5 di Pasqua 24 Aprile 2016

Amatevi.giobaAvete presente in tv la pubblicità dei rubinetti di qualche anno fa? Un idraulico entra in una stanza e vede un buco dal quale esce l'acqua. Ci mette un rubinetto per bloccarla. Nel frattempo se ne apre un altro. Altro rubinetto. Ma un foro si apre sul pavimento, poi un altro sul muro, poi uno sul soffitto, uno sull'angolo. E vedi l'idraulico inzuppato di acqua che corre, tappa buchi ma non ne esce fuori.
Cosa c'entra questa pubblicità con le nostre letture di oggi?


Guardateli gli Apostoli di Gesù! Partono da Antiochia: li danno per pazzi. Passano per Attaglia, Perge, Frigia, Iconio: fustigazioni, legnate, pelle insanguinata.
Non si arrendono: sandali ai piedi… e via alla conquista di Listra, camminando sulla terra di Derbe, oltrepassano i confini della Galazia, radunano folla, parlano di Cristo a Neapolis. Insulti e sputi, qualche timido applauso… ma successo zero. Non si arrendono: varcano Filippi, bussano a Tessalonica, Corinto e Atene…promesso: “Ti ascolteremo un'altra volta. Oggi no!”. Mileto, Patos, Clivia e Rodi: gli Apostoli sono la rovina dei sommi sacerdoti, sono l'incubo delle piazze, sono l'ansia dei governatori. Ovunque vanno creano confusione parlando di Gesù di Nazareth.
E questo non succede ancora oggi…magari proprio qui?

E ti chiedi: cos'è successo? Semplice: hanno incontrato un Uomo! Ancora più semplice: Pietro ha pensato che se lui ha un euro e un altro ha un euro e se lo scambiano, alla fine si trovano ancora con un euro. Ma se lui ha un sogno e l'altro ha un altro sogno e se lo scambiano, alla fine se ne vanno con due sogni ciascuno. 

Un Uomo che li ha amati, cercati, trovati, sedotti e inviati nel mondo. E io oggi li ringrazio: se io sono cristiano, oggi, lo devo a loro, che un giorno, nonostante le minacce e mettendo da parte la paura, hanno raccontato una storia “proibita e non da raccontare”. "Spiacenti - hanno detto sfidando le catene e le persecuzioni - ma noi dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". Pietro e Giovanni sono messi in prigione e l'indomani compaiono davanti ai capi e agli anziani. E hanno segnato l'inizio di una storia che qualcuno voleva ad ogni costo che fosse dimenticata.
Gli Apostoli e i primi cristiani sono un po' come i cantastorie che trovi negli angoli delle piazze, ai crocicchi delle strade: ogni tanto, nella nuvola di passanti, brilla una fisarmonica, un vecchietto aleggia una canzone. E il cantastorie, imperterrito, senza badare al numero dei clienti, riprende il suo racconto antico e sempre nuovo. E alla fine non chiede di aprire per forza il tuo portafoglio, ma si accontenta che qualcuno custodisca quella storia nel fondo del cuore. Possono anche arrivare le guardie a sloggiare l'ultimo abusivo e impedirgli di intralciare il traffico, di disturbare gli affari. Lui si sposta in un altro angolo, recluta alcuni bambini e riattacca il racconto. Spettacolare: si siede in mezzo alla gente, sente il sapore e il profumo del popolo, s'inebria di una canzone. E tutto questo è splendido perché dà significato alla vita. E così è il Signore: è in grado di renderti felice al punto tale che questa felicità senti il bisogno di trasferirla agli altri, di raccontarla a tutti coloro che ti accostano nel cammino della vita.
Morale della storia: le autorità, i guardiani dell'ordine possono chiudere le scuole o le chiese, bloccare le strade, ostacolare la fantasia, proibire la novità, bruciare i testi che raccontano di un Amore.
Ma non riusciranno mai ad estirpare un racconto, una canzone, una poesia dal cuore di un innamorato.
Giovanni Paolo II, un cantastorie innamorato che faceva vibrare cantando l'Amore, lo disse con il cuore in mano a due milioni di giovani nella notte di un sabato d'agosto dell’anno 2000 a Tor Vergata: "Carissimi giovani, siate le sentinelle del mattino. Anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni, comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio. Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì!". Se non ha ragione quel vecchio Profeta: il sangue forse no, ma la fedeltà sì.

“In realtà – continuava il vecchio Papa in quel sabato d’agosto - è Gesù che noi cerchiamo quando sogniamo la felicità”. Ci vergogniamo magari a dirlo, ma in realtà quell'Uomo c'incanta. Ci strega la profondità di quello sguardo, la tenerezza di quelle mani, le parole di vita e di amore che escono da quella bocca... Ci fa impazzire quel suo essere bambino, quel nascondersi sotto le vesti di un Viandante, quella capacità di amare senza imprigionare, quel sorriso che cela semi di speranza. Ci sconcerta che quell'uomo senza usare un telefono, senza vedere mai un film, senza mai esser stato inquadrato dalla tv agganci lo sguardo di milioni di persone.
Un uomo che è morto ed è risorto esattamente per quello che è vissuto: per insegnare a vedere sempre più in là, per sognare in grande, per amare i fratelli come Lui ci ha amato, in poche parole per credere in Lui che è “la Via, la Verità, la Vita”. Lui è la nostra vita e la nostra felicità.

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