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ArredoAltareL’arredo dell'Altare:
tovaglia, croce, ceri.

 
L’altare è ordinariamente corredato da tre principali segni in rapporto ai tre aspetti dogmatici dell’Eucaristia:

«la croce, sopra l’altare o accanto ad esso» OGMR, 308, che ricorda il Sacrificio pasquale di Cristo che si celebra sull’altare;

«la tovaglia di colore bianco» OGMR, 304, che richiama la santa Cena, forma rituale per la celebrazione dell’Eucaristia;

«i candelabri … in segno di venerazione e di celebrazione festiva» OGMR,307, ma anche richiamo alla Presenza reale del Signore risorto e dell’azione del suo Santo Spirito.

«Quanto sono amabili le tue dimore presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti.
Beato chi abita la tua casa, sempre canta le tue lodi.
Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi
» Sal 83 (84).

Benedetto5La Liturgia non è uno show!
Vive di ripetizioni solenni!


Dietro ai modi diversi di concepire la liturgia ci sono, come di consueto, modi diversi di concepire la Chiesa, dunque Dio e i rapporti dell’uomo con Lui. Il discorso liturgico non è marginale: è il cuore della fede cristiana! La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di «sorprese simpatiche», di «trovate accattivanti», ma di «ripetizioni solenni». Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere «fatta» da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il «successo» in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il «proprium liturgico» che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade qualcosa che noi non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità - che non ne è dunque padrona ma serva - giunge sino a noi.

Benedetto1

Joseph Ratzinger - Cardinale dal 1977, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1981, Decano del Collegio Cardinalizio dal 2002 - è nato in Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile dell'anno 1927. Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi. Egli ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l'Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo. Ha ricevuto in questo contesto, che egli stesso ha definito "mozartiano", la sua formazione cristiana, umana e culturale. Il tempo della sua giovinezza non è stato facile. La fede e l'educazione della sua famiglia lo ha preparato alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista:  egli ha ricordato di aver visto il suo parroco bastonato dai nazisti prima della celebrazione della Santa Messa e di aver conosciuto il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania. Ma proprio in questa complessa situazione, egli ha scoperto la bellezza e la verità della fede in Cristo e fondamentale è stato il ruolo della sua famiglia che ha sempre continuato a vivere una cristallina testimonianza di bontà e di speranza radicata nell'appartenenza consapevole alla Chiesa.

Benedetto4«Che cos’è la Fede?».
«Cosa significa credere?».


Oggi vorrei riflettere con voi su una questione fondamentale: che cosa è la fede? Ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi? In effetti, nel nostro tempo è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a Lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta.
Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali...

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Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi