Santi Pietro e Paolo 2021
San Pietro: il primato della fede e dell'amore.
San Paolo: l'Apostolo delle Genti.
Celebriamo oggi la Solennità dei Santi Pietro e Paolo. La Chiesa celebra il suo fondamento apostolico, per mezzo del quale essa poggia direttamente sulla pietra angolare che è Cristo. Pietro e Paolo sono le colonne della nostra fede; da loro il dialogo tra istituzione e carisma si intreccia per far progredire il cammino della vita cristiana.
Affidiamo alla loro intercessione il Santo Padre, i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi e tutto il popolo di Dio. La Chiesa risplenda della fede degli Apostoli e della loro testimonianza che li spinse a donare la vita per il loro Maestro e Signore.
San Pietro.
«A te darò le chiavi del regno celeste: quel che legherai sulla terra sarà legato nei. Cieli: e quel che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Mt., 16,13-19. Le parole che concludono la narrazione evangelica sono scritte in latino ed in greco, le due più grandi lingue della Chiesa, nel fregio che corre sotto la volta e la cupola del più vasto tempio del mondo e sono la testimonianza nei secoli della grandezza di Colui, del quale la Basilica, che porta il suo nome, custodisce la Tomba gloriosa.
Primato di fede.
Evidentemente se Simone dovrà esercitare un primato sopra gli altri Apostoli, sarà un primato soprattutto di «fede».
E, pertanto, quel giorno Gesù ha fatto di Pietro il fondamento della sua Chiesa; sopra di questa «pietra» fondamentale il grande edificio della società dei credenti verrà innalzato; chi cozzerà contro questa pietra s'infrangerà miserabilmente; chi vorrà costruire senza di questo fondamento vedrà crollare la sua costruzione. A lui e non ad altri verrà affidato perfino il compito di confermare nella fede gli stessi fratelli di apostolato. La preghiera di Gesù è infinitamente potente: potrà cadere Simone, ma la fede di Pietro non potrà venir meno. Così, dopo Pietro, attraverso i secoli, il Papa è sempre stato «il primo nella fede», centro di armonia spirituale nel mondo. Questa società umana, dove sono tanto vivi i contrasti, tanto frequenti le dissonanze, come in un'immensa composizione musicale, si ridurrebbe ad una spaventosa discordanza, se non fosse sotto la direzione di un Maestro, la cui guida è sicura, il cui insegnamento è infallibile, perché è il Vicario autorizzato di Colui che disse: «Io sono la Verità».
Primato di amore.
Gesù non aveva scelto i suoi Apostoli tra i perfetti: uomini di fede, di slancio, uomini generosi, ma non santi: forse proprio perché fossero i primi a comprendere che la santità è una faticosa conquista, della quale è già grande il nostro merito, se siamo riusciti a non opporre ostacoli alla grazia. «Santi» lo sarebbero diventati, ma non senza sperimentare prima la propria debolezza.
Noi sappiamo dal racconto della Passione che Pietro ne ha fatto un ben doloroso esperimento in quella notte nella quale sembro' smentire il suo magnifico grido di fede con la protesta giurata di non conoscere neppure il Maestro divino e quasi offerse a Gesù un motivo molto valido per non mantenere la promessa del primato, che era in un certo qual senso legata alla testimonianza di Cesarea di Filippi. Ma Gesù ha voluto mantenere la sua promessa; soltanto ha condizionato il conferimento del primato ad una solenne protesta di amore, che facesse Pietro, nonostante la caduta o forse proprio perché la caduta era stata lavata da un torrente di lacrime «il primo nell'amore». «Simone di Giovanni - gli chiede il Maestro - mi ami tu più di costoro? ed addita gli altri Apostoli. Pietro non osa più preferirsi agli altri e risponde semplicemente: «Si, Signore, tu lo sai che io ti amo». E Gesù a lui: «Pasci i miei agnelli». L'amore lo rende quindi degno di essere ancora un apostolo. Ma Gesù insiste una seconda ed una terza volta: «Mi ami tu?». Pietro è turbato da una folla di ricordi dolorosi: un nodo di pianto gli serra la gola e tuttavia, poiché sente che il cuore non può ingannarlo, ancora una volta, ma più appassionatamente, fa appello alla scienza di Gesù, cui non serbano misteri le coscienze, e trova la forza di gridare: «Signore, tu conosci tutto; tu lo sai che io ti amo».
È vero; Gesù era certo del suo amore; ma tutti dovevano esserne egualmente certi. Poiché i supremi poteri portano anche un primato d'amore, era necessaria questa solenne testimonianza ed investe Pietro dell'autorità di suo Vicario in terra, dicendogli: «Pasci le mie pecore»; cioè sii il pastore di tutto il mio gregge: non solo degli agnelli, ma anche delle pecore, che sono le madri del gregge; non solo dei fedeli ma anche dei Pastori dei fedeli.
Il primato di Pietro è un primato di amore: il suo ardore, che si rivela in così numerose circostanze, è fiamma di carità verso Dio; il suo impetuoso apostolato, che meraviglia i convenuti per la Pentecoste ebraica e lo condurrà fino a Roma, per fondarvi il nuovo impero dello spirito, è fiamma di carità verso le anime: Dio e il prossimo, il duplice obbiettivo del precetto cristiano dell'amore.
Da diciannove secoli.
Così in Pietro, così nei suoi Successori: da 19 secoli essi conservano il primato d'amore.
Arrivò a Roma nel 42 e fu il 1' Vescovo per 25 anni. Fu arrestato a causa dell'incendio della città durante la persecuzione di Nerone. Fu condotto al carcere Mamertino e, come testimonia Origene Sacerdote, fu condotto con migliaia di cristiani sul colle Vaticano nel circo Neroniano e crocefisso a testa in giù il 29 giugno 64 insieme ai Protomartiri (30 giugno 64).
San Paolo.
Poiché egli estendeva la «Buona Novella» a tutti i popoli provenienti da tutte le credenze fu detto «l'Apostolo delle Genti».
Fu l'Apostolo missionario per eccellenza: gran viaggiatore, grande predicatore e, dove non poteva giungere con la voce, missionario per mezzo delle sue 14 lettere, bellissime, potentissime, cariche d'insegnamenti morali, piene d'illuminazioni dottrinali, balenanti d'intuizionj mistiche, cariche di verità teologiche, ardenti d'esortazioni spirituali. Lettere simili a spezzoni di fede, che incendiarono il mondo e anche oggi bruciano alla lettura.
La ricostruzione dei viaggi apostolici di San Paolo, quattro o cinque che questi siano stati, ha fatto sudare storici e geografi. Ci restringeremo ad un solo episodio, che in se stesso può compendiare tutta l'azione missionaria dell'Apostolo delle Genti; l'episodio cioè della sua predicazione ad Atene.
La figura di San Pietro prende risalto sullo sfondo della Roma imperiale. Un povero pescatore della Palestina, che nella città dei Cesari si presenta come Vicario di Dio! Anche San Paolo si recherà a Roma, dove verrà decapitato, perché Israelita di cittadinanza romana; ma forse la sua figura di missionario prende maggiore spicco sullo sfondo di Atene, città intellettuale, capitale dei filosofi. Possiamo immaginare questo israelita, di piccola statura, di aspetto sgraziato; ispido di pelo, con gli occhi arrossati, il naso semitico sulla bocca amara, mal vestito, peggio calzato, eloquente, ma non forbito, appassionato, ma non seducente, tra gli eleganti ateniesi avvolti nelle clamidi candide, i retori dalla voce flessuosa, i sofisti dai discorsi sottili.
«Par che annunzi divinità straniere», dicevano alcuni, nell'udirlo parlare e alzavano le spalle. Ma poiché nella città che già fu di Socrate e di Platone certe novità piacevano, lo condussero nell'Areopago, perché esponesse le sue nuove, stravaganti dottrine. Allora Paolo ebbe un felice spunto e rivolto ai curiosi, cominciò col dire «Uomini ateniesi, io vedo che voi siete in tutto e per tutto particolarmente religiosi. Tant'è vero che, passando in rivista i vostri santuari, ho trovato persino un altare con questa iscrizione: "Al Dio giusto ignoto". Ora, io annunzio quel Dio, che voi onorate senza conoscerlo». Gli ateniesi, sorpresi di tale rivelazione, gli prestarono attenzione per qualche tempo; ma quando l'Apostolo venne a parlare della Resurrezione di Gesù, i più cessarono di prendere sul serio le sue parole. Sorridendo ironicamente o ridendo sgarbatamente, lo interruppero dicendo: «Di questo, ti ascolteremo un'altra volta», e voltandogli le spalle lo lasciarono solo. Solo, in mezzo all'Areopago, tra le lisce colonne e le statue scolpite; solo col suo Dio ignoto, resuscitato e resuscitatore. Lo seguivano però un filosofo toccato dalla rivelazione del Dio ignoto, Dionigi, detto poi l'Areopagita; una donna di nome Denaride, e due uomini, di povera condizione.
Dopo i 3 viaggi Apostolici descritti negli Atti degli Apostoli, tornò nel 58 a Gerusalemme dove fu condotto davanti al Sinedrio. Trattenuto dai Romani per 2 anni, nel 60 fu istituito il processo a Gerusalemme, ma Paolo si oppose come civis romanus, e si appello' all'imperatore. Consegnato al centurione Giulio, accompagnato da San Luca ed Aristarco fu trasferito a Roma con un viaggio avventuroso, naufragando a Malta e poi con tappe a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Foro Appio e giungendo a Roma nel 61. Dopo 2 anni di arresti domiciliari, nel 64 compì il 4 viaggio Apostolico in Oriente e Spagna (assente da Roma nella grande persecuzione di Nerone del 29/30 giugno 64). Nel 66 fu nuovamente arrestato a Nicolpoli e condotto a Roma, processato, fu condannato a morte perché cristiano. Fu decapitato il 29 giugno 67 nella località chiamata "Palude Salvia" presso Roma, detta da quel giorno delle "3 fontane" per i 3 zampilli sgorgati quando la sua testa mozzata rimbalzo' 3 volte. Dopo varie peregrinazioni le reliquie furono li riportate, dove l'imperatore Costantino, nel 395, una Basilica.
Sia lodato Gesù Cristo.
Colloquio Spirituale.
«O Dio, sommo ed ineffabile, io ho peccato e non son degna di pregarti, ma Tu sei potente a rendermi degna; punisci, Signor mio, i miei peccati e non giudicare secondo le mie miserie. Un corpo ho il quale ti rendo ed offro...Se è tua volontà, fa' stritolare l'ossa e le midolla mie per il Vicario tuo in terra, per il quale io ti prego...Dagli un cuore che di continuo cresca in grazia, un cuore forte per difendere il gonfalone della Santissima Croce, onde rendere gli infedeli partecipi, come noi, della Passione e del Sangue dell'unigenito Figlio tuo, Agnello immacolato.
«O Trinita' eterna ed infinita , non tardare più, ma per i meriti di San Pietro, soccorri la Sposa tua, la Santa Chiesa...Io grido oggi a te, Amore mio, Dio eterno, perché tu faccia misericordia a questo mondo e dia luce al tuo Vicario, affinché tutto il mondo lo segua...Illumina ancora gli avversari della Chiesa, i quali fan resistenza allo Spirito Santo, affinché siano convertiti a te, Dio mio. Invita, eccita i loro cuori, o Amore inestimabile, e la tua carità ti costringa a vincere la loro durezza. Siamo ridotti a te, affinché non periscano. E perché hanno offeso te, Dio di somma clemenza, punisci i peccati loro in me. Ecco, dunque il corpo mio che da te ho ricevuto: te l'offro; diventi incudine per essi, affinché le loro colpe siano distrutte» (Santa Caterina da Siena).
«O Signore, nonostante la mia grande miseria non cesso di supplicarti affinché mi esaudisca: si tratta della tua gloria e del bene della tua Chiesa. È appunto qui che convergono tutti i miei desideri. Sono forse presuntuosa nel pensare di poter contribuire a questo scopo? Non esaudirmi, o Signore, qualora ti domandassi onori, rendite, ricchezze o altre cose che sanno di mondo; ma quando ti chiedo di difendere l'onore di tuo Figlio, perché, o Eterno Padre, non ascolterai chi per te sacrificherebbe volentieri mille onori e mille vite? Non per me, o Signore, che non lo merito, ma per il Sangue e per i meriti del tuo stesso Figliolo» (T.G. Cam. 3, 6 e 7).
Padre Gabriele di S.Maria Maddalena O.C.M. - 1893 - 1953
Intimità Divina, Roma 1962