SS. Nome di Gesù 2021
Sia lodato Gesù Cristo.
«Sia benedetto il nome del Signore» Sal 113 (112).
Il nome di Gesù! Raramente accade che questo nome, pronunziato anche innanzi a infedeli o increduli, non imponga rispetto e non chiami tenerezza. Persino i bestemmiatori, quando vogliono (pare incredibile!) offendere Gesù, scelgono non questo suo nome, ma il titolo di Cristo: almeno di preferenza. Persino gli apostati, che vogliono credere e far credere d'aver abbandonato Gesù per «motivi scientifici», non osano nominarlo col suo nome di Gesù, ma lo chiamano il Cristo.
Nel nome di Gesù c'è qualcosa insieme di così intimo e di così alto, di così tenero e di così sublime, che non si può mai pronunziarlo senza fuoco, fuoco di desiderio, fuoco di rimorso, e qualche volta, se non sempre, fuoco nello stesso tempo di desiderio e di rimorso. È il nome dell'amore e del dolore: del più grande amore che ci è stato portato, l'amore di Dio; del più grande amore che noi possiamo portare, l'amore per Iddio; del più grande dolore che noi abbiamo procurato, che è quello procurato a Dio col peccato; del più grande dolore che noi possiamo soffrire, qual quello di aver offeso Iddio.
Dire Gesù, è dire quel che di più alto si possa dire. Non già un oggetto, una cosa, un ente sordo e muto noi nominiamo, senza che esso se ne avveda. No, no. Noi, per esempio, diciamo: «il creato»… evidentemente, è dir molto; ma il creato non ci sente e tanto meno ci risponde. Noi diciamo: «il mare»; ma il mare non si avvede di noi. Noi diciamo: «la natura»: ma la natura non ci vede, non ci ascolta, non ci cura. Dicendo «Gesù», noi diciamo ben più e ben meglio del creato, della natura; diciamo il Figlio di Dio, il candore della luce eterna, l'immagine della sostanza del Padre, il Verbo eterno, nel quale e per il quale esiste tutto ciò che esiste. Diciamo l'apice dell'essere, il pieno della vita, il colmo della gloria, l'estremo della potenza, l'inimmaginabile della bellezza. Diciamo ciò che non riusciremmo mai a contenere, non si dice nella parola, ma nell'intelligenza, stessa: ciò che supera noi quanto l'infinito supera il finito.
Ebbene, quando diciamo Gesù, intendendo questo supremo essere pensabile, non diciamo a sordo: Gesù ci sente.
Dicendo Gesù, non diciamo la sovrana grandezza e bellezza, come solitaria: diciamo chi ha creato noi, il nostro creatore. Non solo, ma chi ci ha creato a sua immagine. Né basta ancora: chi ci ha creato dandoci due volte la sua vita, la prima volta con l'intelligenza e la volontà, e la seconda volta (contemporaneamente alla creazione, elevandoci allo stato soprannaturale), con la grazia. È dunque la suprema grandezza, ma alla quale siamo legati così intimamente, come a colui che ha dato a noi stessi tutto ciò che noi siamo. Nè soltanto ci ha dato a noi stessi, ma ci conserva a noi stessi: noi, infatti, non saremmo capaci nemmeno di mantenerci e serbarci in essere. Gesù ci ha creato, e con una creazione di tutti gl'istanti ci tiene in essere.
Dicendo Gesù, noi non diciamo soltanto il Verbo di Dio, e colui in virtù e nome del quale noi siamo venuti e ci teniamo nell'esistenza; ma diciamo il nostro Salvatore, colui che dopo averci fatto è tornato a rifarci, incominciando dal farsi egli stesso come uno di noi. Soltanto un giorno che saremo (se Dio vuole) in cielo, misureremo l'abisso, il precipizio che corre tra Dio e l'uomo, e vedremo l'immensità d'amore con cui Gesù ha travalicato questo abisso e questo precipizio, facendosi uomo con noi, per elevarci ad essere, per così dire, dei con lui. Se con la elevazione allo stato soprannaturale, nel momento della nostra creazione, noi diventavamo figli adottivi di Dio, con la Redenzione questa grazia iniziale è divenuta immensamente e inconcepibilmente più ricca: noi, per mezzo di Gesù, siamo entrati nel consorzio della vita e della natura divina.
Dicendo Gesù, noi diciamo colui il quale per salvarci non si è contentato - come poteva benissimo - d'un atto della sua volontà onnipotente. No, si è messo a mendicare l'amore, come l'ultimo dei poveri. Si è fatto bimbo, e adolescente. Si è fatto paesano d'un paese screditato. Si è fatto operaio umilissimo e dappoco. Si è fatto povero, spregiato. Ha dormito sotto gli alberi, come gli uccelli. Ha mangiato di carità. Ha pregato nelle notti, rabbrividendo d'ansia, di freddo e dei terrori notturni. Si è abbattuto al suolo, stremato. Si è fatto tradire, rinnegare, fuggire, arrestare, percuotere, schiaffeggiare, sputacchiare. Si è fatto consolare dagli Angeli e dalle donne, egli, letizia eterna. Si è fatto piangere e asciugare d'ogni bruttura di sudore, di sangue, di sputi, egli, bellezza eterna. Si è fatto innalzare sopra un patibolo dagli uomini, come un reo: e i rei eran loro. Si è fatto uccidere, e portava la vita. Ha abbassato pesantemente le palpebre, ed era ed è la luce di Dio e nostra.
Essendo Iddio, non poteva far di più per amarci. Ha sforzato, per così dire, la sua divinità, per attirarci all'amore. Nè gli è bastata la vita terrena: ancora oggi, è dappertutto come un amatore che non si stanca, e dappertutto ci esce innanzi e ci chiama. Tutto è opera delle sue mani, tutto è dono del suo amore. Il creato e la vita naturale, la Chiesa e la vita soprannaturale, l'anima nostra stessa e il cuor nostro: tutto è segno e offerta dell'amore di Gesù. E noi stentiamo tanto ad amarlo! Nel suo nome, se noi sapessimo amare, se avessimo il coraggio immenso che ci vuole ad amar davvero, nel suo nome è una dolcezza che il nostro cuore non saprebbe sopportare, tanto è umana, tanto è divina.
Monsignor Giuseppe De Luca
Prete Romano, 1898 - 1962
O Gesù: capanna di Betlem, casetta di Nazaret, strade assolate di Palestina, orto degli ulivi, penombra silenziosa di un altare... Gesù: echi di ricordi vivi, nelle memorie lontane, preghiere di madri curve sulla innocenza dei figli, singulto dei peccatori invocanti misericordia... Invochiamo sempre con amore questo nome divino: riempie le ore più buie e più desolate.
Compiamo ogni azione in questo nome, come ci comanda l'Apostolo San Paolo.
Ripariamo le offese alla santità di questo nome profanato dalle bestemmie.
La terra si unisca al cielo, il tempo all'eternità, gli uomini alle cose in un'unica interminabile melodia: sia lodato Gesù Cristo!
Monsignor Vincenzo Faraoni
(Padova 1956)
Colloquio spirituale.
«O nome glorioso, nome grazioso, nome amoroso e virtuoso!
Per te si rimettono le colpe, per te si vincono i nemici, per te guariscono gli infermi, per te i sofferenti si confortano nelle avversità! Tu sei l'onore dei credenti, il Maestro dei predicanti, il conforto degli operanti, il sostegno dei deboli e con l'ardente tuo fuoco si alimentano i santi desideri, s'impetrano i necessari suffragi, s'inebriano le anime contemplative e sono glorificati i trionfanti nella celeste gloria! Per il tuo nome santissimo, o dolcissimo Gesù, fa regnare anche noi coi beati, Tu che sei il glorificatore di tutti i beati, Tu che trionfi glorioso col Padre e con lo Spirito Santo, in unità e trinità perfetta per tutti i secoli dei secoli».
«O nome di Gesù esaltato sopra ogni altro nome, o nome di trionfo!
O gaudio degli angeli, o terrore dell'inferno! In te è ogni speranza di perdono, di grazia, di gloria! O nome dolcissimo, Tu doni il perdono ai colpevoli, riformi i costumi, riempi i timorosi di divina dolcezza, allontani i fantasmi paurosi! O nome gloriosissimo! Per te si rivelano i misteri dell'eterna vita, le anime si infiammano del divino amore, si fortificano nelle battaglie e sono liberate da tutti i pericoli! O nome desiderabile, nome dilettevole, nome ammirabile, venerando nome! Tu, per mezzo di doni e di grazie elevi a poco a poco la mente dei fedeli all'altezza del cielo, si che tutti quelli che partecipano ed entrano nella pietà della tua grandezza ineffabile acquistano per tua virtù la salute e la gloria!» (S. Bernardino da Siena).
O Signore, il tuo nome è buono e fa' che la sua bontà renda me, indegna creatura, capace di amarlo e di lodarlo con tutto il cuore. Voglio che ogni mia opera cominci e termini nel tuo nome, che tutti i miei affetti, desideri, imprese, gioie e dolori abbiano il suo suggello; ma soprattutto, ti supplico, imprimi il tuo nome nel mio cuore, nella mia mente perché sempre ti ami e pensi a te.
Padre Gabriele di Santa Maria Maddalena O.C.D.
Dal Libro "Intimità Divina" Ediz.1962.