Preghiera e Liturgia

2 Domenica del Tempo Ordinario 2021

CanaNozzeSignore, muta quest'acqua nel vino del tuo amore.
«Egli manifestò la sua gloria» Gv 2,11.

Anche col primo miracolo di Cristo, alle nozze di Cana, la Chiesa vuole mostrare al mondo l'«apparizione» del Signore. In chiusa al Vangelo si dice: «Egli manifestò la sua gloria», cioè egli rivelò la sua divinità col primo miracolo. Questo Vangelo è molto edificante.
 Come amorevolmente ci viene dipinto il Salvatore! Cristo ama la gioia; prende parte a una festa di famiglia e la santifica. Compie il suo primo miracolo in un festino di nozze.

Ed in Maria noi vediamo la figura nobilissima della Madre sempre pronta ad aiutare, previdente, discreta, senza risentimento di fronte a un rifiuto; in Lei c'è tutto ciò che Paolo disse nel suo cantico sulla carità: l'amore è paziente, benigno, non si irrita... Maria è la mediatrice del primo miracolo. Il Vangelo contiene anche profondi concetti mistici. Ricordiamo la magnifica Antifona del Benedictus, nella festa dell'Epifania: «Oggi la Chiesa si unì allo sposo celeste...». Cristo è lo sposo; la Chiesa è la sposa. Ed ogni Messa è la festa di nozze e banchetto di nozze. Canonico Plus Parsch O.S.A. Canonico Regolare di S.Agostino 1884 - 1954.

«Abbiamo veduto, aveva detto l'Evangelista medesimo, abbiamo veduto la sua gloria». Quale gloria? La gloria divina che rifulgeva dalla umiltà umana di Gesù Cristo. Questo fulgore veniva dalla luce della sua parola e dallo splendore de' suoi prodigi. Il Vangelo di San Giovanni è un tessuto di discorsi di Gesù e miracoli di Gesù.

Il terzo giorno dopo il colloquio con Natanaele (se è questo il computo più probabile), il terzo giorno dopo avevano luogo in Cana di Galilea le nozze di due, che a noi sono rimasti sconosciuti, ma dovevano essere conosciutissimi a Gesù, perché l'Evangelista ci dice che «c'era la madre di Gesù». L'Apostolo San Giovanni non era presente al fatto che narra, ma chissà quante volte, dopo la morte di Gesù, ne avrà parlato con la Madonna! Si ricordi che a lui la Madonna restò affidata, quando Gesù fu morto e poi salì al cielo; ed è pio pensare che Giovanni abbia voluto serbare alla storia il primo dei prodigi operati da Gesù, operato per intercessione di Maria, appunto per rendere omaggio alla memoria di Maria e incitare i fedeli venturi a confidare in Lei. Non è infatti senza un grande ammonimento per noi, il sapere che il primo miracolo compiuto da Gesù fu compiuto per intercessione quasi imperiosa. Dal Vangelo odierno, questo è l'insegnamento primo e principale che deriva: l'efficacia della preghiera, e l'efficacia della nostra fiducia nella Madonna. Insegnamento doppio che non sarà mai inculcato a sufficienza nel cuore dei cristiani.

Oggi si è cercato di soffocare e spegnere nel cuore degli uomini la limpidezza del loro fiducioso ricorso a Maria. Invece, è necessario che noi sentiamo con forza, con una forza insormontabile, che la preghiera è a noi la prima e principale fonte di benessere, non soltanto spirituale, ma temporale; e l'intercessione dei santi, soprattutto della Regina dei Santi, non è mai, in nessun caso e per nessuna maniera, inutile. Non va perduta nemmeno una sillaba della nostra preghiera; e quand'anche non otteniamo quello che abbiamo domandato, qualcosa è di più e di meglio di ciò che abbiamo domandato. Cosicché nemmeno il più fuggevole sospiro verso Dio mai resta vano: tutto è accolto nel senso che noi vorremmo. Ma noi che cosa sappiamo, per l'appunto sulle cose nostre? Sappiamo ben poco, e quel poco è incerto, è incerto, è oscuro, forse anche è fallace. Iddio sa tutto. Quando noi gli abbiamo chiesto quel che ci sembra utile e necessario, lasciamo fare a lui: egli ci darà quello che è necessario e utile veramente.


Come la preghiera è stata sempre una grandissima leva di gioia e di serenità nel cuore dell'uomo, così la devozione alla Madonna è sempre stata una straricca e inesauribile fonte di letizia nel loro cuore.
Tornado al Vangelo odierno, gli sposi erano della parentela di Gesù? Non sappiamo. Quel che sappiamo è questo, che Gesù fu invitato anche Lui, perché c'era Maria. Non lo si invitò, dunque, come profeta e tanto meno come il Messia e il Salvatore. Non era ancora conosciuto, come tale. Fu invitato anche Lui, per un riguardo alla mamma. Di San Giuseppe non si parla: doveva essere di già morto. Invitare Gesù e non i suoi discepoli, non era possibile: ormai formavano una cosa sola con Lui, una sola famiglia, la sola sua vera famiglia. Furono invitati anche i discepoli.

Gesù non ricusò. Ci andò coi suoi discepoli. Voleva far piacere agli sposi e alla sua mamma, e voleva, inoltre, onorare le nozze. Sarebbero sorti eretici che avrebbero condannato le nozze. Ebbene, egli, questo doveva rimaner certo, egli non aveva condannato le nozze: vi si era recato. Tanto poco le aveva condannate che un giorno, come i profeti avevano preso dalle umane nozze l'immagine dei rapporti tra Iddio e Israele, così San Paolo avrebbe preso dalle nozze medesime l'immagine dei rapporti tra Gesù e la Chiesa.
 Durante il banchetto, viene a mancare il vino. Si fanno varie congetture, per spiegare questa strana mancanza del vino: chi dice la povertà degli sposi, chi la presenza dei discepoli di Gesù e chi altro: congetture destinate a restare eternamente congetture. Il fatto è che mancava il vino. La Madonna si volge a Gesù. Gli dice, non già: «Manca il vino»; ma: «Non hanno più vino». Già in questa forma, quella che pareva una constatazione, diventa una preghiera. A quella latente preghiera, e perché latente, più forte, Gesù risponde come rispose già altra volta e altre volte risponderà, quando si tentò di mettere i rapporti della parentela umana nel piano della salvezza spirituale. A dodici anni nel tempio, e poi quando sentì chiamare beata la sua Mamma, Gesù replicò sempre elevando il pensiero dei presenti a considerazioni di ordine non semplicemente terreno. La risposta di Gesù, non è a Maria, ma a tutti i cristiani. Non la carne, né il sangue sono i legami che valgono nel Regno di Dio. «Donna», la chiama; e aggiunge che la comunanza di sangue fra lui ed essa, che pure è così grande comunanza, in realtà è nulla di fronte al regno di Dio e gl'interessi del Padre celeste e della sua missione. Quel che conta, oramai, è l'ora stabilita dal Padre, la volontà del Padre. Alla prima parte della risposta, che è affermativa, segue la seconda parte, che è interrogativa: «Ma forse è arrivata già l'ora mia?». Con la forma interrogativa, la risposta già inclinava verso la condiscendenza. La Madonna, che leggeva nel cuore del suo Figlio, comprese al volo che cosa era in quel cuore, ed ebbe e dette per sicuro il miracolo. Impartì gli ordini: il miracolo di fatto si compì.

Quella che poteva parere una condiscendenza alle premure della mamma, e quasi un fatto familiare, si rivelò invece anche e sopratutto un fatto della missione di Gesù: fu il primo prodigio della sua vita pubblica, i discepoli ebbero il primo premio della loro fede, molti credettero in Gesù. Ecco il grande segreto della preghiera di Maria! Essa pur domandando al suo Figliuolo grazie temporali per noi, fa si che anche queste grazie temporali ridondino alla gloria di Dio, e alla dilatazione del suo Regno. Interponiamo, sempre, la Madonna tra noi e Gesù: accogliendo maternamente le nostre preghiere e porgendole a Gesù, contenta noi e Gesù: soccorre noi, glorifica Gesù.
Fa veramente quello che è: la Madre di Gesù e la Madre nostra.
Mons. Giuseppe De LucaPrete Romano  1898-1962.


Colloquio Spirituale.

Come mi incoraggia, o Signore, trovare oggi, accanto a Te, la tua dolcissima Madre! Vicino a Maria, sotto il suo sguardo materno, protetti dalla sua potente intercessione, tutto diventa più facile e semplice. O Gesù, come hai fatto bene a darci la dolce Madre tua, a darci una mamma anche per la nostra vita spirituale! Si, o Signore, voglio seguire il prezioso consiglio di Maria e fare quello che mi dirai, tutto quello che vorrai da me. Vorrei imitare l'obbedienza pronta e cieca dei servitori del convito: obbedirti così, sempre, in tutti i tuoi insegnamenti, consigli, precetti; obbedirti così nella persona dei miei superiori, anche quando non vedo l'opportunità dei loro comandi, delle loro disposizioni, anche quando mi vengono richieste cose difficili o che mi sembrano assurde. Ma vorrei più ancora imitare l'abbandono della Madre tua che con tanta delicatezza affida a Te e il suo desiderio di aiutare gli sposi e la loro necessità. Non si turba per il tuo apparente diniego, non insite nella sua domanda, non chiede nulla, ma è sicura, profondamente sicura che il tuo Cuore, infinitamente buoni e tenero verso ogni miseria, provvederà in abbondanza.
O Signore, con questa fiducia e con questo abbandono oggi voglio presentarti anch'io le mie indigenze. Lo vedi? L'anima mia, come le anfore del banchetto, è piena di acqua, acqua fredda e insipida della mia miseria, delle mie debolezze che non riesco a vincere completamente; posso dire anch'io come il Salmista «mi arriva l'acqua sino alla gola» Sal 68,1 e mi tiene sommerso, quasi affogato nell'incapacità, nell'impotenza. Io credo, Signore, credo che, se vuoi, puoi mutare tutta quest'acqua nel preziosissimo vino del tuo amore, della tua grazia, della tua vita. Tu sei così potente, così misericordioso, che la mia miseria, per quanto grande, non ti spaventa, perché di fronte a Te, infinito, è sempre poca cosa. Come nella Santa Messa le gocce d'acqua infuse nel calice vengono trasformate, al pari del vino, nel Sangue tuo, così, o Signore, prendi la mia miseria, immergi la nel tuo cuore, falla sparire in Te.
Padre Gabriele di S.Maria Maddalena O.C.M. - 1893 - 1953, Intimità DivinaRoma 1962

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