Preghiera e Liturgia

Il Tabernacolo 3

ChiesaMonacheSSTrinitAndriaIl Tabernacolo:
la normativa vigente.

 
Dopo il Concilio Vaticano II la disposizione liturgica del tabernacolo è condizionata da due scelte specifiche: la celebrazione della Messa verso il popolo e il significato del segno. Sulla base di queste due condizioni si comprendono le normative vigenti che definiscono il posto per la custodia della SS. Eucaristia. È evidente che il tabernacolo sulla mensa dell’altare, soprattutto se monumentale, non consente di celebrare rivolti al popolo. La diffusione universale di questo modo di celebrare ha portato prevalentemente alla separazione dei due luoghi liturgici.

In alcuni casi il tabernacolo continua ad essere mantenuto sull’altare. L’altro motivo è così espresso: «In ragione del segno, è più conveniente che il tabernacolo in cui si conserva la SS. ma Eucaristia non sia collocato sull’altare su cui si celebra la Messa» OGMR 315. La ragione del segno viene anche spiegata nelle premesse al Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico RCCR6 dove, riferendosi al documento conciliare Sacrosanctum Concilium n.7, si afferma: «Nella celebrazione della Messa sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa. È presente, in primo luogo, nell’assemblea dei fedeli riuniti in suo nome; è presente nella sua parola, allorché si legge in chiesa la Scrittura e se ne fa il commento; è presente nella persona del ministro; è presente infine e soprattutto sotto le specie eucaristiche: una presenza, questa, assolutamente unica, perché nel sacramento dell’Eucaristia vi è il Cristo tutto e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente».
Proprio per questo la presenza di Cristo sotto le specie consacrate viene chiamata reale, non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per eccellenza.
Ne consegue che è più consono alla natura della sacra celebrazione che sull’altare sul quale viene celebrata la Messa non ci sia fin dall’inizio, con le specie consacrate conservate in un tabernacolo la presenza eucaristica di Cristo: essa infatti è il frutto della consacrazione, e come tale deve apparire.
Tale intento è certo importante in quanto vuole mettere in luce le varie forme della presenza del Signore nelle azioni liturgiche e dare a ciascuna la possibilità di essere percepita e valorizzata. Tuttavia, non deve essere assolutizzato. Infatti la tradizione liturgica attesta anche un incontro con il SS. Sacramento immediatamente prima della celebrazione eucaristica, soprattutto quella del Papa o del Vescovo. L’Ordo Romanus ci informa che nella processione di ingresso il Papa sosta per venerare i Sancta che gli sono portati dagli accoliti, che a loro volta recano i doni pre-santificati presso l’altare, affinché il Pontefice li infonda nel calice RIGHETTI, Storia liturgica, Ancora edizione anastatica, 1998, vol. III, p. 164. Ancora oggi nell’ingresso del Vescovo, prima della Messa, è prevista una breve adorazione davanti al SS. Sacramento CE79 e 1180. Anche in alcune Liturgie Orientali l’Eucaristia è custodita sulla mensa dell’altare insieme con l’Evangeliario e la Croce. Quindi, se da un lato deve essere osservata la normativa della Chiesa, non si deve disdegnare di celebrare su un altare sul quale vi è già il SS. Sacramento, né escludere che il tabernacolo possa essere posto permanentemente sull’altare della celebrazione. Occorre inoltre osservare che soltanto nel caso in cui il SS. Sacramento è fuori dal presbiterio nella sua cappella propria si realizza visivamente la ragione del segno. Infatti, anche se assente dalla mensa dell’altare, nella gran parte dei casi, il tabernacolo si trova comunque nell’orizzonte ottico dei fedeli che guardano all’altare mentre seguono la celebrazione eucaristica.

L’ Institutio generalis del Messale Romano del 1970 recita: «Si raccomanda vivamente che il tabernacolo in cui si conserva la santissima Eucaristia sia collocato in una cappella adatta alla preghiera e alla adorazione dei fedeli. Se però, data la struttura particolare della chiesa e in forza di legittime consuetudini locali, tale sistemazione non fosse possibile, il Santissimo venga collocato su qualche altare o anche fuori dell’altare in posto d’onore e debitamente ornato» IGMR 276. La Chiesa, oggi, sceglie come posto ideale per il tabernacolo la cappella, distinta dalla chiesa, degna e adatta alla preghiera personale dei fedeli. Si raccomanda che il tabernacolo, secondo un’antichissima tradizione conservata nelle chiese cattedrali, sia collocata in una cappella separata dall’aula centrale…CE49 e questo viene proposto a tutte le chiese.
Nelle chiese di nuova costruzione sarà facile realizzare con le qualità necessarie la cappella del SS. Sacramento. Invece nella maggioranza delle chiese storiche tale cappella non esiste e perciò si prevedeva che il Sacramento fosse conservato su un altare laterale o in un altro posto d’onore. Questa disposizione tuttavia, ha provocato qualche difficoltà in quanto il SS. Sacramento è stato posto in linea con le devozioni e così fu privato della sua centralità e della sua unicità. In molte chiese il grande tabernacolo dell’altar maggiore rimane ancora vuoto e il SS. Sacramento giace in un tabernacolo laterale e meno importante. Ciò ha contribuito al collasso della pietà eucaristica nei fedeli e ha ridotto la portata dogmatica dell’Eucaristia e la sua assoluta preminenza nella chiesa.
Fu opportuno allora l’emendamento introdotto nell’Ordinamento Generale della terza edizione del Messale Romano dell’anno 2000, che recita: «Conviene quindi che il tabernacolo sia collocato, a giudizio del vescovo diocesano: o in presbiterio, non però sull’altare della celebrazione, nella forma e nel luogo più adatti, non escluso il vecchio altare che non si usa più per la celebrazione; o anche in qualche cappella adatta all’adorazione e alla preghiera privata dei fedeli, che però sia unita come struttura con la chiesa e ben visibile ai fedeli» OGMR 315.

Alla luce di queste indicazioni possiamo raccogliere alcuni elementi di sintesi. Nelle chiese nuove sarà possibile progettare la cappella del SS. Sacramento, curando questi criteri liturgici:
–  Essa dovrà essere distinta ma non separata dalla chiesa, essendo uno dei luoghi liturgici più importanti.
–  Dovrà essere unica ed eminente. Non sarà una della serie delle eventuali altre cappelle devozionali e dovrà distinguersi tra tutte per l’architettura ed emergere per l’arte.
– Sarà ben visibile, facilmente accessibile e adatta all’adorazione e alla preghiera personale, in modo che i fedeli possano con facilità e con frutto venerare, anche con culto privato, il Signore presente nel Sacramento RCCE9.

Nelle chiese, dove non si potrà costruire una apposita cappella, l’Eucaristia dovrebbe essere conservata nel presbiterio e in luogo centrale, per evitare che i simboli prevalgano sulla Realtà e i fedeli sentano come centrale la Presenza del Signore Gesù. Nelle chiese storiche nelle quali già vi è la cappella del SS. Sacramento il problema non esiste. Però, se tale cappella non c’è e il Sacramento è da sempre conservato nel tabernacolo dell’altar maggiore, in questo caso esso rimane il luogo più degno per custodire la SS. Eucaristia. È necessario inoltre osservare che adattare alla custodia del SS. Sacramento una cappella eretta per il culto della Santa Vergine o di un Santo, potrebbe interferire nella percezione piena della Presenza eucaristica, perché i fedeli vi accorrono per venerare l’immagine.
In ogni caso si dovrà evitare un altare laterale o un altro luogo qualunque privo di un proprio spazio e di una spiccata dignità. In tale prospettiva il tabernacolo dovrebbe essere mantenuto lì dove fu in origine progettato: l’edicola eucaristica in certe rare chiese antiche; il tabernacolo sull’altar maggiore delle chiese barocche, la cappella del SS. Sacramento nelle chiese che ne possono disporre. Solo così la tradizione della Chiesa si esibisce in tutta la sua varietà e ricchezza e il mistero eucaristico è descritto nell’ampio ventaglio delle sue realizzazioni storiche. È necessario che la teologia stia alla base di tutto, per assicurare ai fedeli una catechesi, una celebrazione e una spiritualità complete sotto ogni aspetto del Mistero. Questa educazione deve sgorgare dalla posizione e dalla forma dello stesso tabernacolo, che deve poter significare e comunicare subito con l’eloquenza dell’arte quella realtà invisibile e soprannaturale che custodisce.

Qualcuno potrà dire che queste norme sono ancora legate all’architettura classica, ma che non possono valere per quella moderna, così diversificata e nuova nella composizione delle varie parti di una chiesa. Tuttavia, questi principi valgono comunque. Infatti il tabernacolo in una chiesa cattolica dovrà essere sempre quel luogo santo ed eminente che custodisce tutto il bene spirituale della Chiesa, Cristo stesso, nostra Pasqua e Pane vivo che dà vita agli uomini PO5; RCCE1.

Il Santo Padre Benedetto XVI nella sua Esortazione Apostolica «Sacramentum Caritatis» espone con chiarezza l’interpretazione più attuale della normativa relativa al tabernacolo: «In relazione all’importanza della custodia eucaristica e dell’adorazione e riverenza nei confronti del sacramento del Sacrificio di Cristo, il Sinodo dei Vescovi si è interrogato riguardo alla collocazione del tabernacolo all’interno delle nostre chiese. La sua corretta posizione, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel SS. Sacramento. È necessario pertanto che il luogo in cui vengono conservate le specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa. Nelle chiese in cui non esiste la cappella del SS. Sacramento e permane l’altar maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell’Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante. Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del SS. in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile. Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico. Ovviamente è necessario tener conto di quanto afferma in proposito l’Ordinamento Generale del Messale Romano. Il giudizio ultimo su questa materia spetta comunque al Vescovo diocesano» in Supplemento a L’Osservatore Romano, n. 60, mercoledì 14 marzo 2007, n. 69.
 
Sia lodato Gesù Cristo.

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