Preghiera e Liturgia

Santa Messa per i Governanti.

Florence, Tuscany, Italy - September 12, 2017: Italian national flag before the Railway station in Florence - Italy.«Si facciano preghiere per tutti gli uomini,
per i re e per quelli che stanno al potere» 1Tm 2,1


Il nostro Paese sta vivendo un momento cruciale sul piano politico con la difficoltà di formare il governo; questo passaggio si innesta su una grave crisi di ordine sanitario, sociale ed economico, con il rischio di aggravarla ulteriormente e di provocare deleterie conseguenze per il presente e il futuro delle persone, delle famiglie e di tutta la società.

Il motivo della celebrazione di questa Santa Messa è di elevare a Dio particolari preghiere per la nostra Patria e per le persone che sono chiamate a governarci. A questo ci invita la Parola di Dio; il Salmo 127 ammonisce chi è discepolo della Sapienza: «Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode».

Casa e città sono i luoghi del vivere per ogni persona, per ogni famiglia e per la società. Farne luoghi di armonia e di progresso non dipende solo dalle capacità umane; è un dono da implorare da Dio.
San Paolo nella prima lettera a Timoteo scrive: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» 1Tm 2,1. E nel Libro delle Cronache così abbiamo letto di Salomone: «Signore Dio, si avveri la tua parola, perché mi hai costituito re su un popolo numeroso come la polvere della terra. Ora concedimi saggezza e scienza e che io possa guidare questo popolo».

Nel linguaggio odierno la raccomandazione è di implorare Dio affinché i governanti si propongano e perseguano il bene comune. La Chiesa ha seguito questa raccomandazione anche in tempi di persecuzione: Tertulliano, infatti, nel II° secolo riferisce che «la Chiesa pregava per gli imperatori, per i ministeri e le funzioni del loro governo, per la prosperità del mondo, per la pace universale, perché fosse trattenuta la fine» Apologetico, 39,2.

Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Liturgia «Sacrosanctum Concilium» ha stabilito che nell’orazione comune dei fedeli «si facciano preghiere per coloro che ci governano» SC 53.  E una preghiera, nella liturgia del Venerdì Santo è innalzata a Dio «per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace».

Ora quindi non possiamo trascurare di pregare intensamente per avere un buon governo.

La Chiesa, nel suo lungo percorso storico, ha conosciuto tanti modi di organizzare la vita sociale e politica, ed è da tempo convinta che la democrazia sia una via non certo perfetta, ma sicuramente migliore di altre. Perché ci sia vera democrazia, la gente deve essere libera di decidere con responsabilità. Rispettare la libertà delle persone, comunicare con sincerità, evitare ogni tipo di pressione o ricatto è fondamentale perché la democrazia sia rispettata.

Al nuovo governo, mentre assicuriamo la nostra preghiera perché possa svolgere il proprio compito al meglio per il bene comune, ricordiamo che in politica i termini sono importanti: uno stato lo si può dominare o governare… e non è la stessa cosa. Il dominio impone la propria volontà sempre, il governo di una nave è invece un’azione comune: che il capitano coordina, ma sapendo ascoltare l’esperienza ed il consiglio di ciò che vede la vedetta e ciò che sente il timoniere e soprattutto la fatica di chi suda a remare.

Il confronto politico può essere vissuto come lotta o come competizione. La parola lotta rimanda allo scontro ed allo sguardo sull’altro in cui si riconosce un nemico. La parola competizione, da «cum-petere», vuol dire puntare insieme a raggiungere un risultato, si corre distinti e anche su traiettorie diverse, ma si va verso lo stesso traguardo e la corsa dell’uno è ispirazione per l’altro.

Paolo VI, in un suo messaggio di oltre 50 anni fa, diceva cose che ancora oggi sono valide e luminose, le vorrei rileggere con voi invitandovi a meditarle per avere una guida saggia nel cammino che attende la nostra Patria: «La Democrazia trova nel Vangelo non solo incoraggiamento, ma sostegno. Infatti la libertà difesa dal cristianesimo non è solo libero corso dato al capriccio, agli impulsi, allo scandalo, al vizio, a detrimento altrui e in spregio della legge. È invece la presa di coscienza di una responsabilità, come dovere morale davanti a Dio… Se democrazia dice: “fraternità”, il Vangelo ci insegna ad amare tutti gli uomini, perché tutti sono stati redenti dallo stesso Salvatore; e ci obbliga a offrire ai più diseredati i mezzi per giungere, nella dignità, a una vita più umana. Infine, la Chiesa ci ricorda l’origine divina dell’autorità e insegna a quanti la esercitano che il loro potere è limitato dai diritti della coscienza e dalle esigenze dell’ordine naturale voluto da Dio. Inoltre una vera democrazia esige che i cittadini siano adeguatamente informati, ma pure che si sforzino di giudicare e di discernere. Quindi è necessaria una stampa libera e corretta, che si curi dell’obiettività; strumenti di diffusione che non siano al servizio esclusivo di una determinata politica, ma anche cittadini capaci di rendersi indipendenti dal giornale, e di ascoltare non passivamente e senza partito preso, quanto loro trasmette la radio o la televisione» Discorso sulla Società Democratica, 2 luglio 1963.

Che i nostri Santi Patroni dell’Italia, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena aiutino tutti gli italiani a costruire insieme quella civiltà dell’amore che ogni persona sogna come stile di vita ideale per una comunità umana e cristiana.

Sia lodato Gesù Cristo.

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