere. E che ha creato dei rapporti che sono proseguiti!!
Un ultimo aspetto che poi non è così ultimo è il legame forte con la sofferenza. Tale legame ti fa percepire la vita con occhi totalmente nuovi, Se è vero che non possiamo caricarci dei dolori dell’umanità, è altresì vero che da noi vengono celebrati dei funerali che ti toccano fortemente. Abbiamo celebrato diversi suicidi di cui magari siamo venuti a conoscenza solo dopo, bambini in tenera età e parecchi immigrati. Persone giovani colpite da tumore o altre malattie. Sono esperienze che si vivono anche in parrocchia, però da noi la percentuale è maggiore e lascia il suo segno. Questo significa vivere a continuo contatto con la sofferenza e questo percorso è sì faticoso, ma ti aiuta a relativizzare tante nostre fatiche. È chiaro che, dopo tante ore in tale ambiente, c’è bisogno di uscire, di fare quattro passi, di andarsene ogni tanto a casa o via ed è essenziale avere un secondo incarico.
Comunque posso solo ringraziare il Signore per questo dono che mi ha concesso, accanto alla gioia di collaborare con questi tre miei fratelli e con quattro signore che ci aiutano nella pulizia della Chiesa e nei Funerali.
Questa esperienza mi ha sicuramente maturato sul piano spirituale e formativo e tale luogo assume il sapore di un esercizio costante di fedeltà ad un Signore che ha preso su di se la sofferenza di noi uomini.
Don Luigi Trapelli
Rettore della Chiesa del Cimitero Monumentale di Verona dal 2006 al 2011
Giovedì 11 marzo 2010