Santo Natale 2017

Ges Bambino 2017"Dalla mangiatoia al tabernacolo".

Carissimi fratelli e sorelle, amati da Dio! È il Santo Natale. In questo giorno santo lasciamoci anche noi avvolgere, se non addirittura travolgere dalla luce e dalla gloria del Signore che viene, che viene a salvarci. Vorrei intitolare l’omelia di questo giorno di Natale: “Dalla mangiatoia al tabernacolo”. Anzitutto vorrei dirvi tutta la mia emozione quando, anche quest’anno, poco fa, abbiamo accolto in mezzo a noi Gesù Bambino. E si contempla il mistero di Dio che si fa piccolo, che si fa umile per non spaventarci Un monaco medioevale, Guglielmo di Saint Thierry dice così: “Dopo che Adamo ha peccato, dopo che ha offeso Dio, la sua prima reazione quando lo sente camminare nell’Eden, sente i passi di Dio… è la paura”. Quando noi commettiamo il peccato abbiamo paura di Dio, perché proiettiamo in Dio la nostra infedeltà. “Allora… - continua Guglielmo di Saint Thierry - Dio ha visto che la sua grandezza, la sua onnipotenza, provocava in Adamo, paura! Così Dio ha scelto una nuova via…è diventato Bambino!”. Guardiamolo, fratelli e sorelle, in questo giorno santo… tutta la Chiesa lo guarda!

Ges Bambino 2017"Dalla mangiatoia al tabernacolo".

Carissimi fratelli e sorelle, amati da Dio! È il Santo Natale. In questo giorno santo lasciamoci anche noi avvolgere, se non addirittura travolgere dalla luce e dalla gloria del Signore che viene, che viene a salvarci. Vorrei intitolare l’omelia di questo giorno di Natale: “Dalla mangiatoia al tabernacolo”. Anzitutto vorrei dirvi tutta la mia emozione quando, anche quest’anno, poco fa, abbiamo accolto in mezzo a noi Gesù Bambino. E si contempla il mistero di Dio che si fa piccolo, che si fa umile per non spaventarci Un monaco medioevale, Guglielmo di Saint Thierry dice così: “Dopo che Adamo ha peccato, dopo che ha offeso Dio, la sua prima reazione quando lo sente camminare nell’Eden, sente i passi di Dio… è la paura”. Quando noi commettiamo il peccato abbiamo paura di Dio, perché proiettiamo in Dio la nostra infedeltà. “Allora… - continua Guglielmo di Saint Thierry - Dio ha visto che la sua grandezza, la sua onnipotenza, provocava in Adamo, paura! Così Dio ha scelto una nuova via…è diventato Bambino!”. Guardiamolo, fratelli e sorelle, in questo giorno santo… tutta la Chiesa lo guarda! 

Guardiamo a questo Bambino, come hanno fatto i pastori, guidati dagli angeli a trovarlo avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia. Dice ancora Guglielmo di Saint Thierry: “Questo bambino si è reso dipendente e debole, bisognoso del nostro amore”. Un bambino piccolo, un neonato dipende dagli altri, dalla mamma soprattutto. Così ha fatto Dio: si è fatto bambino. E nella veste della piccolezza e dell’umiltà è venuto in mezzo a noi.

Francesco d’Assisi ha inventato per la prima volta il presepio a Greccio. Voleva far vedere ai suoi fratelli la Notte di Natale il mistero del presepio…voleva che lo vedessero con i loro occhi…il mistero di un Dio che si fa bambino. Francesco comprese questa verità profonda: non dobbiamo avere paura di Dio, Non dobbiamo avere paura di Dio… fratelli e sorelle! dobbiamo invece avere paura del nostro peccato, dobbiamo avere paura che il peccato ci allontani da Lui. Non dobbiamo avere paura di Dio, perché il Signore si è fatto piccolo per noi, è nato per darci la salvezza.

Dalla mangiatoia al tabernacolo: gustiamo oggi questo bellissimo racconto della nascita che Luca ci propone. È un racconto meraviglioso: una sinfonia di Natale come quando si suonano le cornamuse, oppure ci sono quelle pastorali natalizie. Ecco: la luce, il racconto dell’annuncio degli angeli ai pastori è come una sorta di melodia inserita come spartito musicale nel Vangelo… e il testo è delizioso, è meraviglioso, è straordinario. Entrano in scena come in una sorta di visione pittorica e iconografica del presepio i personaggi decisivi. C’è Giuseppe anzitutto: viene da Nazareth perché c’è il censimento e deve andare a Betlemme. Poi compare Maria in posizione certamente centrale. Noi cattolici, in Maria, abbiamo una grande ricchezza che non possiamo permettere e rischiare di lasciarci togliere. Preparando l’omelia di oggi leggevo un brano di un esegeta protestante. Raccontava di Giuseppe, del censimento, e spendeva fiumi di inchiostro… ho detto: Vediamo cosa dice adesso della Beata Vergine Maria! Sappiamo che i protestanti non hanno la nostra stessa idea sulla Madonna… Quando deve descrivere che Maria deve dare alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia…dice che questo versetto è quasi di sapore mitologico…quindi passiamo oltre….come passiamo oltre? Poi ci sono i pastori, i pastori che dormono sotto le stelle. E ci sono gli angeli… Un racconto che se non stiamo attenti scadrebbe nella fiaba. Per noi, legati così pesantemente alle cose della terra, gli angeli… Luca addirittura dice che c’è una moltitudine di angeli che avranno riempito il cielo la notte di Natale, avranno fatto a gara per danzare, per cantare l’annuncio per noi uomini… che Dio è nato ed è venuto in mezzo a noi.

In tutto questo brano che Luca ci propone, c’è un versetto che vorrei imparassimo a memoria in questo giorno e ce lo portassimo nel cuore. È il versetto 7 di questo splendido racconto della nascita di Gesù: “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia”. Mentre gli angeli cantano, mentre il cielo si trasfigura di luce, della gloria di Dio… Maria dà alla luce il suo figlio primogenito. Che mistero inaudito…chi noi può minimante scorgere cosa è realmente accaduto in quel momento quando la Madonna ha dato alla luce il Bambino Gesù. E abbiamo visto nascere questo bimbo…la carne di un Dio invisibile e onnipotente che si fa bambino. Maria ha questo bambino in modo verginale…come in una estasi d’amore è la nascita di Gesù, come racconta Maria Valtorta e i mistici.
Lo avvolge in fasce: ecco il chiaro riferimento alle fasce del sepolcro… perché Natale è già Pasqua, è il preludio della Pasqua. Il Figlio di Dio viene sulla terra per poi morire in croce. Il Venerdì Santo Gesù viene avvolto in fasce e poi deposto nel sepolcro… come lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia: c’è un richiamo fortemente pasquale agli esordi del mistero della Redenzione.
Il gesto finale: lo depose in una mangiatoia. Come mai Maria, dopo aver partorito Gesù non se lo porta al seno, ma lo depone in una mangiatoia? I Padri della Chiesa hanno detto che è stato il gesto più affettuoso e più protettivo di Maria. La mangiatoia era una specie di culla, fatta di assi di legno intrecciati, morbida e piena di fieno e di paglia. La parola “presepio” viene dal latino e vuol dire proprio mangiatoia. Che cosa significa per noi? La mangiatoia, lo dice la parola stessa, è il luogo dove andavano a mangiare gli animali e dove trovavano il cibo di cui nutrirsi. Gesù - dice S. Agostino e Benedetto XVI riprenderà questa immagine - nella figura nell’essere deposto da Maria nella mangiatoia, prefigura se stesso come Eucaristia, Pane di Vita che nutre le anime.

Dalla mangiatoia al tabernacolo. Questo è il grande mistero: il Natale è l’Eucaristia! Perché come noi sappiamo che i pastori hanno trovato Gesù nella mangiatoia così noi lo troviamo nel tabernacolo. Gesù è ancora oggi vivo in mezzo a noi…ma siamo noi che non riusciamo più a vederlo e a comprenderlo. Quanta gente non va più a Messa la Domenica perché dice di non avere tempo… forse non amano il Signore. Tutti presi dal denaro, dalle cose febbrili della terra… un giorno tira l’altro, prima o poi questa vita terminerà. Il Signore è con noi nella Santa Messa e nel tabernacolo… e loro sono dispersi, smarriti!
Tabernacolo…Tabernacolo… il Tabernacolo è un Natale permanente, quali sono oggi i nostri tabernacoli! In realtà il tabernacolo è l’epifania del mistero, perché dentro e dietro quella porticina illuminata dalla luce del cero perenne c’è Gesù! C’è Gesù! E noi forse lo stiamo dimenticando. Che smemoratezza da parte dei cattolici degli inizi del terzo millennio! Nei nostri tabernacoli c’è Gesù notte e giorno… e noi forse ci siamo disaffezionati! Dentro il tabernacolo, mangiatoia permanente della Chiesa, c’è Gesù. E Maria, che la notte di Natale prende Gesù e lo depone nella mangiatoia… è immagine della Chiesa, che prende il Verbo Eucaristico e lo depone nel tabernacolo. Il nostro più grande tesoro è Gesù! Guardate che cosa dice un grande Padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo nel 400 dopo Cristo. Parlava ai suoi fedeli nella Cattedrale di Costantinopoli… come sto facendo io in questo giorno santo…lui era un santo, io no! E i suoi fedeli rimanevano colpiti nel cuore da questa verità: “Come è possibile che mentre dei Magi, pagani e stranieri, accorrono dalla Persia per vedere il Signore, estasiati davanti alla mangiatoia… noi, che siamo cristiani, non riusciamo a sottrarre neppure un po’ di tempo per godere di questo gioioso spettacolo!”. Non abbiamo tempo per il Signore, Egli è qui! Con noi…nel tabernacolo! Dobbiamo chiedere al Signore che aiuti tutti noi preti, tutti noi ministri del Vangelo a recuperare sempre di più la consapevolezza che Gesù nella Santa Messa si fa presente, il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Poi dopo la Messa Gesù è con noi, rimane con noi nel tabernacolo, mangiatoia perenne.
Non a caso Betlemme vuol dire “casa del pane”: già nel nome c’era questo annuncio profetico dell’Eucaristia. Oh, beate le anime che vivono la loro esistenza immersa, radicata e innestata nel mistero dell’Eucaristia! Dipende sempre da come ognuno di noi vive il suo rapporto con Gesù. Lui è nel tabernacolo per noi. Non è Lui che ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di Lui. Nel tabernacolo è vivo e vero. Conclude San Giovanni Crisostomo: “Ebbene, questa Eucaristia occupa il posto della mangiatoia!”.
San Francesco d’Assisi dirà: “«O umiltà sublime, o sublimità umile: il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umilia tanto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!» (FF 221). «Ogni giorno Gesù viene a noi in apparenza umile; ogni giorno scende dal seno del Padre sull’altare, nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato» (FF 144). Lì, in quel Pane, ancora oggi Gesù si abbassa sulla nostra umanità, si fa piccolo per noi… per me! Dalla piccolezza di Betlemme nella mangiatoia, alla piccolezza grandiosa del tabernacolo. Guardate l’umiltà di Dio e aprite davanti a Lui i vostri cuori. Dobbiamo nutrirci di Gesù… chi mangia la mia carne ha la vita eterna!
San Tommaso d’Aquino, il dottore dell’Eucaristia: “Fructus ventris generosi, nobis natus, nobis datus  ex intacta Virgine” - Frutto di un grembo generoso, nato per noi, dato a noi dalla Vergine intatta. Oggi pieghiamo le nostre ginocchia certamente davanti a Gesù Bambino, ma pieghiamo anche le nostre ginocchia davanti all’Eucaristia, presenza reale del Signore. Mettiamo al centro della nostra vita e della nostra fede l’Eucaristia! Cresciamo con Gesù, nutriamoci di Gesù! Vi garantisco che non ve ne pentirete! Una volta si diceva che alla fine dei nostri giorni, quando la nostra vita sarà appesa ad un filo, gli angeli conteranno tutte le nostre comunioni ben fatte, l’adorazione eucaristica. Al centro deve restare Gesù!

Dalla mangiatoia al tabernacolo. Che questo Santo Natale accenda in noi il desiderio di nutrirci di Gesù, il desiderio di adorarlo, il desiderio di piegare le ginocchia al grande mistero del suo amore che si perpetua sull’altare per tutti noi. Vi auguro di vivere questa Festa del Santo Natale nella pace, nella gioia, nella serenità. Gesù bambino porti, con le sue braccia aperte, un regalo per tutti voi, il regalo più bello: quello della speranza. Coraggio fratelli e sorelle, non perdetevi d’animo, non lasciatevi cadere le braccia. Coraggio, andate avanti, pieni di fiducia e di speranza, perché Gesù è con noi, si è messo dalla nostra parte. È Lui la nostra gioia…Gesù! È Lui la nostra salvezza…Gesù! E nel nome di Gesù, che è la nostra gioia, che è la nostra salvezza, come gli angeli che hanno cantato la notte di Natale, anch’io vi annuncio una grande gioia: “Oggi vi è nato il Salvatore, che è il Cristo Signore!”. Possa questo annuncio riempirvi di gioia e di pace a voi, alle vostre famiglie, nelle vostre case, a tutte le persone a voi care.

Buon Natale, Santo Natale a tutti voi.
Buon Natale alla mia mamma che mi vuole tanto bene e al mio papà che ora mi sorride dal cielo e mi dice: “Va tutto bene!” e Buon Natale a tutta la mia famiglia che in mille modi mi è sempre vicina a mi aiuta ad andare avanti.
Buon Natale ai diaconi Tito e Luciano e alle persone che in questa Chiesa credono in me, ci sono sempre e condividono le cose belle e meno belle di ogni giorno.
Buon Natale a chi mi dà una mano molto concreta e vera, a chi dona il suo tempo per il Signore e per questa Chiesa: senza di loro non so come farei ad andare avanti.
Buon Natale alle tante, tantissime persone che in questo luogo soffrono per la perdita di una persona cara: le vostre lacrime siano asciugate dal Bambino Gesù il Dio della Vita.
Buon Natale ad Alessandro, un mio grande amico, che sta vivendo un momento di angoscia e di non fiducia nella vita: Ale…Dio nasce anche per te!

Buon Natale allora a tutti, con questo augurio:
incontriamo il Bambino nato a Betlemme, il Dio di Gesù Cristo, nella mangiatoia e nell’Eucaristia.

E sarà veramente Natale! Per me, per voi, per tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!

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