Santo Natale 2020
«Come cantare la gioia del Natale?».
All’inizio della pandemia del Covid-19 con il primo lockdown, come italiani e come cittadini di questo mondo, abbiamo cantato scambiandoci l’augurio che «andrà tutto bene» Abbiamo proclamato con il canto la nostra fiducia e la nostra speranza. Abbiamo però anche visto e vissuto l’immane tragedia che ha riguardato non poche vite umane per le quali, a causa di questo male, di questo nemico invisibile, non è andata bene perché non ce l’hanno fatta. Ci ritroviamo ancora, purtroppo, dentro una tragedia che ci tocca da vicino. Quello che stiamo vivendo non è una rappresentazione o la scena di un film, ma una realtà vera in carne ed ossa; non è solo questione di numeri, di curve che salgono e che scendono, che ci danno angoscia, ma si tratta di persone, di relazioni, di legami, di vita vissuta; persone stroncate dalla sofferenza e dalla morte; persone che hanno patito e sono decedute senza aver ricevuto l’affetto, la vicinanza e il conforto dei propri cari nell’ultimo drammatico e solenne passaggio che la vita umana riserva ed esige.
Le restrizioni a tutela della nostra salute non ci consentono ancora di rapportarci con gli altri, come vorremmo e come siamo soliti fare, per mezzo di un abbraccio, di un bacio o di una carezza; siamo ancora impossibilitati ad esprimerci con questi gesti che costituiscono e intessono l’insieme dei nostri incontri. Non vediamo l’ora che tutto questo possa ritornare a far parte della nostra vita! L’uomo è relazione e sente forte il bisogno di esprimere questa esigenza profonda del proprio essere. Il venir meno di questa dimensione crea, non raramente, degli squilibri con serie conseguenze per la salute e l’equilibrio delle persone, in special modo delle più fragili, delle più vulnerabili, delle più piccole.
Pensiamo ai fanciulli, ma anche alle persone più sofferenti, più sole. Accanto a questo disagio abbiamo registrato un forte incremento della povertà. Più persone che, a causa dell’emergenza sanitaria, vivono nel bisogno. Cresce la disoccupazione di tanti, uomini e donne, in particolare dei giovani. Si registra un aumento non solo della povertà, ma anche delle povertà. Ci sono più poveri privi dei beni essenziali per vivere, ma ci sono più poveri anche da un punto di vista culturale, spirituale, sociale. Dinanzi a queste nuove povertà diventa davvero urgente che in tutti noi, cresca la capacità di vedere e di capire che la povertà non è solo mancanza di beni, ma anche mancanza di bene e del Bene per eccellenza: Gesù Cristo.
Dentro questo contesto desolante, che rischia di farci cadere le braccia, facendoci precipitare nello scoraggiamento e nella sfiducia più totale, come cantare la gioia del Natale? Come cantare la gioia di questo meraviglioso scambio al tempo del coronavirus? Quale Natale vivere e celebrare? Come seguire l’insegnamento dei nostri padri, che illuminati dalla parola del Vangelo, non hanno ignorato le ragioni profonde della speranza che abitava la loro vita, pur vivendo difficoltà e sofferenze indicibili sia materialmente che spiritualmente? Con timore e con gioia appena appena sussurrata, anche noi oggi, desideriamo provare a intonare il canto del Natale: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli». È un canto rivolto a Dio «che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere» 1Tm 6,16 e che tuttavia ha voluto abitare la nostra umanità mostrando il suo volto di Figlio di Dio nel falegname di Nazareth. Il Natale celebra questo indicibile mistero ed avvenimento: Colui che abita nel più alto dei cieli ha voluto porre la sua dimora, la sua tenda, in mezzo a noi abbassandosi, annullandosi.
È il Dio con noi, l’Emmanuele!
Così per noi è nato il Salvatore: Gesù. Come cristiani siamo chiamati a cantare a Colui che è venuto a salvarci: Gesù Cristo Signore! Colui che i secoli e le generazioni tutte hanno atteso. È venuto il primogenito, il Figlio di Dio. È venuto il fratello di ogni essere umano (Paolo VI, Omelia della notte di Natale 1973). Cantare la Gloria di Dio significa per noi cantare senza fine la sua venuta in mezzo a noi. Una gloria che risplende in tutto il suo fulgore. È questo straordinario evento che ci fa esultare di autentica e intima gioia per la sorte di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Si tratta di una gioia che abbraccia tutti e si dilata fino all’inverosimile poiché non esclude proprio nessuno. Il profeta Isaia, qualche secolo prima della venuta di Cristo, aveva rivolto al Signore questa bella e accorata invocazione: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!». Is 63,19. È una preghiera che riesce ad esprimere in modo eloquente quanto il nostro cuore sta vivendo e provando in questo momento storico. Osiamo fare sempre più nostra questa preghiera a Dio! È una supplica schietta che parte da noi come un grido, portando con sé desideri, angosce, speranze, per giungere fino agli estremi confini della terra. È un grido di aiuto! Perché il Signore Dio venga e intervenga. Ma il Signore, lo sappiamo, è gia venuto; Egli viene ed interviene continuamente; Egli verrà e interverrà. È la nostra fede che ci fa proclamare questo. A Natale celebriamo l’incommensurabile evento della nostra salvezza. È nato per noi Gesù: Colui che è venuto, viene e verrà a salvarci. Egli salva avvicinandosi a ogni uomo e a ogni donna senza paura di contaminarsi in forza della sua grande e infinita compassione; Lui ama di un amore senza misura tutti. Dio salva così, facendosi uomo e raggiungendo ogni uomo. Egli si avvicina, si fa prossimo e ci fa prossimi. Leviamo, allora, con fiducia il canto del Natale: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli!». La gioia sgorga radiosa da un cuore che canta il mistero di quel Bambino. Il cielo raggiunge e incontra la terra. Ci soccorra ancora la parola di Dio con il profeta Isaia: «Cieli stillate dall’alto; le nuvole facciano piovere la giustizia! Si apra la terra e sia feconda di salvezza» Is 45,8. Il Natale celebra e canta questo insondabile mistero: l’incontro tra il Creatore e la creatura. Dio si è fatto come noi per farci come Lui… recita ancora e canta la tradizione della Chiesa. La gioia e il canto del Natale è Gesù Cristo! Il cristiano che celebra, vive e canta la gioia del Natale non può non farsi artigiano di fede, di pace, di amore. Il discepolo di Cristo, come un artigiano cesella e scolpisce ogni tratto della vicenda umana, con gesti e opere, agendo sempre con mitezza, ma anche con vigore. Il cristiano si impegna in tal modo nella vita di tutti i giorni ad abbattere sempre di più le distanze, a costruire senza eccezione ponti e a non frapporre ostacoli o alzare muri.
Alla luce degli eventi attuali ci sia concesso dal Signore di celebrare e vivere il Santo Natale nella fede e nella gioia. Il Natale, in questo tempo di emergenza sanitaria e di crisi sociale, possa costituire per ciascuno di noi una vera occasione di crescita nella fede. E sia veramente Natale per tutti!
Attraversiamo ed abitiamo questo momento difficile della nostra storia non per acquisire forza, potere, ma per avviare processi ispirati al Vangelo. Non lasciamoci sedurre dalle lusinghe di un individualismo sempre più chiuso, difensivo, che non vede o non vuole vedere oltre sé stesso; così pure non nascondiamoci dietro le seduzioni di un pessimismo distruttivo e disperato che non riesce a scorgere il bene; riconosciamo il bene e incontriamolo nelle persone vicine a noi.
Il Bambino Gesù, con la sua umiltà e povertà, ci conceda di accogliere e servire i poveri del nostro tempo. L’annuncio del Natale è rivolto ai pastori, alla povera gente, a coloro che non hanno titoli, riconoscimenti e onori, ma che in ogni modo sono e rimangono persone amate dal Signore. Un annuncio rivolto a tutti, uomini e donne di buona volontà. Dio ci viene incontro per primo perché ci ama. Amati siamo resi capaci di amare! Infatti, l’uomo che si sente amato ama. E di sicuro colui che ama non fa mai male a nessuno. Non in modo astratto ma concretamente, nei fatti e nella realtà. È il programma cristiano di sempre: il Vangelo!
Coraggio fratelli e sorelle, non perdetevi d’animo, non lasciatevi cadere le braccia. Coraggio, andate avanti, pieni di fiducia e di speranza, perché Gesù è con noi, si è messo dalla nostra parte.
È Lui la nostra gioia…Gesù!
È Lui la nostra salvezza…Gesù!
E nel nome di Gesù, che è la nostra gioia, che è la nostra salvezza, come gli angeli hanno cantato la notte di Natale, anch’io vi annuncio una grande gioia: «Oggi vi è nato il Salvatore, che è il Cristo Signore!». Possa questo annuncio riempire di gioia e di pace voi, le vostre famiglie, le vostre case e tutte le persone a voi care. Buon Natale alle tante, persone che in questo luogo soffrono per la perdita di una persona cara: le vostre lacrime siano asciugate dal Bambino Gesù il Dio della Vita.
Buon Natale allora a tutti voi: incontriamo il Bambino nato a Betlemme, il Verbo eterno che si fa carne in mezzo a noi, nella mangiatoia e nell’Eucaristia. E sarà veramente Natale! Per me, per voi, per tutti!
«Et Verbum caro factum est!».
Sia lodato Gesù Cristo.