Preghiera e Liturgia

1 Domenica di Quaresima 2021

1Domenica«Attende Domine»: il canto che già da solo
dice: «È arrivata la Quaresima!»

«
Parce Domine»:
è una antica antifona quaresimale gregoriana.


Attende Domine è un classico senza tempo… il canto che già da solo dice: «È arrivata la Quaresima!». Per il suo carattere e la sua solennità la destinazione migliore è quella di Inno di ingresso nel Tempo di Quaresima, in quanto introduce molto bene al clima celebrativo del tempo liturgico.

Parce Domine è una antica antifona gregoriana. La melodia austera del canto gregoriano ci accompagna nell’esprimere la nostra supplica a Dio. Dice infatti: «Perdona, Signore il Tuo popolo, non rimanere in eterno adirato con noi».

Attende Domine è un classico senza tempo… il canto che già da solo dice: «È arrivata la Quaresima!». Per il suo carattere e la sua solennità la destinazione migliore è quella di Inno di ingresso nel Tempo di Quaresima, in quanto introduce molto bene al clima celebrativo del tempo liturgico. Il testo latino, come l’adattamento in lingua  italiana, fa riferimento al Salmo 50 «Miserere» che sottolinea il carattere penitenziale del tempo di Quaresima. Allo stesso tempo, però, la supplica non è solo rivolta a Dio Padre, ma anche a Cristo Redentore, Colui che, si fa carico dei nostri peccati, affronta e vince la morte facendo di noi un popolo di redenti.

Una buona occasione di incontro tra vecchio e nuovo. La sapienza compositiva degli autori della tradizione, si può incontrare con la lingua viva del quotidiano, generando così un repertorio che fa incontrare un genere musicale antico con un linguaggio celebrativo accessibile a tutti.

L'inno costituisce il corrispettivo del «Rorate Coeli» che si canta nel tempo di Avvento, e come quello anche «Attende Domine» non fa parte del corpus originario gregoriano. Il canto appartenne in origine alla liturgia mozarabica: si tratta infatti di una litania quaresimale del X secolo, proveniente dalla regione spagnola corrispondente all'antico territorio di Toledo, e rimasto nel popolo anche dopo la soppressione di quel rito (XI secolo). Molto diffuso in territorio francese, fu inserito nelle «Variae Preces» dell’Abbazia di Solesmes sotto la categoria «Liturgia Gothica». Anche nel «Liber Usualis» è inserito in appendice tra i «Canti vari». Fa quindi ora parte a pieno titolo del repertorio gregoriano ed è un canto ancora conosciuto, in uso nel tempo di Quaresima anche prima del Concilio. È un inno da eseguire a responsorio fra cantore e assemblea.


Parce Domine è una antica antifona gregoriana. La melodia austera del canto gregoriano ci accompagna nell’esprimere la nostra supplica a Dio. Dice infatti: «Perdona, Signore il Tuo popolo, non rimanere in eterno adirato con noi». Questa invocazione ci fa capire qual è il tono che questo canto dà alla nostra preghiera. Nella prima strofa cantiamo: «Plachiamo l’ira vendicatrice, piangiamo di fronte al Giudice; chiamiamolo con voce supplicante prostrati diciamo tutti insieme: Perdona Signore». Parlare di «ira vendicatrice» può sembrarci duro, ma in realtà l’enfasi è tutta sui nostri peccati, è l’uomo che immagina Dio essere adirato con noi per la nostra infedeltà. Quindi il testo parla certamente di Dio ma per parlare di noi. Il Signore è lento all’ira, ma grande in potenza e nulla lascia impunito. Nell’uragano e nella tempesta è il suo cammino e le nubi sono la polvere dei suoi passi. Minaccia il mare e il mare si secca, prosciuga tutti i ruscelli. Basàn e il Carmelo inaridiscono, anche il fiore del Libano languisce. Davanti a lui tremano i monti, ondeggiano i colli; si leva la terra davanti a lui, il mondo e tutti i suoi abitanti. Davanti al suo sdegno chi può resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano. Buono è il Signore, un rifugio sicuro nel giorno dell’angoscia: conosce quelli che confidano in Lui quando l’inondazione avanza. Stermina chi insorge contro di Lui e i suoi nemici e li insegue nelle tenebre. Un’immagine molto diversa rispetto quella cui siamo abituati. E pure non c’è contraddizione fra il Dio misericordioso e il Dio giusto. Se capissimo questo avremmo capito veramente tantissimo.

Nella seconda strofa cantiamo: «Con le nostre colpe abbiamo offeso la Tua clemenza. Tu che perdoni, effondi su di noi la Tua indulgenza». Dio è lì per perdonarci, anche se le nostre colpe hanno tentato la sua pazienza. Certamente siamo fortunati nel sapere che la misericordia di Dio è infinita proprio perché infinita è anche la sua giustizia. Ma dobbiamo cercare di capire nell’evolversi della nostra storia, in cosa dobbiamo chiedere perdono per non attirare ancora il duro castigo di Dio.

Nella terza strofa cantiamo: «Concedici un tempo propizio. Dona di lavare con le lacrime il nostro cuore immolato, perché la Tua carità è sempre viva». E il tempo propizio che viviamo è proprio quello della Quaresima, una Quaresima che quest’anno è così strana per il protrarsi dell’epidemia, che ci ha costretto lo scorso anno a rinunciare anche alle Sante Messe. Negli anni a venire, ripenseremo tutto quello che sta accadendo in questi giorni e forse saremo in grado di dare un senso molto più profondo a questi avvenimenti.

Nella quarta strofa si dice: «Ascolta, o buon Creatore, le nostre suppliche e i pianti che si effondono in questo sacro digiuno». E proprio di suppliche e pianti dobbiamo parlare, di angosce e ansie, di paura per il nostro futuro. Ecco, non c’è che la supplica e l’invocazione per cercare di attirare l’amore di Dio sulla nostra presente miseria.

Nell’ultima strofa cantiamo: «Tu che leggi i cuori sai quanto è debole la nostra forza, a noi che ci rivolgiamo a Te mostra la Tua misericordia». Ecco, è molto bella questa strofa, perché afferma come Dio che legge i cuori sa quanto è debole la nostra forza. Solo riconoscendo che viviamo nel peccato, e riconoscendo la nostra fragilità, possiamo pensare di ottenere qualcosa. L’orgoglio, l’arroganza, non ci aiuteranno.

La bella melodia è semplice, ma solenne. Le parole «ne in aeternum» sembrano quasi adombrare questa necessità che ha l’uomo per la misericordia del suo Creatore. Sappiamo che basta una parola di vivo pentimento uscita da un cuore penitente per ottenere, il perdono e per sentirsi ripetere come alla Maddalena: «Molto ti è stato perdonato perché molto hai amato».
Preghiamo quindi il Santo Crocifisso, nostro albero di vita, e supplichiamolo di fermare la giusta collera.

Parce Domine, ripetiamo ogni giorno. Noi ti adoriamo Gesù Crocifisso e Ti benediciamo, promettendoti il nostro amore, ma Tu risparmiaci i giusti colpi della Tua divina vendetta.

Parce Domine, diciamo con santa insistenza. Le Tue Piaghe sacratissime sono il nostro rifugio, la nostra speranza, l’unica sorgente delle Tue misericordie.

Parce Domine, noi ci uniamo a Maria SS. Tua Madre, a tutti gli Angeli e ai Beati del Cielo per cantarti l’inno della nostra adorazione e per dirti che siamo ritornati con il desiderio di non allontanarci mai più. Ascolta e accetta le nostre lacrime! Fa, o Signore, che tutti i Tuoi figli camminino nella via dei Tuoi santi precetti e delle Tue sacratissime Piaghe.

Parce Domine … il Tuo cuore, oceano di ogni misericordia, è ancora la sola fiducia nostra e dei nostri cari e quindi in Esso chiudiamo tutte le persone che si raccomandano alle nostre preghiere.

Facciamo nostra, con fiducia, questa accorata preghiera.

Sia lodato Gesù Cristo.

Colloquio Spirituale.
«O Gesù, com'è lunga la vita dell'uomo, malgrado si dica sia breve! Breve, mio Dio, per arrivare con essa a guadagnarsi la vita che non ha fine, ma lunghissima per l'anima che desidera di vedersi presto con te.
«Anima mia, quando ti inabisserai nel sommo Bene e conoscerai quello che Egli conosce, amerai quello che Egli ama e godrai quello che Egli gode, allora entrerai nel tuo riposo; la tua volontà perderà la sua incostanza, né andrà più soggetta a mutamenti... e godrai sempre di Lui e del suo amore... Beati quelli che sono scritti nel libro di questa vita! Se tu lo sei, perché, anima mia, ti rattristi e mi conturbi? Spera in Dio a cui nuovamente confesserò i miei peccati e di cui proclamerò le misericordie. Comporrò un cantico di Lodi per incalzarlo, con incessanti sospiri, a te, mio Salvatore e mio Dio. E ben può essere che un giorno ti possa pur cantare la mia gloria, senza che la mia coscienza vi sperimenti l'amarezza della compunzione, in quel soggiorno ove le lacrime e i timori saranno per sempre cessati... O Signore, amo meglio vivere e morire nella speranza è nello sforzo per l'acquisto della vita eterna, che possedere tutte le creature coi loro beni fugaci. Non abbandonarmi, o Signore! Io spero in te e la mia speranza non sarà confusa. Dammi sempre di servirti, e fa' di me quel che vuoi!» (T.G.Es. 15, 1; 15,5 e 6).
Se il pensiero delle mie infedeltà mi sgomenta, mi ricorderò, o Signore, che «appena ci pentiamo di averti offeso, Tu dimentichi ogni nostro peccato e malizia. O bontà veramente infinita! Che si può volere di più? Chi non arrossirebbe di domandarti tanto? Questo è il momento di approfittarne, accettando quanto Tu, pietoso Signore Dio mio, ci offri. Tu vuoi la nostra amicizia. Chi te la rifiuterà? Tu non hai rifiutato di spargere tutto il tuo Sangue per noi, sacrificando la tua vita? È un nulla quanto Tu domandi! Ascoltarti è di sommo nostro interesse». (ivi, 14,3).

Padre Gabriele di S. Maria Maddalena O.C.D.
L'Intimita' Divina, Ottava Edizione, Roma 1962.

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