Preghiera e Liturgia

Pentecoste 2021

Pentecoste2021«Accendat in nobis ignem sui amoris
et flammam aeternae charitatis»


Celebriamo la Solennità di Pentecoste. Affidiamo alla potenza rigenerante dello Spirito Santo la tragica situazione che ancora stiamo subendo, sotto il profilo sanitario, sociale, economico e anche religioso. Siamo certi che nel dono del suo Spirito, Dio è l'Ammiraglio della storia. Grazie a Lui la nave non affonderà. E dopo la tempesta tornerà il sereno. Vi affido a Maria e alla potenza dello Spirito Santo.

Mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona.

Il testo evangelico di oggi è l’annuncio profetico dell’avvenimento, che oggi la Chiesa ricorda, e fu dato da Gesù agli Apostoli prima di incominciare la sua passione, perché quando lo Spirito Santo sarebbe disceso sopra di loro, come luce che illumina e fuoco che riscalda, fossero preparati a riceverlo e ne fossero ritemprati e confortati, non confusi o intimoriti.

Il fatto storico.
L’avvenimento storico è narrato nella Prima Lettura della Santa Messa: «Tutti i discepoli erano insieme nel medesimo luogo. E venne all'improvviso dal cielo un fragore, come se levato si fosse un vento gagliardo e riempì tutta la casa dove stavano insieme, ed apparvero ad essi delle lingue di fuoco e ognuna si posò sopra ciascuno di loro e tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in varie lingue, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi di parlare...».
Che Dio si sia manifestato, come «Spirito», sotto i segni del vento e del fuoco può, a prima vista, sembrare strano; ma, se si considera bene, come Dio può manifestarsi agli uomini, «fasciati di sensi», se non con segni sensibili? E non si era già altre volte manifestato in identici o simili modi all’umanità? Comunque i fatti non si discutono; appunto perché sono «fatti» ed è assurdo pensare ad una allucinazione collettiva, che avrebbe interessato e in maniera tanto clamorosa un così gran numero di persone. Del resto, se questa manifestazione dello Spirito è prodigiosa, chi potrà negare che lo sia ancora di più ciò, di cui il vento ed il fuoco erano simbolo e preludio, vale a dire la profonda trasformazione e, diciamo pure, la rivoluzione, che prese le mosse dalla Pentecoste e che è passata nella storia dell’umanità?

Gli effetti della Pentecoste.
«Rivoluzione» tanto più prodigiosa ed umanamente inesplicabile, quanto meno politica od economica. È infatti, da quel giorno che incomincia una profonda trasformazione delle idee, dei sentimenti, delle istituzioni; da quel giorno che lo spirito umano si muta, rinnega il passato e si volge a ridare un nuovo volto al mondo, un nuovo orientamento alla vita. A poco a poco si mutano i costumi, le leggi, l’arte perfino e la letteratura; ma soprattutto si mutano le relazioni fra uomo ed uomo, fra l’uomo e la società, ed istituti che sembravano incrollabili, si trasformano radicalmente, in omaggio alla dignità di «figlio di Dio» restituita all’uomo dalla Redenzione di Gesù Cristo. Lo schiavo erge la testa e si fa libero, la donna proclama intangibili i suoi diritti e sacro il suo onore, il padre rinuncia ad essere despota, il bambino può esigere la vita, la tirannide dello Stato pagano si sgretola e la famiglia riacquista lo splendore, che Iddio le aveva concesso nel giorno della sua istituzione.

I pionieri della rivoluzione.
Ma chi furono i banditori di questi ideali nuovi, che trionfarono sul vecchio mondo pagano? Dodici uomini quasi tutti della classe meno colta e meno influente della società, senza mezzi materiali, senza altre risorse che una parola disadorna, animata però da una fede incrollabile e da un’ardente carità.
Ma furono essi che provarono per primi gli effetti della Pentecoste: prima di venire illuminati dal misterioso fuoco disceso dal cielo, non avevano neppure quelle doti morali, che erano o che potevano ritenersi assolutamente indispensabili per accingersi all’assai ardua impresa. Anzi pareva che Gesù avesse scelto i mezzi apparentemente meno adatti a continuare la sua opera, appunto per convincere il mondo che essa era al tutto divina.
Non solo i Dodici non erano oratori, non filosofi, non potenti per prestigio o per ricchezze, ma neppure erano santi. Di costumi incorrotti, sì, ma non esenti da difetti anche gravi; quei difetti, che essi stessi candidamente confessarono nelle narrazioni evangeliche: invidie, gelosie, umano interesse, una fede così poco salda, che quando Gesù cade nelle mani dei suoi nemici, perché «è venuta la sua ora», perdono d’un tratto la fiducia in lui e lo abbandonano. Neppure la gloria della Risurrezione riesce a far diradare del tutto dal loro cuore le tenebre del sepolcro e fino all’ultimo momento il dubbio offusca la loro fede. Sono «questi» gli uomini, che devono conquistare il mondo alla dottrina ed alla legge di Cristo?
Si, sono questi. Ma, discendendo lo Spirito Santo sopra di loro «come bufera che sradica e fuoco che abbrucia» (Le Camus) li trasforma completamente: li arricchisce di scienza, di forza, di santità e crea in essi, per così dire, la natura nuova capace di coraggio fino all’effusione del sangue. Ed è lo Spirito, che dà una sovrumana potenza di convinzione alla loro parola e muove le menti a riceverla, le volontà ad accertarla. Alla prima sbalorditiva testimonianza di Pietro, che dà il segnale della conquista, di Pietro, che arditamente accusa il Sinedrio di aver ucciso il Figlio di Dio e proclama la vittoria di Gesù sulla morte e sul peccato, ben tremila credono alla sua parola ed accettano il Vangelo.

Il «natale» della Chiesa.
Ricordate la folla, che nel giorno del Venerdì Santo ha gridato «crucifige»? Ecco, è ancora la folla che ripara quel grido sacrilego con un grido di fede e di amore: «Che cosa dobbiamo fare?» e si forma il primo nucleo dei credenti in Cristo; non nel Messia vagheggiato dalle loro speranze terrene e dalle loro ambizioni politiche, non in un restauratore del regno di Giuda, ma nel Redentore di tutti, che morendo per tutti sulla Croce ha soddisfatto il prezzo del riscatto ed ha offerto a tutti - al piccolo popolo ebreo, come alla sterminata moltitudine dei pagani - il sovrumano potere di ridiventare «figli di Dio».

Così è nata la Chiesa: con questi prodigi di ordine fisico e di ordine soprannaturale, con questa ampiezza di orizzonte, con questa forza di penetrazione e di conquista. È giusto dare solennità a questo suo «natale» e riconoscere, a conforto della nostra fede, che veramente «lo Spirito di Dio ha riempito tutta la terra» ed attraverso la testimonianza della parola, del sangue, della carità, del prodigio, del sacrificio, continua in ogni tempo e nonostante ostacoli di ogni sorta, a raccogliere nel suo grembo le anime di buona volontà.
Finché sarà compiuto il numero degli eletti per la Chiesa eterna dei cieli.

Sia lodato Gesù Cristo.

Colloquio Spirituale.
«O Spirito Santo, Amore della stessa sostanza del Padre e del Figlio, amore increato che abiti nelle anime giuste, sopravvieni in me con una nuova Pentecoste, portandomi l’abbondanza dei tuoi doni, dei tuoi frutti, della tua grazia e unisciti a me quale Sposo dolcissimo dell’anima mia.
«Io mi consacro a te totalmente: invadimi, prendimi, possiedimi tutta. Sii luce penetrante che illumini il mio intelletto, mozione soave che attragga e diriga la mia volontà, energia soprannaturale che dia energia al mio corpo. Completa in me la tua opera di santificazione, di amore. Rendimi pura, trasparente, semplice, vera, libera, soave, serena anche nel dolore, ardente di carità verso Dio e verso il prossimo.
«Accendat in nobis ignem sui amoris et flammam aeternae charitatis»
Accendi in me il fuoco del tuo amore e la fiamma dell’eterna carità.
Moltiplica in me quei santi trasporti d’amore che mi portino presto all’unione trasformante.

«Sottometti completamente alla Volontà divina non solo la mia volontà, ma tutte le mie potenze ed i miei sensi, cosicché io non sia più dominata in nulla dal mio amor proprio, ma solo dal tuo impulso divino e tutto in me si muova per amore, nell’amore, in modo che nell’operare faccia ogni cosa per amore, nel patire sopporti tutto con gusto di amore. Fa’ che il soprannaturale diventi l’atmosfera "naturale" in cui si rinnova l’anima mia.
«Rendimi docile, pronta a seguire le tue ispirazioni. Ch’io non ne lasci cadere neppure una invano, e ti sia sempre una piccola sposa fedele! Rendimi sempre più raccolta, più silenziosa, più sottomessa alla tua azione divina, più atta a ricevere i tuoi tocchi delicati. Attraimi nell’intimo del mio cuore dove risiedi, o dolce Ospite divino, e insegnami a "vegliare continuamente in orazione".
«Vieni, o Spirito vivificante, su questa povera società e rinnova la faccia della terra; presiedi ai nuovi ordinamenti, donaci la tua pace, quella pace che il mondo non può dare. Assisti la tua Chiesa, donale santi sacerdoti, fervorosi apostoli. Procura soavi inviti alle anime buone, dolce tormento alle anime peccatrici, consolante refrigerio alle anime sofferenti, forza e aiuto a quelle tentate, luce a quelle che sono nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Sr. Carmela d. Spirito S., o.c.d.).

Padre Gabriele di S. Maria Maddalena O.C.M. - 1893 - 1953
Intimità Divina, Roma 1962

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