San Giuseppe
«Patris corde».
Celebriamo l'Anno di San Giuseppe.
«Patris corde» Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù e così Papa Francesco ha iniziato il documento che indice l’Anno di San Giuseppe. Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto il suo Sposo. San Giuseppe è l’uomo della fede, del silenzio e della presenza discreta e nascosta, l’uomo giusto che compie la volontà di Dio. È un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno nascosti o in seconda linea sono protagonisti nella storia della salvezza.
Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen.
Nel 1870, poco più di 150 anni fa, Pio IX, con il decreto Quemadmodum Deus dell’8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata, proclamava San Giuseppe «Patrono della Chiesa Cattolica». Il decreto, stilato a nome del Papa, reca la firma del Card. Patrizi, prefetto della Sacra Congregazione dei Riti. Da allora la sua figura è stata sempre più valorizzata e fu introdotta nella preghiera eucaristica dal Santo Padre Giovanni XXIII. Proprio in questa ricorrenza dei 150 anni, Papa Francesco ha indetto l’Anno di San Giuseppe e ripropone alla Chiesa la sua testimonianza di fede, in cui si incontra un’esemplarità di vita consacrata a Dio, anche in riferimento alla particolare situazione storica che stiamo vivendo. A questo il Papa ha dedicato la lettera apostolica «Patris corde» - Con cuore di padre - in cui ha posto in luce gli aspetti che danno forma alla paternità di San Giuseppe: padre amato, padre nella tenerezza, padre nell’obbedienza, padre nell’accoglienza, padre dal coraggio creativo, padre lavoratore, padre nell’ombra.
Sono davvero pochi i cenni a proposito di San Giuseppe nei Vangeli, che però bastano a tratteggiare la figura bella e forte di un autentico uomo di Dio. Possiamo riassumerli così: Giuseppe è della casa di Davide ed è fidanzato con una vergine di nome Maria. Dopo l’annuncio dell’angelo vuole ripudiarla in segreto perché è un uomo giusto. Mentre ha queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli appare in sogno e gli dice di prendere Maria come sposa perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Sale con lei in Galilea alla città di Betlemme, dove nasce il Bambino Gesù. Fugge poi con Lui e con Maria in Egitto e poi torna a Nazareth.
Accenno solo quattro tratti che emergono dal Vangelo.
GIUSEPPE ERA UOMO GIUSTO.
Il giusto nella Bibbia è colui che ha un rapporto di fede viva e operosa nei confronti di Dio e che si rende disponibile a fare quanto Dio gli chiede. Come Abramo che, alla promessa di una discendenza pur in tarda età, «credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia» Gen 15,6.
I giusti sono coloro che ripongono tutta la loro fiducia e la loro speranza in Dio, che si fidano della Sua promessa di essere per sempre al loro fianco. I giusti vivono in pieno la vicenda di questo mondo, di questa storia, ma sanno che l’esistenza non si rinchiude nel limitato orizzonte del tempo terreno, ma che si apre ad una vicenda carica di eternità; il giusto fa spazio alla logica di Dio nella sua vita, accoglie, pur nella faticosa e spesso incomprensibile quotidianità, l’irruzione della novità di Dio.
GLI APPARVE IN SOGNO UN ANGELO.
Papa Francesco descrive la sua devozione a San Giuseppe proprio in relazione alla sua capacità di sognare, di ascoltare i sogni di Dio che gli vengono manifestati: «Vorrei dirvi una cosa molto personale. Io amo molto San Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di San Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì, può farlo! E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto San Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema!». Il sognatore che dorme sembra lontano dalla vita reale. E invece è proprio in questo suo fiducioso abbandono che si dimostra affidato completamente a Dio, dal Padre celeste riceve il dono della sua paternità terrena, della sua capacità di cura, della presa in carico dei problemi della Chiesa e dell’umanità.
SI DESTÒ DAL SONNO.
C’è continuità tra il sonno – e il sogno – di Giuseppe e la sua vita cosciente, diciamo da sveglio. Nel sogno il Signore gli parla attraverso l’angelo. Potrebbe essere così anche per noi quando ci mettiamo in ascolto della Parola, quando preghiamo e riusciamo a vivere delle esperienze in cui ci pare di aver colto qualcosa della sua volontà per noi.
Giuseppe lascia questa situazione, si desta dal sonno, torna alla vita concreta, reale. Potrebbe riscuotersi e dire, magari tra sé e sé, di tornare a considerare queste cose come stava facendo poco prima dell’intervento divino, a rimuginarle, a tentare magari una qualche via d’uscita con le sue sole forze e considerare le indicazioni dell’angelo come un abbaglio, solo un sogno, appunto. E invece…
FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE.
Non dice nemmeno una parola. Notiamo il silenzio profondo, quello di una persona concreta, seria: non a caso la Chiesa lo riconosce come il Santo dei lavoratori, lui, il falegname – e però obbedisce. Fa puntualmente quanto gli viene detto, e in lui la Parola si realizza, tutto avviene secondo la volontà di Dio. Si tratta della custodia sponsale e paterna di Maria e di Gesù: la storia della salvezza dell’umanità in Cristo Gesù è resa possibile da questa sua silenziosa, ferma, costante perseveranza nella fedeltà alla Parola di Dio. La storia diventa il luogo in cui si realizza la volontà di Dio.
Ecco perché anche oggi ci affidiamo alla sua intercessione, alla sua cura, alla sua custodia.
Abbiamo bisogno di non richiuderci. Stiamo toccando con mano a vari livelli il limite della nostra fede e della nostra esistenza, delle forme e dei modelli della nostra convivenza civile e del nostro modo di vivere la fede in Dio. Scopriamo quanto siano fragili le sicurezze che solo fino a pochi mesi fa davamo così per scontate da non essere nemmeno in grado di concepire un blocco così repentino, un cambiamento così radicale nel volgere di pochi attimi. Il tempo non è nelle nostre mani: siamo capaci di cose grandi, ma esposti sempre al rischio del fallimento: scopriamo la vera misura di noi stessi, se la teniamo aperta all’orizzonte dell’infinito di Dio, infinito di giustizia e di misericordia. Abbiamo bisogno di affidarci ad un’intercessione di fede profonda e a valori umani forti e duraturi.
San Giuseppe assicura la cura di ciò che ci sta a cuore, ci dà la speranza che si possa continuare nella vita anche quando apparentemente le forze stanno per lasciarci e rischiamo di cedere. Abbiamo bisogno di affidare la fatica, la forza, il coraggio di tutti coloro che stanno impegnandosi al limite, e anche al di là, delle proprie possibilità per il bene di ciascun uomo e di tutti gli uomini. Abbiamo bisogno di pregare San Giuseppe, lui, che ha vissuto per servire, perchè accompagni chi sta a servizio di tutti in questo momento di prova. Abbiamo bisogno di aiuto per vivere l’amore che la fede risveglia in noi.
San Giuseppe, che si desta dal sonno e dai sogni, e continua ad essere fedele, ci sostiene nel passaggio dalla preghiera alla vita attiva, dalla contemplazione del mistero di Cristo alle scelte e alle azioni di ogni giorno. Abbiamo bisogno di cristiani che in ogni aspetto della loro vita, vivano la fede e traducano in scelte concrete l’amore di Dio sperimentato nella fede in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Abbiamo bisogno di fatti di Vangelo e, come ci insegna San Giuseppe, abbiamo tanto bisogno di prenderci cura gli uni degli altri. San Giuseppe interceda per noi e preghi con noi: «Padre, sia fatta la tua volontà».
Lui accompagni con il suo esempio di operosità concreta e forte coloro che in questo momento continuano a lavorare, pur nelle incertezze della situazione e affidiamo al suo sguardo coloro che vivono la precarietà del proprio lavoro. Non perdiamoci d’animo, per contribuire a trovare i modi e i luoghi in cui impegnarci, nel lavoro o nelle attività di volontariato, per il bene di ogni persona. Abbiamo bisogno - il nostro mondo ha bisogno - di uomini e donne che vivano l’amore che hanno ricevuto in dono, che lo vivano gratuitamente, senza sconti o compromessi. Abbiamo bisogno di fedeltà alla vita, anche solo – oggi soprattutto - nella quotidiana fedeltà a quanto ci viene richiesto per il bene comune, consapevoli che possiamo essere nel nostro piccolo anche noi custodi silenziosi, forti e fedeli della vita di tutti.
San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale, prega per noi!
Sia lodato Gesù Cristo.
Colloquio Spirituale.
«San Giuseppe, te felice, cui fu dato non solo di vedere e di ascoltare quel Dio che molti re bramarono di vedere e non videro, di ascoltare e non ascoltarono, ma anche di portarlo fra le braccia, di baciarlo, di vestirlo e custodirlo! O San Giuseppe, gli altri solo dopo la morte, ma Tu ancora vivente, al pari dei beati, godi di Dio e vivi accanto a Lui. Tu stringi al tuo cuore Gesù Bambino, a Tu lo segui profugo in Egitto, Tu l'alberghi sotto il tuo tetto» (cfr. BR).
«Oh, quanti dolci baci hai ricevuto da Lui! Con quanta dolcezza sentivi chiamarti dal Pargoletto che appena balbettava e con quanta soavità ti sentivi dolcemente abbracciare. Con quanto amore, nei viaggi, lo facevi riposare sulle tue ginocchia mentre Egli, ancora bambino, era spossato dalla fatica! Un amore senza riserve ti portava verso di lui, come verso un dolcissimo Figliolo che lo Spirito Santo ti aveva donato, mediante la Vergine tua sposa» (San Bernardino da Siena).
«O glorioso Santo, è cosa che fa veramente meraviglia il ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli, sia di anima che di corpo, da cui, per la tua intercessione, mi ha liberata. Sembra che agli altri Santi Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quest'altra necessità, Tu invece stendi il tuo patrocinio su tutto. A te sono affezionate specialmente le persone di orazione; e chi non avesse maestro da cui imparare per far orazione, prenda te per guida e non sbaglierà» (T.G. Vi. 6,6 e 8).
O Giuseppe, fa' che sotto il tuo patrocinio cresca e prosperi la vita della Chiesa tutta e la vita interiore di ogni cristiano. Sotto la tua protezione metto la mia vita spirituale; Tu che hai vissuto tanto vicino a Gesù, introducimi nella sua intimità e fa' che, come te, possa servirlo con un cuore pieno di amore.