Domenica delle Palme 2021
«Osanna nel più alto dei cieli!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: "Perchè fate questo?", rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito». Andarono e trovarono un puledro legato vicino ad una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perchè slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
«Dio onnipotente ed eterno,
benedici questi rami di ulivo,
e concedi a noi tuoi fedeli,
che accompagnamo esultanti il Cristo,
nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo».
«Dio onnipotente ed eterno,
benedici questi rami di ulivo,
e concedi a noi tuoi fedeli,
che accompagnamo esultanti il Cristo,
nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo».
«Pueri Hebraerorum,
portantes ramos olivarum,
obviaverunt Dòmino, clamantes et dicentes:
Hosànna in excèlsis». Antiphona 1.
portantes ramos olivarum,
obviaverunt Dòmino, clamantes et dicentes:
Hosànna in excèlsis». Antiphona 1.
Cosa c’era nel cuore della gente, di Maria, di Pietro e dei discepoli, di Giuda?
Cosa c’era nel cuore di Pilato, dei soldati romani, del centurione che lo aveva proclamato Figlio di Dio?
Cosa c’era nel cuore dei sommi sacerdoti e degli scribi che lo avevano condannato a morte?
Lascio andare la mia riflessione, ma le parole mi sembrano povere per esprimere i sentimenti che c’erano a Gerusalemme quel giorno,
soprattutto i sentimenti del cuore.
Cosa c’è nel nostro cuore oggi, un altro racconto della Passione, un’altra morte, un altro giorno di dolore e sofferenza?
Forse nel nostro cuore, oggi come allora, ci sono sì tanti interrogativi e tante domande, forse c’è anche tanto dolore e tanta sofferenza...
ma nel nostro cuore c’è anche una immensa certezza: il Figlio di Dio fatto uomo vive e vince la morte!
La croce è il segno dell’amore di Cristo, morto per noi, ma oggi presente nella nostra vita come il Risorto.
Un Dio uomo che ha fatto sue le nostre sofferenze, le nostre paure e quelle del mondo intero, aprendo il nostro cuore ad una nuova speranza.
Il dolore, oggi come allora, rimane mistero, fatica a comprendere, a capire... ma non è più disperazione.
Facciamo nostro, per alcuni istanti, il silenzio del Golgota di quel giorno:
il silenzio è fede,
il silenzio è adesione,
il silenzio è ascolto,
il silenzio è parola,
il silenzio è dialogo,
il silenzio è risposta,
il silenzio è dire di sì al progetto del Padre,
il silenzio è forza,
il silenzio è saper leggere i segni dei tempi,
il silenzio è serenità,
il silenzio è sofferenza,
il silenzio è interiorità,
il silenzio è amore,
il silenzio è gioia,
il silenzio è saggezza,
il silenzio è apertura al mistero e al segreto del cuore,
il silenzio è vita.
Il silenzio è adorazione, quando abbracci la croce senza chiedere perché.
Il silenzio sei Tu, Signore, che muori ogni giorno per me e per tutti noi.
Il silenzio è trepidazione e attesa.
Il silenzio è voglia di lasciarci oggi per ritrovarci presto, molto presto,
e poter cantare finalmente l’alleluia tanto atteso della risurrezione,
nella notte della luce e della vita, nella notte della Pasqua.
Sia lodato Gesù Cristo.
Colloquio Spirituale.
«O Gesù, ti contemplo nella tua entrata trionfale in Gerusalemme, quando, presago della turba che stava per venire ad incontrarti, sei montato sull'asinello e hai dato esempio di mirabile umiltà davanti agli applausi del popolo accorrente che tagliava i rami degli alberi e tappezzava di vesti la strada. E mentre la folla cantava inni di lode, Tu, mai dimenticando la tua compassione, hai pianto su Gerusalemme. Sorgi, adesso, anima mia, ancella del Salvatore; e nel corteo delle figlie di Sion, va' a vedere il tuo Re. Accompagna il Signore del cielo e della terra, sedente in groppa al puledro, seguilo sempre con rami d'olivo e di palme, con opere di pietà e con virtù vittoriose (cfr. San Bonaventura).
O Gesù, com'è amaro il tuo pianto sulla città che non ti vuol riconoscere! E quante anime, come Gerusalemme, vanno incontro alla perdizione per la loro ostinata resistenza alla grazia. Per esse ti supplico con tutte le mie forze. «E' qui, mio Dio, che deve manifestarsi il tuo potere, qui che deve risplendere la tua misericordia! Com'è difficile la mia domanda, o mio vero Dio, quando ti prego di amare chi non ti ama, di aprire a chi non bussa, di dar la salute a chi va in cerca di malattia e gode d'essere malato! Tu dici, Signor mio, che sei venuto a cercare i peccatori. Eccoli qui, Signore, i veri peccatori! Ma invece di guardare alla nostra cecità, considera, ti prego, mio Dio, il Sangue prezioso che sparse per noi il Figlio tuo. Fa' che fra tanta malizia risplenda la tua misericordia e, considerando, Signore, che siamo tue creature, spandi su di noi la tua misericordiosa clemenza (T.G. Es 8,2-3).
E' pur vero, Gesù! Anche se non resistiamo alla grazia, Tu sei sempre il Vincitore! La tua vittoria sul principe delle tenebre è stata piena e in te l'umanità è salva e redenta. Ma Tu sei il Buon Pastore che conosce ed ama ad una ad una le sue pecorelle e ad una ad una le vuol portare in salvo. Al tuo Cuore amatissimo non basta l'aver meritato la salvezza per tutto il gregge, ma esso desidera ardentemente che ogni pecorella approfitti di questa salvezza. O Signore, dacci dunque quella buona volontà capace di accogliere il tuo dono, la tua grazia, fa' che la Passione tua non sia vana per noi».
Padre Gabriele di S. Maria Maddalena O.C.M. - 1893-1953.
Intimità Divina, Roma 1962.
O Gesù, com'è amaro il tuo pianto sulla città che non ti vuol riconoscere! E quante anime, come Gerusalemme, vanno incontro alla perdizione per la loro ostinata resistenza alla grazia. Per esse ti supplico con tutte le mie forze. «E' qui, mio Dio, che deve manifestarsi il tuo potere, qui che deve risplendere la tua misericordia! Com'è difficile la mia domanda, o mio vero Dio, quando ti prego di amare chi non ti ama, di aprire a chi non bussa, di dar la salute a chi va in cerca di malattia e gode d'essere malato! Tu dici, Signor mio, che sei venuto a cercare i peccatori. Eccoli qui, Signore, i veri peccatori! Ma invece di guardare alla nostra cecità, considera, ti prego, mio Dio, il Sangue prezioso che sparse per noi il Figlio tuo. Fa' che fra tanta malizia risplenda la tua misericordia e, considerando, Signore, che siamo tue creature, spandi su di noi la tua misericordiosa clemenza (T.G. Es 8,2-3).
E' pur vero, Gesù! Anche se non resistiamo alla grazia, Tu sei sempre il Vincitore! La tua vittoria sul principe delle tenebre è stata piena e in te l'umanità è salva e redenta. Ma Tu sei il Buon Pastore che conosce ed ama ad una ad una le sue pecorelle e ad una ad una le vuol portare in salvo. Al tuo Cuore amatissimo non basta l'aver meritato la salvezza per tutto il gregge, ma esso desidera ardentemente che ogni pecorella approfitti di questa salvezza. O Signore, dacci dunque quella buona volontà capace di accogliere il tuo dono, la tua grazia, fa' che la Passione tua non sia vana per noi».
Padre Gabriele di S. Maria Maddalena O.C.M. - 1893-1953.
Intimità Divina, Roma 1962.