Chiedo silenzio
Ora, lasciatemi tranquillo. Ora, abituatevi senza di me. Io chiuderò gli occhi e voglio solo cinque cose, cinque radici preferite. Una è l’amore senza fine. La seconda è vedere l’autunno. Non posso vivere senza che le foglie volino e tornino alla terra. La terza è il grave inverno, la pioggia che ho amato, la carezza del fuoco nel freddo silvestre. La quarta cosa è l’estate rotonda come un’anguria. La quinta cosa sono i tuoi occhi, Matilde mia, bene amata, non voglio dormire senza i tuoi occhi, non voglio esistere senza che tu mi guardi: io muto la primavera perché tu continui a guardarmi. Amici, questo è ciò che voglio. È quasi nulla e quasi tutto. Ora se volete andatevene. |
Ho vissuto tanto che un giorno dovrete per forza dimenticarmi, cancellandomi dalla lavagna: il mio cuore è stato interminabile. Ma perché chiedo silenzio non crediate che io muoia: mi accade tutto il contrario: accade che sto per vivere. Accade che sono e che continuo. Non sarà dunque che dentro di me cresceran cereali, prima i garni che rompono la terra per vedere la luce, ma la madre terra è oscura: e dentro di me sono oscuro: sono come un pozzo nelle cui acque la notte lascia le sue stelle e sola prosegue per i campi. È che son vissuto tanto e che altrettanto voglio vivere. Mai mi son sentito sé sonoro, mai ho avuto tanti baci. Ora, come sempre, è presto. La luce vola con le sue api. Lasciatemi solo con il giorno. Chiedo il permesso di nascere. Pablo Neruda. |
Nasce il 12 luglio 1904 a Parral (Cile), non lontano dalla capitale Santiago. Il futuro poeta comincia presto a mostrare interesse per la letteratura. È nel 1920 che per le sue pubblicazioni inizia ad utilizzare lo pseudonimo di Pablo Neruda, che in seguito gli verrà riconosciuto anche a livello legale. Neruda nel 1923 ha solo 19 anni quando pubblica il suo primo libro: "Crepuscolario". Pablo Neruda riceve il Premio Nobel per la Letteratura nel 1971. Muore a Santiago il 23 settembre 1973. Aveva 69 anni.
Una poesia che colpisce senza troppe metafore e giri di parole è proprio la bellissima Chiedo silenzio di Pablo Neruda. Uno dei versi più belli è senza dubbio quello in cui l'autore scrive di non temere per chi è morto perché non è morto davvero: "accade che sto per vivere. / Accade che sono e che continuo". La morte infatti è solo l'inizio di una nuova vita, una vita eterna lontana dalle sofferenze e illuminata dalla presenza di Dio.