La morte è la curva della strada
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
Fernando Pessoa.
Riconosciuto oggi come uno dei più rilevanti poeti del Modernismo, Fernando Pessoa (Lisbona 1888-1935) trascorre quasi tutta la vita in modeste condizioni e lasciando questa terra in solitudine, a soli quarantasette anni, silenziosamente così come aveva vissuto, e non ancora noto alla critica letteraria e al grande pubblico. Solamente dopo la sua morte vengono alla luce i suoi numerosi scritti, ben 27.543, rinvenuti dentro un baule. La morte non è che l’altra faccia della medaglia. Non è che l’ombra della vita stessa. Non si può, infatti, scindere la vita dalla morte; non si può considerare la luce senza intravedere all’orizzonte il buio; non si può, come scrive Pessoa, trascurare il fatto che la morte sia la curva della strada. Certo, un velo di cupezza contrassegna questi versi. Lui sceglie di parlare di autenticità attraverso il tema della morte; e lo fa con la delicatezza e l’incisività proprie del suo stile. Ne deriva un messaggio universalmente valido. La morte è il punto fisso del nostro passaggio, la tappa obbligata che non si elude, nonostante le maschere, a prescindere dagli incroci e dalle scelte. La strada dritta della vita ha come conclusione necessaria la morte. Questa è l’unica certezza del nostro cammino: nessuno mai s’è smarrito.