Epifania 6 Gennaio 2016

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La Liturgia di questa solennità dell’Epifania ci invita con forza e anche con coraggio a guardare il cielo. Noi oggi forse rischiamo di non sapere più guardare in alto, magari anche solo per ammirare un cielo trapuntato di stelle. I Magi, invece, fanno un gesto semplice, ma fondamentale: tra le molte stelle ne scelgono una...

e cominciano a lasciarsi guidare dove non avrebbero mai pensato di arrivare.

Cosa ci dicono i Magi? Che vengono da Oriente: "Ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme". Tanto è precisa la località di arrivo, Gerusalemme, tanto è ampia e generica, la loro provenienza. "Da Oriente": senza altre parole, senza aggettivi, senza precisazioni. Oriente dice un riferimento grande… che contiene tutti i paesi e tutte le provenienze. Ma una cosa certa è che l'Oriente è il luogo dove sorge una luce. E proprio perché sorge, allora non è ancora luce piena. Oriente, dunque, come luogo dell’inizio, luogo dell'aurora. Questo è luogo di una luce che sta per cominciare e non è ancora la luce fiammeggiante che di giorno copre l'intero arco del cielo, ma questo inizio di luce nasconde una grazia. È come un dono. Proprio perché non è luce piena, consente a chi guarda di vedere una stella che attraversa il cielo non ancora inondato di luce. Sembra un paradosso e invece è la realtà. Senza questo buio, senza qualche ombra che si muove nell'oscurità, le stelle non le vedresti mai. Perché Oriente è anzitutto un paese dello spirito. Terra di ricerca, terra di domande, di sogni e di prospettive. Terra di uomini e donne che non danno mai niente per scontato. 

Imparare allora ad essere come i Magi che all'aurora sanno scorgere il germogliare della speranza, là dove nessuno avrebbe mai osato. Tanto che qualcuno, al loro ritorno, sentendo che in quel lungo viaggio avevano solo adorato un Bambino, avrebbe potuto dire con un po' di ironia: tutto qui? Ed essi prontamente avrebbero detto: sì, è proprio tutto qui. Che il tutto inizia proprio da qui. Questo ci insegnano oggi i Magi venuti dall’Oriente.

Poi i Magi, guardando la stella, si mettono in viaggio. Come Abramo, come i grandi patriarchi. E da Oriente giungono a Gerusalemme, dove, in ragione delle loro domande, avviene una grande consultazione circa il luogo dove sarebbe nato il Messia. E così a Gerusalemme viene aperto il Libro della Scrittura. È importante questo passaggio. Per incontrare il Messia non basta consultare i cieli e interrogare la natura. Occorre confrontarsi con la storia di un popolo, la promessa fatta a questo popolo. Ricordate quanto già ci diceva il Libro del Siracide a riguardo della Sapienza, che, dopo aver avvolto la terra come una nube, decide di fissare la sua tenda in Giacobbe? Sir 24,1-12. È proprio qui che entra in gioco il Libro. Un libro da aprire, un libro che appartiene a un popolo che andrà sempre consultato. I Magi, prima di arrivare a Betlemme ci insegnano a passare da Gerusalemme per consultare la Scrittura, per passare poi dalla Scrittura ad adorare la luce radiosa di Gesù Bambino.

Ma non basta avere il Libro, cioè essere depositari della promessa di un Messia che sta per arrivare. Il pittore Van Gogh scriveva nel suo diario: "Io amo e quindi vivo. Non voglio più dipingere Dio nelle cattedrali e nelle chiese; voglio dipingere Dio negli occhi lucenti degli uomini".
Come insegnano i Magi, dobbiamo uscire da Gerusalemme. Ed è così che ancora la stella ricompare: "Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino". Se la stella ricompare è perché era scomparsa. Anche questo ci insegnano i Magi: a non scoraggiarci nella ricerca, a non fermarci davanti a nessun intoppo. Può anche essere strano che la stella si oscuri mentre ormai ti stai avvicinando alla meta. Perché è normale che ci siano giorni in cui ti sembra di brancolare nel buio più profondo. Anche Gesù sperimenta lo scomparire della luce, avvicinandosi a Gerusalemme per compiere la sua missione. E l'agonia nell'Orto degli Ulivi lo testimonia. Tu però non temere. Perché la stella riappare, per guidarti dove c'è il Bambino. Solo non oserà entrare. Si fermerà fuori, perché dentro quell'umile casa la illumina Gesù Bambino, "la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" Gv 1,9.

Ma non sono di certo gli unici a muoversi, in cammino verso la salvezza. Il profeta Isaia ci parla di "ricchezza di genti" in cammino verso Gerusalemme, di re che vanno in cerca dello splendore della città santa, di abbondanza che proviene dal mare, di cammelli e dromedari provenienti da Madian, Efa e Saba - Egitto, Arabia ed Etiopia, forse -; Paolo - più teologico e meno figurativo - parla di un cammino di rivelazione iniziato nelle "precedenti generazioni" e giunto agli apostoli e ai profeti.

Tutti in viaggio, insomma, tutti in cammino, a formare un solo popolo di fronte al Bambino Gesù. L'Epifania, più che la festa di una stella cometa che appare nel cielo, è riconoscere il Mistero del Dio fatto uomo svelato agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo, purché accettino di fare la fatica di mettersi sempre in cammino.
Chi si ferma, è perduto; chi si ferma - Erode, l'unico a non muoversi mai - non riconoscerà la grandezza del Mistero di Dio, e penserà di far coincidere la gloria di Dio con la propria gloria, eliminando tutto ciò che vi è di intralcio. Così si è formato il popolo di Dio, così si è formata e continua a formarsi la Chiesa; con uno stuolo di genti che da ogni parte della terra va a contemplare il grande Mistero. Ci sono tutti, in questa Epifania mai conclusa della Chiesa: gente che cammina con le proprie gambe e gente che viene portata in braccio, re e poveri, uomini e donne, popoli dei quattro punti cardinali della terra, genti che arrivano trasportate dal mare della confusione spirituale e genti che arrivano in fila, ordinati, come fossero una colonna di cammelli, apparentemente forti, ma capaci anche di perdersi, in mezzo al deserto del nostro tempo e del nostro mondo di oggi.
L'Epifania nella Chiesa continua, non si può fermare: il Mistero di Dio non è ancora rivelato pienamente a tutte le genti e a ogni uomo, e finché noi occupiamo questo lembo di terra e questo spazio di tempo, siamo tenuti a sentirci in cammino e a costruire il popolo di Dio.
La nostra vita luminosa diventa il libro aperto dell’Epifania di Gesù, diventa luce che riflette e rimanda altra luce: “Noi siamo una lettera di Cristo, scritta con lo Spirito del Dio Vivente conosciuta e letta da tutti gli uomini” 2Cor 3,2-3.

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