Preghiera e Liturgia

7 Domenica del Tempo Ordinario 2020

1Sanremo2020Sanremo 2020:
il festival del Cristianesimo calpestato. 

Il festival di Sanremo è stata un’aggressione frontale  al cristianesimo:
Fiorello che fa il finto prete e celebra la finta messa;
Achille Lauro che imita maldestramente San Francesco;
Roberto Benigni che dissacra il Cantico dei Cantici.
Tre esibizioni sul palco del Festival di Sanremo in cui il tema religioso serve per costruire presentazioni, monologhi e performance musicali. In tutti e tre i casi però la religione cristiana ne esce svilita, strumentalizzata, falsificata e derisa.

Fiorello.
Entra dalla platea ed entra in talare... e apre così il Festival di Sanremo. Con la sua usuale verve affascina il pubblico: «Buonasera fratelli e buonasera sorelle! In questo mondo c’è bisogno di pace! Scambiatevi il segno di pace. Datevi la mano un con l’altro. Fatelo sul serio». Poi spiega il motivo del suo abbigliamento: «Questo è il festival delle polemiche e bisogna iniziare con qualcosa di veramente forte. Questo non è un abito blasfemo, ma un abito di scena. Dovevamo iniziare con qualcosa di potente. Questo è l’abito originale di Don Matteo». Lo sketch si conclude con Fiorello e il pubblico che cantano “Amadeus” sulle note dell’alleluia. Fiorello ha preso in giro la Chiesa, i sacerdoti, la fede. Però forse ci accorgiamo di un fatto: Fiorello inconsapevolmente ci ha confermato in una verità tanto chiara, ma che non riusciamo nemmeno più a vedere: la Chiesa, la fede, i sentimenti religiosi… vanno bene ormai solo per far ridere. I cattolici sono ridotti a macchiette.  La religione cattolica sopravvive nella mente dei più come una tenue eco di qualcosa di assolutamente fuori dalla vita di ogni giorno. Già il fatto che Fiorello si presenti in talare la dice lunga. Quanti sono i sacerdoti in talare? Sicuramente pochissimi... però nell’immaginario collettivo il Sacerdote è in talare. Fiorello stimola l’immaginario collettivo e dunque la talare ha una sua ragion d’essere. Però si tratta ormai
solo di un simbolo, di una icona, di una suggestione visiva senza più nessun aggancio con il reale. Siamo perciò oltre alla satira del sacro. Il sacro è ridotto né più né meno ad un espediente di scena, ad un canovaccio teatrale, ad una maschera. La talare è solo un pretesto, appunto «un abito di scena», come ci ha ricordato Fiorello. E dunque lui ci può prendere in giro perché i cattolici che vivono la loro fede in talare – ossia seriamente – sono pressoché estinti. 

Achille Lauro.

Il cantante, dopo qualche battuta musicale, si spoglia di una lunga veste damascata e rimane con un costumino color carne. Il rimando implicito è a San Francesco quando si spogliò davanti al padre, rinunciando ad ogni avere. Anche Lauro si è spogliato ed è rimasto con una tutina che a occhio e croce costava 6000 euro o supergiù. Alla faccia della povertà e dell'umiltà del Santo di Assisi! 

Roberto Benigni.
Benigni, poi, ha trasformato il Cantico dei Cantici in un canto dove nel sesso tutto è permesso, dove ogni tipo di unione è possibile, rimuovendo del tutto il fatto che nei testi cristiani vi è certamente una valorizzazione dell’amore, ma in una chiave che non è quella del «tutto è permesso», ma invece quella di una apertura alla trascendenza in una unione sponsale che non è solo unione fisica, ma questa è innalzamento all’unione spirituale. Tutto questo non vi era nel discorso di Benigni, la cui povertà narrativa si risolve nell’aver trasformato il Cantico dei Cantici in una sorta di hit parade del sesso… che non c’entra nulla ovviamente con i testi sacri. In questi testi si parte certo dall’amore fisico, per innalzarsi al divino, dal basso all’alto, dall’immanente al trascendente. Tutto questo è stato rimosso da Benigni, e abbiamo la riscrittura della Bibbia ad uso modernista. È stata una aggressione frontale al cristianesimo. La società è spettacolo, ciò che vince è tutto ciò che è… e questo è stato rappresentato perfettamente sul palco. Un’aggressione frontale al cristianesimo. Benigni non è il Papa, è stato detto… In altri tempi di fronte a un monologo che distorce così il linguaggio cristiano, il Papa sarebbe certo intervenuto. Se non il Papa le autorità competenti per prendere le distanze. Oggi invece non avviene perché di fatto non c’è questa dissonanza tra la visione che Benigni dà del cristianesimo e quella a cui la chiesa sta dando corso.

E noi cristiani... e la gerarchia della Chiesa?
La Chiesa purtroppo smarrisce l’apertura alla trascendenza, la Chiesa smarrisce il riferimento alla figura di Cristo come Figlio di Dio e viene del tutto cancellata la concezione del sacrificio come «sacrum facere». E il paradosso è che nell’epoca del politicamente corretto, nell’epoca della lotta contro tutte le discriminazioni… criticare, dissacrare, deridere e profanare il cristianesimo non è considerato una violazione del politicamente corretto, ma ne è parte integrante, presentando il cristianesimo come una cosa di cui è lecito ridere alla Fiorello, è lecito imitare in forma sacrilega alla Achille Lauro, oppure addirittura distorcerlo rendendolo una religione dell’immanenza, del consumo e del godimento. Questo è il punto fondamentale su cui bisogna riflettere. Non è il fatto di essere cristiani o di non esserlo, ma è il fatto che c’è in atto un processo di dissoluzione di ogni identità culturale e di ogni frontiera di valori… e, che piaccia oppure no, il cristianesimo svolge un ruolo di «katechon», cioè di freno al dilagare della civiltà dei consumi e il suo relativismo. Ed è per questo che questa civiltà sta dichiarando tutta la sua inimicizia verso il cristianesimo, anzitutto facendosi beffe e deridendolo come è stato mostrato a Sanremo 2020, che passerà alla storia per essere stato l’anno della dissacrazione aperta, volgare e integrale della fede cristiana.

Che tutto questo faccia parte di un progetto?
Annientare, dissolvere e rendere sterili tutte quelle forme che possono in qualche modo contrastare il cammino del relativismo e di questa società liquida che vuole omologare ogni uomo. E un grande ostacolo appunto è la religione cristiana, che si oppone a questo disegno perverso. Quindi la religione deve essere in qualche modo rivista, riscritta, rinarrata… e Benigni ne è stato un fautore. In passato il capitalismo utilizzava all’occorrenza la Chiesa o veniva a patti con essa: si pensi ai Patti Lateranensi del '29 oppure all’uso del cristianesimo come «instrumentum Regni»: c’era un possibile accordo tra potere e chiesa. Il cristianesimo è un elemento dialettico: può essere usato dal potere per giustificare se stesso, ma può essere anche la rivoluzione contro il potere in nome del Regno dei Cieli. Si vuole superare la religione della trascendenza proprio per evitare una contestazione del potere in nome del Regno dei Cieli. Il mondo del relativismo ateo è proprio il mondo in cui non si crede in nulla e questo mondo non sa più che farsene della Chiesa e del cristianesimo e deve liquidarli in ogni modo. I valori quindi devono abbassarsi fino a scomparire, deve rimanere qualcosa di più liquido in modo tale che tutto possa scorrere senza ostacoli. E l’uomo, come difensore della propria cultura, delle proprie tradizioni, dei propri valori è un ostacolo e la religione è un altro di quegli ostacoli. Benigni è stato un mezzo dei poteri forti per fare in modo che la gente non creda più nelle regole, nella disciplina, nella religione e in altre cose… e mette in mezzo il Cantico dei Cantici che ha un significato totalmente diverso per chi lo ha veramente studiato. È certamente l’elogio dell’amore, che non si esaurisce nel rapporto solo corporeo, ma parte dall’amore fisico per salire la «scala cieli» che porta a Dio. Per Benigni il testo è sacro perché esteticamente apprezzabile, non perché ispirato da Dio. Inoltre pare che la Bibbia sia un testo convenzionale, ossia deciso a tavolino dagli uomini e non divinamente ispirato. Ci spiega che il Cantico ha destato sempre molto imbarazzo in ambito ecclesiale e dunque per occultarne il vero significato lo hanno rivestito di significati simbolici. In realtà è tutto molto più semplice: Dio ha creato l’uomo e la donna attratti naturalmente l’uno verso l’altra. Una realtà, quella della sessualità, buona agli occhi della Chiesa. Non è dello stesso avviso Benigni quando dichiara che «l’amore fisico veniva considerato come il più grave dei peccati», precipitando così nei soliti discorsi anti ecclesiali. L’attrazione tra i due amanti nel Cantico dei cantici è la celebrazione dell’amore umano, ma anche divino. Se siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, anche nell’attrazione sessuale si riverbera questa somiglianza. E così illustrare il desiderio di due giovani serve per spiegare il legame sponsale di Cristo con la Sua Chiesa, l’unità della SS. Trinità, il desiderio della nostra anima di congiungersi con Dio e molto altro: una cosa non esclude le altre. Inoltre per Benigni un’altra fonte di imbarazzo sta nel fatto che nel Cantico la protagonista è una donna. Il solito cliché della Chiesa che mette le donne all’ultimo posto, proprio lei che riconosce in una donna, Maria, la più perfetta tra tutte le creature.
Ma viene da rispondere al comico toscano: se la Chiesa fosse stata imbarazzata dal Cantico, perché, a suo dire, libro «inaudito e scandaloso», non faceva prima a non inserirlo nella Bibbia? Risposta di Benigni: il Cantico presente nella Bibbia non è quello originale. La versione che noi leggiamo è stata edulcorata. Poi spiega che il Cantico è un inno all’amore in tutte le sue forme, comprendendo quindi tutte le tipologie di coppie: «la donna con il suo uomo, la donna con la sua donna, l’uomo con il suo uomo». E giù applausi perché a Sanremo è d’obbligo applaudire ogni volta che si sente una banalità, a patto che sia politicamente corretta. 

Ma per quale motivo così tanto interesse per le tematiche religiose? Proviamo ad azzardare qualche risposta.
Oggi è necessario scandalizzare altrimenti passi inosservato. E quindi o ti spogli o parli male o prendi in giro qualcuno o qualcosa. Poi l’assenza nella società della religione. Il vuoto di fede offre l’occasione per svaligiare indisturbati i tesori preziosi del cattolicesimo e portarseli via. Così come quando i padroni di casa escono e i ladri ne approfittano per rubare. Lasciati abbandonati per strada, la dottrina i sacramenti, la storia cristiana, le tradizioni di fede, i principi morali ecco che il primo Fiorello o Achille Lauro che passa li prende e ne fa quello che vuole. Sta a noi custodire i gioielli di famiglia, presidiarli a costo della vita. In terzo luogo si evidenzia che il cattolico sa molto poco sulle ragioni della fede e della morale e quindi, pur credendo in alcuni principi, non riesce a difenderli. Ne consegue che ad ogni attacco batte in ritirata. Ultima motivazione per spiegare questa moda di pescare nel sacro che è fiorita sul palco di Sanremo. Il cattolicesimo così come oggi purtroppo viene presentato da alcuni uomini di Chiesa: un insieme di fervorini sbiaditi, senza colore e soprattutto prevedibilissimi, oppure come una storiella o una fiaba. Se dunque l’identità del cattolicesimo è così priva di nerbo, così indefinita e scialba, diventa facile per chiunque usarla a proprio piacimento, trasformarla in ciò che si desidera: uno sketch per Fiorello, un monologo un po’ spinto per Benigni, una scena naturista per Lauro. 
Si può obiettare: colpa solo dei cattolici se accade tutto ciò? Ovviamente no, il mondo fa la sua parte, ma chi non crede logicamente porta l’acqua al mulino del relativismo e del modernismo. Insomma, ci dobbiamo stupire che Fiorello si vesta da prete e Benigni offra una lettura laica della Bibbia?

Tommaso Scandroglio -  La Nuova Bussola Quotidiana.
Diego Fusaro – Giovane Filosofo.

Stampa