Santa Famiglia 27 Dicembre 2015

SantaFamigliaSitoFesta della Santa Famiglia, recita oggi la liturgia. Festa della mia famiglia, delle nostre famiglie, aggiungo io. Festa della mia famiglia concreta, reale da cui provengo o che ho formato o che desidero formare. E di questi tempi fa riflettere questa festa, una provocazione che vola alto sopra le nostre discussioni politiche o sociali, che infonde vigore...

ed energia alla nostra quotidianità, che ridà spessore al nostro Natale. La famiglia è e resta il cuore del nostro percorso di vita, della nostra educazione, spesso è all'origine di molta sofferenza, di qualche delusione e, grazie al cielo, di immensa gioia. Fa sorridere che Dio abbia voluto sperimentare l'esperienza famigliare. Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così… anomala e complicata, dove Maria e Giuseppe vivono nell'astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio, e poi si ritrovano a scappare in Egitto a causa della fama del neonato...
Ma non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella loro concretezza di persone che vedono la loro vita ribaltata dall'azione di Dio, nella loro capacità di dire di sì sul serio, per inserirsi in un progetto più grande, quello che Dio ha sul mondo intero.
Maria stringe forte a sé il neonato, che sente il calore della sua pelle. Giuseppe ora è sereno. L'avventura di far nascere il proprio figlio primogenito lontano da casa l'ha duramente provato ma ora, dopo quella tumultuosa notte piena di emozioni e di segni, il giovane Giuseppe si sente pieno di fiducia per il futuro. Gesù è stato affidato al Dio di Israele, come prescritto, e nel grandioso Tempio di Gerusalemme un vecchio ha preso in braccio il bambino profetizzando: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Dopo la lunga e dolorosa permanenza in Egitto, Maria e Giuseppe tornano a Nazareth, dove Gesù cresce. Ed è un Gesù quasi adolescente, che scappa dai genitori, per discutere con i dottori della Legge, della Torah, al centro della riflessione del Vangelo di oggi.
Che tenerezza trovare due genitori in difficoltà col figlio in piena crisi adolescenziale! Siamo tutti ancora presi dalle emozioni del Natale - spero sia stato un buon Natale per ciascuno di noi! – quasi da dimenticare il peso della concretezza che, come ogni famiglia, Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare. Oggi celebriamo la Santa Famiglia, così diversa dalle nostre famiglie - una madre che è Vergine, un padre adottivo, un figlio che è Dio, eppure così identica alle nostre nelle sue dinamiche affettive. 

Se, dicevamo, Natale ci obbliga a chiederci se davvero vogliamo un Dio così fragile e semplice come un bambino, la meditazione di questa famiglia e dei trent'anni vissuti a Nazareth ci forniscono oggi spunti ancora più incisivi... Il Figlio di Dio cresce, quindi. Cresce nella quotidianità di una famiglia di povera gente, gente però piena di fede e donata al Mistero. Una famiglia che ha qualcosa da dire alla mia famiglia.
La prima riflessione deriva proprio dal tran-tran quotidiano che Maria e Giuseppe vivono. Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno di Dio, possiamo fare un'esperienza forte di spiritualità, possiamo crescere nella conoscenza di Dio. Possiamo sul serio elaborare una teologia del pannolino, un trattato spirituale dei compiti dei figli a casa, una spiritualità delle pulizie di casa e del mangiare insieme ogni giorno. La straordinaria novità del cristianesimo è appunto, la sua assoluta presenza nelle cose quotidiane. Genitori che avete un figlio primogenito: la vostra fatica e le notti insonni, il rapporto faticoso tra voi a causa della stanchezza e le vostre preoccupazioni, sono le stesse di Maria e Giuseppe. Mamme e papà, che avete un figlio adolescente o giovane: le vostre discussioni e le vostre paure, sono le stesse di Maria e di Giuseppe. Per voi che vivete problemi al lavoro: anche Giuseppe ha passato notti agitate prima di chiedere un mutuo, per poter allargare la bottega da falegname. Donne che avete consacrato la vostra vita ai figli come brave mamme: anche Maria ha avuto un velo di tristezza negli occhi quando ha visto il suo primo capello bianco... Uomini e donne che sentite lo scorrere degli anni e forse il peso della malattia: anche Giuseppe e Maria hanno sentito diminuire le loro forze… Dio ha deciso di abitare la normalità della vita, di colmare lo scorrere dei nostri giorni.
La seconda riflessione deriva dalla risposta, apparentemente dura e scortese, che Gesù rivolge ai propri genitori - da buon adolescente! - riguardo al suo restare a Gerusalemme dopo il Bar Miztvah – la cerimonia religiosa e tutta familiare al Tempio di Gerusalemme, dove un bambino ebreo diventa uomo - : Egli si deve occupare delle cose del Padre.
Gesù richiama i propri genitori al primato di Dio nella vita di una famiglia. Siamo insieme, sembra dire con forza l’adolescente Gesù, per aiutarci a trovare la felicità, il senso della vita, siamo insieme per camminare incontro alla pienezza. Se diventiamo cercatori di Dio, realizziamo pienamente anche lo scopo del nostro essere famiglia. Maria e Giuseppe vedono il Figlio di Dio che inizia a fare i primi passi, che passa le notti piangiucchiando per la nascita di un dentino, che piange perché vuole un gioco…
Mi sono chiesto tante volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dire a se stessi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso, guardava, alla fine della giornata, la sua sposa, imbarazzato forse per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa azione di Dio in lei. Maria, quando portava il caffè o il tè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli pieni di trucioli di legno, benediceva in cuor suo il Signore per avergli dato un compagno così semplice e vero. La Santa Famiglia ci invita a guardare le altre persone della famiglia con uno sguardo di fede e di luce, cercando in profondità il Mistero nascosto nelle persone che Dio ci ha messo accanto.
A Gerusalemme, inizia per Maria, la madre, il faticoso cammino della fede dietro a quel ragazzo, il suo ragazzo, che silenziosamente accompagnerà sino alla morte. È un messaggio veramente grande quello che viene a noi dalla famiglia di Nazareth, un messaggio di importanza vitale in questo nostro tempo, per tanti aspetti inquieto e carico di incertezze. Maria e Giuseppe ci insegnano che in ogni figlio che nasce c'è un progetto, che non è quello che ogni padre e ogni madre fanno, ma è un progetto che nasce dalla volontà di Dio; sta ai genitori saperlo scorgere, saperlo accogliere e saperlo promuovere. I figli devono crescere nell'amore verso di loro, amore che si esprime anche nel rispetto e nella sottomissione, atteggiamenti che non compromettono la realizzazione di una propria personalità ma, al contrario, valgono a maturare una autentica libertà, che è tale nella misura in cui tiene conto degli altri, anzi nella misura in cui si è capaci di amare gli altri, come oggi Gesù insegna: "Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.... E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." 
La Famiglia di Nazareth, la Sacra Famiglia, si offre perciò come icona di vita familiare, un modello che ci parla di dedizione, di amore, di armonia e di rispetto reciproco; una vita familiare il cui centro è Cristo; infatti è lui che si deve cercare, conoscere, accogliere e seguire; perché solo Lui è la luce che può guidare i passi di tutti, genitori e figli, verso la Verità che salva.
Affidiamo allora oggi a Dio le nostre famiglie, con tutta la fatica e la gioia, le contraddizioni e le povertà, le emozioni e il bene che ci sappiamo dare. Dio ci abita, Dio abita nella nostra famiglia.

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