Preghiera e Liturgia

Battesimo di Gesù 2021

BattesimoGes2021Attrai anche noi, Gesù, alle acque del Giordano.
«O voi tutti assetati venite all’acqua» Is 55,1.

Si conclude il Tempo di Natale e la liturgia ci fa tornare là dove, nel tempo di Avvento eravamo partiti: al fiume Giordano. I primi due versetti del Vangelo li avevamo già ascoltati proprio la seconda domenica di Avvento. Oggi si compie un cammino che dal desiderio, dall’attesa nella quale Giovanni Battista ci aveva introdotto ci conduce alla conferma che Gesù è il Figlio di Dio mandato nel mondo: «Tu sei il figlio mio, l’amato!». È una nuova Epifania, è una nuova manifestazione, quindi è necessario continuare a cercare, a rimanere in ascolto, per non perderci nulla di quello che il Padre ci vuole rivelare di suo Figlio. Il Natale è rivelazione, come lo sono l’Epifania, il Battesimo al Giordano, le nozze di Cana... ma, ripeto, è necessario continuare a cercare perché ogni domenica, ogni giorno Gesù fa come allora al Giordano, viene per fare nuovi incontri, nuove immersioni nell’umanità. Quanti incontri per Gesù, dopo quell’incontro con l’umanità in cammino, in ricerca di qualcosa di nuovo, uomini e donne disposti ad un cambio per diventare migliori, carichi della propria verità ma non schiacciati dai propri errori, anzi!

Che bello quello che leggevo in questi giorni circa il senso di questa festa che fa un po’ da cerniera tra il mistero dell’Incarnazione e il percorso delle prossime domeniche; non possiamo fermarci alla capanna di Betlemme, o ai pastori, o ai Magi. Quel Bambino, che fino a ieri ci sorrideva dalla mangiatoia, è venuto a realizzare il progetto di Dio... la voce che solo Gesù sente dopo il Battesimo dice proprio questo: «Tu sei il mio figlio, Tu sei l'amato!».

E anche oggi la nostra guida nella fede sarà il profeta Isaia.

Il Libro di Isaia è il più lungo della Bibbia e consta di tre raccolte. Solo la prima (capp. 1-39) risale in gran parte a Isaia, che profetizzò nell’VIII secolo a.C. nel Regno del Nord; si aggiungono poi un Secondo (capp. 40-55) e un Terzo Isaia (capp. 56-66), raccolte di oracoli del tempo dell’esilio e del post esilio. Il cap. 55 conclude il Secondo Isaia, detto anche «Libro della consolazione di Israele». Tra il 600 e il 500 a.C. mentre il popolo d’Israele è esiliato, disprezzato e umiliato, un popolo, che ha perso tutto, perde anche la speranza, ma Dio suscita un profeta, una Voce che grida, che ricorda al suo popolo che lo stesso Dio «che ci ha tratti dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù» può ancora liberare. Nel tempo della tribolazione, quando tutto sembra perduto con la caduta di Gerusalemme e l’esilio, il profeta riaccende con la sua voce appassionata la speranza del popolo, annunciando la conversione, il perdono, il ritorno. Può farlo perché lui solo è creatore, lo farà perché è fedele e ci ama più di una madre. Ed ecco l’accorato invito: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate senza denaro, senza pagare vino e latte».

Il capitolo si apre con un invito alla conversione: il ritorno dall’esilio è reso possibile dal ritorno al Signore, che solo può dare vita al popolo. I primi versetti lo esprimono con la metafora dell’acqua e del cibo. L’acqua, per un popolo di origine nomade e segnato dall’esperienza del deserto, è sinonimo di vita; il cibo senza denaro, senza fatica, rinvia al giardino di Eden; la parola gustata come un cibo prelibato «ascoltatemi e mangerete cose buone» riprende il tema del banchetto nei testi sapienziali. «Spendere denaro per ciò che non è pane» allude ai culti pagani, e soprattutto alla superstizione di chi pensava di assicurarsi con offerte e sacrifici la protezione di divinità false e ingannatrici.

Il tema dell’ascolto è ripreso nel v. 3. La parola di Dio che dà vita non viene mai meno: l’alleanza stipulata sul Sinai è alleanza eterna, la promessa a Davide è confermata e ampliata a un respiro universale. Il Messia non sarà solo re di Israele, ma «testimonio fra i popoli» e «principe e sovrano sulle nazioni». L’oracolo passa dalla seconda persona plurale al singolare, parla non più al popolo ma all’eletto del Signore: «Tu chiamerai gente che non conoscevi...». Le genti, i popoli, le nazioni: sono i pagani, coloro che non conoscono il Signore, anch’essi chiamati alla salvezza per il tramite di Israele, segno e testimonianza per tutti. Si insiste sulla conversione. Cercare il Signore, che è vicino e si fa trovare: è ancora la promessa del ritorno, per il quale è necessario però anche che il popolo torni sulle vie del Signore. Anche qui il linguaggio è quello della fede interiore dei profeti, che fa appello alla libertà dell’uomo, necessaria perché l’evento di salvezza si compia. Certo, gli Ebrei potevano obiettare alle parole di consolazione del profeta: come credere, se l’esperienza quotidiana era così diversa da quanto annunciato? Ecco allora la logica misteriosa di Dio, che non sempre fornisce delle prove, ma va creduto contro ogni evidenza: «Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie...» Is 55,8-9. Il brano si chiude con la bellissima e celebre immagine della pioggia che feconda la terra come la Parola del Signore non manca mai di compiere la salvezza nei cuori degli uomini: «Come la pioggia o la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, fecondata, fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia; così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca».

La Parola è creatrice: «Sia la luce e la luce fu».
Il Signore è un Dio nascosto e noi siamo troppo piccoli per comprenderlo. L’unico modo di conoscere Dio è quello di diventare suoi. Noi possiamo pensare e credere che tutto ciò sia favola ma la pioggia, la neve continua a scendere, a irrigare a tornare in cielo come vapore e nuvola. La terra non potrà trattenere la pioggia; l’incredulità e l’opposizione non impediscono alla Parola di trionfare su ogni ostacolo. La Parola rivela quanto Dio è comprensivo, indulgente verso la debolezza e la fragilità delle sue creature. La Parola si realizza sempre, per quanto impossibile ciò possa sembrare; la sua azione è misteriosa e nascosta, come l’azione delle gocce d’acqua che raggiungono il seme sotto terra; l’effetto è prodigioso, anche se giunge nel tempo che solo il Signore conosce. Efficace, perchè la parola uscita dalla bocca di Dio il suo Figlio, da Lui mandato nel mondo. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

La festa di oggi celebra l'ingresso dell’Infinito nel finito: «Et verbum caro factum est».

Sia lodato Gesù Cristo.


Colloquio Spirituale.

Le acque del Giordano scesero anche su di te, o Gesù, sotto lo sguardo della folla, ma ben pochi allora poterono riconoscerti: e questo mistero di ritardata fede, o di indifferenza, prolungatosi nei secoli, resta motivo di dolore per quanti ti amano ed hanno ricevuto la missione di farti conoscere al mondo.mDeh!, concedi ai successori degli Apostoli e dei discepoli, e a quanti prendono nome da te e dalla tua croce, di portare innanzi l'opera della evangelizzazione, di sostenerla con la preghiera, con la sofferenza, con l'intima fedeltà al tuo volere. E come tu, Agnello di innocenza, ti presentasti a Giovanni in atteggiamento di peccatore, attrai anche noi, Gesù, alle acque del Giordano. La' vogliamo accorrere per confessare i nostri peccati, e purificare le nostre anime. E come i cieli aperti annunziarono la voce del Padre tuo, che di te, o Gesù, si compiaceva, così, superata vittoriosamente la prova... sugli albori della tua risurrezione, possiamo riudire nell'intimità nostra la stessa voce del Padre celeste, che in noi riconosce i figli suoi.

Breviario di Papa Giovanni XXIII.
Pensieri per ogni giorno dell'anno.

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