4 Domenica di Quaresima 2021
Sanremo 2021: blasfemia e vilipendio della fede cattolica.
Il nulla esibito come cultura.
La Quarta Domenica di Quaresina porta il nome di «laetare» cioè la Domenica della gioia. Oggi il Padre ci indica, attraverso la sua Parola, la via di salvezza in Cristo Gesù, suo Figlio, innalzato sulla Croce. Aiutati dalla Parola di Dio impariamo a guardarlo, ad accoglierlo, a seguirlo. Lasciamoci attrarre da Lui.
Oggi celebriamo anche la Santa Messa di Riparazione perchè al Festival di Sanremo, nei giorni scorsi, sono stati derisi e dissacrati i simboli della nostra Religione Cattolica. Preghiamo Dio Padre Onnipotente che ascolti la nostra supplica e che perdoni il male commesso.
«Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini vene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi, prostrati dinanzi ai vostri altari, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l'amatissimo vostro cuore».
Di fronte al dolore, alla sofferenza, alle difficoltà che milioni di italiani vivono da un anno è scandaloso che la Rai, con i nostri soldi, con una cinica parodia disprezzi ciò che, ancora per molti, è un’ancora di salvezza, di speranza, di certezza reale: la Fede!
Viviamo in un momento storico sociale abbastanza tragico, portato alle estreme conseguenze da una vita spogliata dalla sua essenzialità costituita dal nostro stesso essere corpo e spirito. Il terrorismo psicologico legato al Covid, che in questi ultimi mesi ha bombardato le nostre menti e inciso nella nostra vita, ha fatto sprofondare nel baratro le nostre esistenze! Famiglie e persone in contatto continuo con la malattia all’interno della propria casa. Quando poi i propri cari vengono portati in ospedale è tragico assistere al varco di «quella porta» che si chiude a chiave alle loro spalle; testimonianza della solitudine a cui sono destinati. Tutto è super limitato: incontri familiari, contatti con gli amici di sempre… senza poi dimenticare i medici e gli infermieri presenti che, scafandrati come chi va su Marte, di cui non scorgi nemmeno il sorriso sulle labbra, sono a loro volta chiusi dentro in quello spazio ospedaliero dove devono riuscire a mostrarsi vicini ai malati ma allo stesso tempo proteggersi da loro. E le famiglie, in perenne angoscia nella lotta per non lasciarsi avvolgere da questa nebulosa nera – che è la malattia – che con forte intensità spinge tutti non solo nel vuoto fisico e materiale ma in quello più tremendo del vuoto spirituale e morale. Le stesse funzioni religiose sono strettamente condizionate dal numero dei partecipanti, dove anche poche persone in esubero vengono allontanate, nonostante la Chiesa rappresenti l’unico luogo di conforto e di alimento spirituale nella Santa Eucaristia… oltre che di forza!
Di fronte a tutto questo diffuso malessere, morale e spirituale la televisione di stato cosa fa? Certo, al primo posto ci sta l’audience e non le fatiche e sofferenze quotidiane delle famiglie! Avevamo qualche dubbio? Che vergogna! Perché ciò che accade in TV è pagato anche dalla gente comune, questi lottatori quotidiani che ogni giorno faticano semplicemente anche solo per esistere. E la televisione di stato che fa? Con cinica parodia disprezza ciò che, ancora per molti, è un’ancora di salvezza, di speranza, di certezza reale: la Fede!
E questi sono tutti miti falsi, cresciuti con la presunzione che la persona sia in grado di autodeterminarsi ogni orizzonte, che abbia diritto a tutto… dove i valori veri sono costantemente esposti ad attacchi e dileggiamenti. Il risultato è l’emarginazione totale della nostra vita dalla evangelica Pietra angolare scartata dalla nostra società; emarginazione che rischia di travolgere tutti ma soprattutto i giovani fragili e purtroppo, spesso, la stupidità e le modalità di vita proposte assumono il valore di mete allettanti, portatrici di soddisfazioni piacevoli e immediate ma che, in realtà - nascondono ed offuscano il reale senso delle cose.
«Filosofia del nulla, del vuoto assoluto» che si sta espandendo con una velocità straordinaria, influendo sulle nostre leggi, istituzioni e strutture sociali, promettendo una sorta di ragione «superiore» attraverso un modo di vivere la propria libertà individuale priva di ogni senso del limite. Forse, mai come oggi, dobbiamo fornire proposte evangeliche diametralmente opposte rispetto a quelle oggi propinate, che permettano ai giovani di costruirsi un nuovo concetto di sé e una nuova identità meno effimera e più coerente con la realtà. Davanti alle modalità sbagliate, la cosa migliore da farsi è affrontarle, non mostrarsi delicati, o cercare di aggirarle da dietro! Bisogna mirare direttamente al centro delle cose. Sembra possibile che questa onestà intellettuale, piuttosto che essere un insulto, indichi una specie di rispetto! È sconfortante assistere al degrado del nostro patrimonio spirituale, morale e sociale.
E quelli che ci dovrebbero rappresentare dove sono? Cosa fanno? Con questo andazzo abbiamo devastato la parte migliore dell’uomo e dei nostri giovani. E la storia del male, della vacuità è così identificata con la nostra vita. È incredibile: il nulla venduto come qualcosa di artisticamente bello. Per fortuna nostra la quantità degli italiani che hanno abboccato a questo pseudo ritratto del bello, sono pochi rispetto alla popolazione… nonostante l’affannarsi dei dirigenti della Rai a valorizzare l’evento... Un giovane mi ha mostrato il video di Fiorello e Achille Lauro in una prestazione che ritengo mediocre oltre che offensiva alla sensibilità di chi, come me, vive la fede e la ritiene fondamentale ed importante nelle scelte della propria vita. Che dire poi, di chi ha vinto il Festival? Che dire del titolo di quella canzone… che sembra fotografare quello che il governo e i potenti vogliono da noi: «Zitti e buoni». Evidente dimostrazione che di artistico c’è gran poco…! L’arte italiana è così bella e conosciuta in tutto il mondo con il suo ricco patrimonio di musiche e canzoni che raccontano non solo l’anima del nostro popolo ma la sua profondità… e il suo volare alto!
Ma vediamo cosa è realmente successo al Festival.
Si è presentato sul palco dell’Ariston: piume di struzzo, capelli blu e trucco pesante abbarbicato ad un asta del microfono con due angeli e un Sacro Cuore. Achille Lauro deve aver capito che il genere rock con punte dissacranti frutta parecchio. L’anno scorso aveva indignato con quelle sue pose da San Francesco e da San Sebastiano, poi le copertine blasfeme come Gesù crocifisso hanno fatto il resto. Lui, ci sarà tutte le sere con i suoi travestimenti e c’era da scommettere che i riferimenti alla religione, sempre cattolica ovviamente, non sarebbero mancati. Lui, per poter farsi notare, con i suoi travestimenti deve per forza scivolare nel blasfemo… roba che Renato Zero, uno che di travestimenti se ne intende, potrebbe anche spiegargli che certi confini del sacro non si toccano. Lui non l’avrebbe mai fatto, per lo meno. Il Sacro Cuore sull’asta del microfono è chiaramente visibile e così anche i due angeli alla sua base e alla sua sommità. Le lacrime di sangue finali poi rasentano l’irriverenza. Un fiotto di colorante vermiglio. Ma il rimando alla Madonnina di Civitavecchia è un pugno nello stomaco.
Ormai si è capito che Achille Lauro è quel personaggio lì. L’anno scorso aveva indignato, quest’anno nemmeno e non sappiamo se per lui sia in fondo un peccato dato che se non fai arrabbiare qualcuno non sei nessuno. Ormai irridere i simboli della fede non fa neanche più notizia, né un moto di ribellione, ma di questo non dobbiamo incolpare Lauro, ma guardare in casa nostra. Noi, inclito popolo di Dio, abbiamo annacquato il cristianesimo, rinunciando a chiamare blasfemia ciò che offende prima Dio e poi il suo gregge. Però facile prendersi gioco sempre della Chiesa Cattolica, dei suoi simboli, dei suoi misteri. Cari Fiorello e Achille Lauro, provate a farlo con l’Islam che sgozza gole come fossero panini. E anche, esulando un istante dalla religione cattolica, non è stato per niente un bello spettacolo far scendere una infermiera dalle scale dell’Artiston come se fosse una reginetta del varietà. Oppure far ascoltare una storpiatura del nostro Inno Nazionale Italiano e poi abbandonare a terra il nostro amato Tricolore!
Niente si può dissacrare, tranne ciò che è sacro. Quelli, i simboli della fede, come il segno di croce, servono magari come rito scaramantico in favor di telecamera proprio mentre si accendono le luci… vero Amadeus? Anche qui pochi cristiani e soprattutto pochissimi Vescovi e Cardinali parlano. Le critiche sono piovute dagli atei… a cui non piace per niente il segno della croce fatto pubblicamente nella TV di Stato. Ma di che stupirsi? Loro fanno il loro mestiere… Almeno loro!
I nostri vecchi dicono che «il Signore lascia fare ma non strafare» e per questo confido che prima o poi un piccolo sassolino rompa questo «Gigante dai piedi d’argilla», come dice la Bibbia. Prima o poi, questo accadrà!
Colloquio Spirituale.
«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, che sulla croce, colle braccia aperte, bevesti, per la redenzione di tutti gli uomini, il calice d'inenarrabili dolori, degnati oggi di porgermi soccorso. Ecco: io, povero, vengo a te, ricco; misero, mi presento a te, misericordioso: deh! fa' ch'io da te non receda vuoto e deluso. Affamato, a te vengo; non permettere che da te parta digiuno; famelico, accedo, deh! ch'io non receda, senz'essere stato da te saziato; e se prima di mangiare sospiro, concedimi che dopo i sospiri io possa essere nutrito» (S. Agostino).
Si, ho fame di te, pane vero, pane vivo, pane di vita. Tu conosci la mia fame, fame dell'anima e fame del corpo ed a questa ed a quella hai voluto provvedere. Con la tua dottrina, col tuo Corpo e col tuo Sangue sazi lo spirito mio, lo sazi abbondantemente, senza porre alcuna misura, tranne quella che io stesso vi pongo con la freddezza del mio amore, con la ristrettezza del mio cuore. Mi hai imbandito una mensa pingue e doviziosa oltre ogni dire, a cui, per essere nutrito, non ho che accostarmi; e Tu non solo mi accogli, ma ti fai mio cibo e mia bevanda, ma ti dai tutto a me: tutto nella tua Divinità, tutto nella tua Umanità.
E poi, nella tua bontà infinita, hai imbandito una mensa anche per il mio corpo e con la tua provvidenza lo nutri, lo vesti, lo mantieni in vita come i gigli del campo, come gli uccelli dell'aria. Tu conosci le mie necessità, le mie angustie, le mie preoccupazioni per il passato, per il presente, per l'avvenire ed a tutto provvedi con amore paterno. O Signore, come non fidarmi di te, come non gettare in te ogni mia sollecitudine, sicuro che Tu avrai un rimedio per ogni cosa? A te dunque affido la mia vita: vita del corpo, vita terrena con tutte le sue necessità, con tutti i suoi travagli, vita dello spirito con tutte le sue esigenze, le sue ansie, con tutta la sua fame d'infinito. Tu solo puoi colmare la capacità del mio cuore, Tu solo puoi rendermi felice, Tu solo puoi realizzare il mio ideale di santità, di unione con te.
Padre Gabriele di S.Maria Maddalena O.C.M. - 1893 - 1953,
Intimità Divina, Roma 1962