2 di Avvento 6 Dicembre 2015

2Avvento 2013bis

"Nell’anno XV dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la Parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto".
Traduciamo: "Nell’anno 2015...

mentre Obama era presidente degli Stati Uniti D’America, Angela Merkel cancelliera della Germania, Matteo Renzi primo ministro dell’Italia, Francesco sommo pontefice e Giuseppe Zenti vescovo di Verona… la Parola di Dio venne su… e qui il nome di ognuno di noi che oggi ascoltiamo". Tradurre così il Vangelo di Luca non è presunzione, né tanto meno uno scherzo. È proprio il messaggio di questa domenica e quello che succede ad ogni credente, cioè ognuno di noi.

È comunque insolito come comincia il brano del Vangelo che abbiamo appena letto, ma dobbiamo sapere che al tempo in cui l'evangelista Luca scrive, non esisteva un calendario universale. Ogni popolo misurava il tempo in un modo diverso dagli altri. Per esempio: i Greci contavano gli anni a partire dalla prima Olimpiade, i Romani contavano il tempo a partire dalla fondazione di Roma, gli Egizi in base alle piene del Nilo... ogni popolo aveva il suo calendario e non ne esisteva uno che valesse per tutti. 
Ecco perché Luca, volendo parlare a persone che contano il tempo in modo diverso, sceglie di fare come abbiamo letto: dà tante informazioni particolareggiate, in modo che ciascuno possa avere dei punti di riferimento e capire bene di che anno si tratta.
Ma perché Luca ci tiene ad essere così preciso? Mentre scrive, sa che ci sono in giro voci che dicono che Gesù è solo una favola, che non è il Figlio di Dio, che la sua storia l'hanno inventata gli apostoli e i discepoli... Per questo decide di dare tanti dettagli storici così da fissare bene il tempo e il luogo degli avvenimenti. È il modo che Luca sceglie per dire a chi legge: tutto questo è successo davvero, è successo in quella terra e in quell'anno preciso: siamo nell’anno 28 dopo Cristo.

Il Vangelo chiama a confronto storia e profezia. La storia è riassunta da Luca nell'elenco iniziale di sette nomi propri che tracciano la mappa del potere politico e religioso. Sono sette, a simboleggiarne la pienezza e a convocare il potere di ogni tempo e di ogni luogo. Alla geografia dei potenti sfuggono però un deserto, un uomo, una parola.

Infatti nel Vangelo, la figura dominante è Giovanni, figlio di Zaccaria, che in un preciso momento della storia, accoglie la “Parola di Dio scesa su di lui” e predica un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Nei primi capitoli del suo Vangelo, Luca ci fa incontrare Giovanni Battista sempre in parallelo con Gesù. I due personaggi hanno molte cose in comune: annunciati e nati per grazia di Dio in condizioni non favorevoli, rimangono ambedue nascosti per la maggior parte della loro vita. Il loro ministero dura poco tempo e ambedue moriranno di una morte ingiusta, violenta e crudele.
Giovanni è un personaggio emblematico e importante: la sua vita è tutta orientata a Gesù, è venuto a preparare la via al Signore; è un uomo maturo, cosciente della sua missione.

Luca all’inizio si sofferma a lungo a presentare il contesto storico del suo racconto.
Vuole mostrare come l’Avvento della Salvezza non sia un evento mitico o fantastico, bensì un fatto storico preciso. Ecco allora la citazione di tutti i personaggi del tempo. Molti di questi avranno un ruolo importante in tutta la vicenda di Giovanni ma soprattutto in quella di Gesù. Luca cita il potere politico e menziona anche le massime autorità religiose del tempo. Questo contesto raccontato da Luca, non ha solo lo scopo di mostrare la storicità dei fatti narrati, ma di mettere in luce anche un senso più alto. Gesù il Figlio di Dio è entrato nella storia, in questa storia travagliata e confusa, carica di divisione e di violenza, di peccato e di cose non compiute. Luca oggi potrebbe iniziare anche così: “Nell’anno quattordicesimo dopo l’assalto alle torri gemelle, mentre la Siria era divorata dalla guerra civile e il mondo islamico rinvigoriva la storica lotta fra sciiti e sunniti, quando Martin Schulz era presidente dell’Unione Europea e Vladmir Putin della Russia, nel secondo mandato di Barak Obama, regnante Francesco papa, in occasione del vile assalto contro civili inermi da parte di terroristi islamici…” E l’evento che narrerà di lì a poco, interessa l’intera storia dell’uomo, sia essa politica che religiosa. Ciò che sta per avvenire ha un valore altissimo che coinvolge tutto e tutti.
Ecco l’evento: «La parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto». Il soggetto non è Giovanni, ma la
Parola di Dio. È lei che viene. Ed è Dio l’autore di tutto. Dio opera in Giovanni una chiamata come quella di altri profeti dell’Antico Testamento. Da questo momento egli renderà noti i pensieri e la volontà di Dio. Egli diventerà l’annunciatore di «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». È l’invito a immergersi nell’acqua, non più in segno di purificazione cultuale, ma come impegno di migliorare la propria condotta di vita e di cambiarla in modo radicale.
Da uno sguardo basso sulle cose, come se esse non dovessero mai finire, ad una visuale più alta che costringe a fare i conti con l’eternità di Dio.

L’azione profetica di Giovanni è confermata dalla citazione di Isaia contenuta negli ultimi versetti della Prima Lettura.
Giovanni è la voce che grida di preparare la novità attesa da Israele. E la novità è grande: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». La speranza è per tutti i popoli del mondo, per ogni uomo ed ogni donna. Si accende una luce che rimanda tuttavia ad una più grande. Giovanni è solo il precursore, Gesù sarà la vera novità della storia e del mondo intero…. perchè a storia la scrivono gli uomini, ma la Storia la cambia Dio.

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