Omelie

Patrizia mamma e nonna: "Ci manca il tuo sorriso e la tua voglia di vivere".

«Tribolati, ma non schiacciati;
sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati;
colpiti, ma non uccisi».


Eccoci qui, Signore, ancora una volta davanti a Te... e poi tanto e tanto silenzio!
In momenti come questo, noi desideriamo sopratutto tacere. Il silenzio, infatti, è l’atmosfera congeniale al dolore, specialmente quello profondo, del cuore. Ma il Signore, proprio in questo momento, vuole Lui stesso parlarci, vuole squarciare il nostro silenzio e donarci ancora la vita e la speranza... forse è proprio questa la Parola che il nostro cuore desidera per vivere questo momento e accogliere il suo progetto misterioso su Patrizia, sulle persone che lei amava tanto e su tutti noi. Allora è proprio vero, Signore: c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, c’è un tempo per serbare e un tempo per buttare via, c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare, c'è un tempo per la vita e un tempo per la morte. Vita, morte, Paradiso, vita eterna: che grandi realtà, Signore quale grande mistero di amore hai preparato da sempre per i tuoi figli, che grande progetto per me e per tutti noi… troppo alto, Signore, e noi ora non lo comprendiamo.

Ecco allora la tua Parola oggi per noi, Signore: «Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi». Ci manca oggi il volto sorridente di Patrizia, la sua voglia immensa di vivere e di lottare anche contro ogni speranza, la sua forza di volontà di sempre ma sopratutto di questi ultimi anni. La malattia l'ha assalita cinque anni fa e il verdetto dell'Ospedale San Raffaele di Milano era impietoso: il mostro le avrebbe lasciato pochi mesi di vita...forse un anno. Da allora è iniziato per lei un viaggio in salita, con momenti belli e meno belli, un viaggio però sempre scandito dalla speranza e dagli obiettivi di vita che lei poneva davanti a sé. La vita di ogni giorno con le persone che lei amava con tutta se stessa, il matrimonio di Serena e Geremy, la nascita della piccola Rebecca: tutto questo le dava forza per provare a lottare sempre perchè la gioia vincesse sul dolore e perchè la vita vincesse sulla morte... Patrizia ha vinto questa sfida per cinque, lunghi anni, ha salito i gradini della vita...nonostante sentisse sicuramente dentro di lei il mostro che ruggiva e che voleva sopraffarla. Quanto è vera e significativa allora l'immagine di San Paolo nella Lettera ai cristiani della città di Corinto: «Mentre il nostro corpo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno»... e poi ancora: «Noi portiamo nel nostro corpo la morte di Gesù, perchè anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo». Questo corpo esteriore ha sofferto molto e in questi ultimi anni si è andato via via disfacendo, ma proprio mentre succedeva questo, la parte più bella e più vera di Patrizia, ha acquistato nuova forza e nuovo vigore, il suo io interiore si rinnovava di giorno in giorno. Le immagini della vita, le foto della sua adorata Rebecca hanno continuato a scorrere davanti ai suoi occhi fino all'ultimo. Viveva la fede in modo personale ma profondo: la corona del Rosario, l'acqua benedetta di Lourdes, il rapporto con il suo Dio. Da quando è stata ricoverata, ha pregato ogni giorno da quel letto di ospedale e si chiedeva trepidante: «Ci sarà un posto per me nel Paradiso vicino al Dio della Vita?». E io credo che se lei oggi fosse qui in mezzo a noi, ci direbbe con il suo consueto sorriso: «Sapete, io sono andata a prepararvi un posto...perchè al momento giusto siate anche voi dove sono io. Ora non soffro più e prego per voi il Dio che incontro ogni giorno faccia a faccia. Non piangete più, se veramente mi volete bene». E io credo che tutto questo sia vita, che tutto questo sia festa! E questo diventa per noi non solo testimonianza di vita, ma anche grande spinta per andare avanti, per credere e vivere questi valori e questi ideali nel cammino della nostra vita
. È questa la certezza che ci aiuta ad andare avanti in questi giorni, lei vive ora vicino a Te e vive nei nostri cuori.

E tu, carissima Patrizia, grida che sei ancora viva, grida che la morte è stata vinta e fa’ che sulla tenebra del nostro lutto risplenda luminosa la speranza. Tu ci lasci in pianto per un momento, perché questa nostra vita è come un soffio, grida che la fede ti ha salvato, che la sua speranza non t’ha deluso, di’ che il dolore è solo via per giungere al Signore, gioia pura. No, non sei morta sorella, vivi nel Signore che è la vita e vivi nei nostri cuori per sempre.

Cominciò a cantare, con una voce simile al vento d'autunno, un suono di foglie dorate e foreste che si addormentavano lentamente, i toni della notte che si avvicina e la promessa delle albe di nuovi giorni. Era la melodia indimenticabile che Mack le aveva già sentito intonare: Respira in me... profondamente. Che io possa vivere e respirare. E tienimi stretta per farmi addormentare, nel tuo abbraccio serenamente. Vieni a baciarmi, vento, prendimi il respiro, finchè una cosa sola non saremo, finchè tra le tombe non danzeremo, finchè la morte non sarà sconfitta. E nessuno sa che esistiamo, stretti l'uno nelle braccia dell'altra. Tranne Colui che ci ha dato il respiro, Colui che mi protegge da ogni male. Vieni a baciarmi, vento, prendimi il respiro, finchè una cosa sola non saremo, finchè tra le tombe non danzeremo, finchè la morte non sarà sconfitta. Quando Sarayu terminò il canto, restarono in silenzio. Sarayu tirò fuori dalla veste una piccola bottiglia dall'aria fragile. Ne trasse alcune gocce del suo contenuto e iniziò a spargere un po' di lacrime di Mack sul terreno scuro sotto il quale riposavano le spoglie di Missy. Le gocce caddero come diamanti e rubini, e dovunque si posavano spuntavano immediatamente fiori colorati, che salivano verso l'abbraccio del sole. Allora Sarayu si fermò un momento, guardò con attenzione una delle perle che teneva in mano, una lacrima speciale, e poi la fece cadere al centro del terreno. Subito ne spuntò un alberello, che cominciò a crescere, giovane, lussureggiante e magnifico, e maturò fino a sbocciare e fiorire. Allora Sarayu, come un sospiro di brezza, si voltò e sorrise a Mack, che aveva osservato la scena trasfigurato. «È L'albero della vita, che cresce nel giardino del tuo cuore». Poi gli si avvicinò e gli mise un braccio sulle spalle: «Missy è speciale, questo lo sai. Ti ama davvero!».

Allora, Signore, eccoci qui davanti a Te: noi stiamo ancora camminando in questa vita verso il tuo Regno di luce, appoggia la tua mano sulla nostra spalla e facci assaporare ancora il tuo Amore di Padre... e tu, Patrizia sorridi, canta, ma sopratutto vivi e cammina insieme con noi!

LETTURE.
2Cor 4,7-10.13-18.5,1 «Tribolati, ma non schiacciati; sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi».

Gv 14,1-6 «Non sia turbato il vostro cuore».

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