Presentazione al Tempio - Candelora 2020
Si benedivano le candele per tutto l'anno...
«Io sono la luce del mondo» Gv 8,12.
Sono passati quaranta giorni dalla Solennità del Natale. Anche oggi la Chiesa è in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al tempio. Con quel rito il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica, ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l'attendeva nella fede. Guidati dallo Spirito Santo, vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e Anna; illuminati dallo stesso Spirito riconobbero il Signore e, pieni di gioia, gli resero testimonianza (dalla Liturgia).
«Io sono la luce del mondo» Gv 8,12.
Sono passati quaranta giorni dalla Solennità del Natale. Anche oggi la Chiesa è in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al tempio. Con quel rito il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica, ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l'attendeva nella fede. Guidati dallo Spirito Santo, vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e Anna; illuminati dallo stesso Spirito riconobbero il Signore e, pieni di gioia, gli resero testimonianza (dalla Liturgia).
A Betlemme la folla di pellegrini si è diradata.
Dopo la nascita di Gesù, Giuseppe trova un posto più decente per alloggiare la Sacra Famiglia.
Otto giorni dopo compie il rito della circoncisione, con il quale i maschi cominciano a far parte del popolo di Israele, e il bambino riceve ufficialmente il nome di Gesù «come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre» Lc 2,21.
Quaranta giorni dopo Maria e Giuseppe prendono il bambino e lo conducono a Gerusalemme, «quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore» Lc 2, 22-24. Gesù e Maria non sono obbligati a seguire queste prescrizioni. Maria non ha contratto nessuna impurità legale, perchè ha concepito e dato alla luce in modo verginale; neppure la legge di riscatto del primogenito riguarda Gesù, Agnello di Dio che viene a togliere i peccati del mondo. Eppure per tre volte, in pochi versetti, si sottolinea che tutto è stato fatto in stretta osservanza della Legge di Dio.
La Chiesa scorge in questo episodio una ragione più profonda. In primo luogo, l’adempimento della profezia di Malachia: «Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’Angelo dell’Alleanza, che voi sospirate» Ml 3,1. Inoltre Maria capisce che Gesù deve essere condotto al Tempio, non certo per riscattarlo come gli altri primogeniti, ma per essere offerto a Dio in autentico sacrificio. Così dice la Lettera agli Ebrei: «Entrando nel mondo Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà”» Eb 10,5-7. La Presentazione di Gesù al Tempio si può paragonare, in qualche modo, all’offerta del Sacrificio del Calvario, che la Messa rende presente in tutti i momenti e in tutto il mondo. Nella preparazione di questo sacrificio e, dopo, durante la sua realizzazione in vetta al Golgota, un posto speciale è riservato alla Madre di Gesù. Sin dai primi momenti della sua vita terrena, Gesù unisce Maria al sacrificio di redenzione che è venuto a compiere. Questa partecipazione al mistero della Redenzione fu rivelata alla Vergine poco alla volta. L’angelo Gabriele non le aveva detto nulla di questo, ma ora le sarà comunicato dalle parole di Simeone, un anziano timorato di Dio, al quale «lo Spirito Santo aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore» Lc 2,26. L’incontro tra Maria e l’anziano Simeone dovette accadere davanti la porta di Nicanore, attraverso la quale si accedeva nell’atrio degli israeliti. In quel luogo si metteva uno dei sacerdoti incaricati di assistere le donne che offrivano il sacrificio per sé o per i loro figli. Maria, accompagnata da Giuseppe, si mette in fila. Mentre aspetta il suo turno, avviene un episodio che riempe tutti di stupore. Un venerabile anziano si avvicina; il suo viso splende di gioia. «Mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”» Lc 2,27-32. Nell’udire queste parole, grande stupore prende Maria e Giuseppe: l’anziano Simeone conferma quello che l’angelo aveva comunicato loro da parte di Dio. Ma, subito dopo quell’annuncio, spegne ogni gioia: il Messia compirà la sua missione mediante la sofferenza; e la Madre si troverà misteriosamente unita al dolore del Figlio. «Simeone li benedisse e parlò a Maria sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”» Lc 2,34-35.
Anche Anna, un’anziana di oltre ottant’anni, si unisce all’annunzio di Simeone, perché «sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» Lc 2,38. Dal Vangelo si deduce che la Madonna presenta Gesù soltanto dopo avere ascoltato la profezia. Offre per il suo riscatto un paio di tortore o due colombe, l’offerta dei poveri, invece dell’agnello prescritto dalla Legge di Mosè. Alla luce delle parole di Simeone, comprende che Gesù è il vero Agnello venuto a redimere gli uomini dai loro peccati. E che Lei, come Madre, sarebbe rimasta strettamente unita alla sorte del Figlio.
La Chiesa celebra questa festa il 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Santo Natale.
Per le Chiese orientali oggi è la festa dell’incontro.
Non è possibile sapere con certezza se le date corrispondessero al 25 dicembre per la nascita, al 1 gennaio per la circoncisione e al 2 febbraio per la presentazione, ma il periodo dell’anno era proprio quello: sono numerosi gli indizi dei Vangeli che avvalorano l’ipotesi invernale del Natale, in corrispondenza dei mesi di kislev, teveth e shevat del calendario ebraico. Durante i quaranta giorni tra la nascita a Betlemme e la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, ci fu la visita dei Magi.
Quest’anno il calendario civile incrocia quello liturgico e ha posto di Domenica una festa del Signore poco conosciuta: la Presentazione di Gesù al Tempio; in questo giorno, fin dai tempi antichi, si benedicevano le candele per tutto l’anno, a significare la luce delle nazioni di cui parla il vecchio Simeone: la presenza del Signore Gesù; un forte richiamo Pasquale, quello di oggi, a ricordarci della luce del Signore Risorto simboleggiata dal cero pasquale. Era una festa, che si presentava con solennità, quella della Presentazione di Gesù e della purificazione di Maria. Veniva chiamata, ed è ancora chiamata «la Candelora» centrando tutto il significato della liturgia sulla benedizione e sulla consegna delle candele, che poi venivano portate a casa e usate nei modi più svariati: chi la metteva in testa al letto, a ricordarci che, senza la luce di quella candela, si cammina nel buio. Una autentica esortazione a vivere la fede, che abbiamo professato il giorno del nostro Battesimo, quando siamo stati presentati al Padre e quindi impegnati a vivere da figli, con gioia e gratitudine. In altri casi quella candela veniva accesa quando qualcuno era ammalato o stava per tornare alla vera Casa, come a presentarsi a Dio con la fede viva, la vera luce, che accompagna la vita del cristiano nella vita. E vi è infine chi la usa per allontanare pericoli nelle campagne o altro. Anche noi oggi riceveremo una candela con dei bellissimi simboli di fede: appendiamola nella nostra casa, ogni tanto prendiamola in mano e guardiamola, ricordando nel nostro cuore che il Signore Gesù ci ha detto: «Io sono la luce del mondo» Gv 8,12.
Sia lodato Gesù Cristo.
Dopo la nascita di Gesù, Giuseppe trova un posto più decente per alloggiare la Sacra Famiglia.
Otto giorni dopo compie il rito della circoncisione, con il quale i maschi cominciano a far parte del popolo di Israele, e il bambino riceve ufficialmente il nome di Gesù «come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre» Lc 2,21.
Quaranta giorni dopo Maria e Giuseppe prendono il bambino e lo conducono a Gerusalemme, «quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore» Lc 2, 22-24. Gesù e Maria non sono obbligati a seguire queste prescrizioni. Maria non ha contratto nessuna impurità legale, perchè ha concepito e dato alla luce in modo verginale; neppure la legge di riscatto del primogenito riguarda Gesù, Agnello di Dio che viene a togliere i peccati del mondo. Eppure per tre volte, in pochi versetti, si sottolinea che tutto è stato fatto in stretta osservanza della Legge di Dio.
La Chiesa scorge in questo episodio una ragione più profonda. In primo luogo, l’adempimento della profezia di Malachia: «Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’Angelo dell’Alleanza, che voi sospirate» Ml 3,1. Inoltre Maria capisce che Gesù deve essere condotto al Tempio, non certo per riscattarlo come gli altri primogeniti, ma per essere offerto a Dio in autentico sacrificio. Così dice la Lettera agli Ebrei: «Entrando nel mondo Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà”» Eb 10,5-7. La Presentazione di Gesù al Tempio si può paragonare, in qualche modo, all’offerta del Sacrificio del Calvario, che la Messa rende presente in tutti i momenti e in tutto il mondo. Nella preparazione di questo sacrificio e, dopo, durante la sua realizzazione in vetta al Golgota, un posto speciale è riservato alla Madre di Gesù. Sin dai primi momenti della sua vita terrena, Gesù unisce Maria al sacrificio di redenzione che è venuto a compiere. Questa partecipazione al mistero della Redenzione fu rivelata alla Vergine poco alla volta. L’angelo Gabriele non le aveva detto nulla di questo, ma ora le sarà comunicato dalle parole di Simeone, un anziano timorato di Dio, al quale «lo Spirito Santo aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore» Lc 2,26. L’incontro tra Maria e l’anziano Simeone dovette accadere davanti la porta di Nicanore, attraverso la quale si accedeva nell’atrio degli israeliti. In quel luogo si metteva uno dei sacerdoti incaricati di assistere le donne che offrivano il sacrificio per sé o per i loro figli. Maria, accompagnata da Giuseppe, si mette in fila. Mentre aspetta il suo turno, avviene un episodio che riempe tutti di stupore. Un venerabile anziano si avvicina; il suo viso splende di gioia. «Mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”» Lc 2,27-32. Nell’udire queste parole, grande stupore prende Maria e Giuseppe: l’anziano Simeone conferma quello che l’angelo aveva comunicato loro da parte di Dio. Ma, subito dopo quell’annuncio, spegne ogni gioia: il Messia compirà la sua missione mediante la sofferenza; e la Madre si troverà misteriosamente unita al dolore del Figlio. «Simeone li benedisse e parlò a Maria sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”» Lc 2,34-35.
Anche Anna, un’anziana di oltre ottant’anni, si unisce all’annunzio di Simeone, perché «sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» Lc 2,38. Dal Vangelo si deduce che la Madonna presenta Gesù soltanto dopo avere ascoltato la profezia. Offre per il suo riscatto un paio di tortore o due colombe, l’offerta dei poveri, invece dell’agnello prescritto dalla Legge di Mosè. Alla luce delle parole di Simeone, comprende che Gesù è il vero Agnello venuto a redimere gli uomini dai loro peccati. E che Lei, come Madre, sarebbe rimasta strettamente unita alla sorte del Figlio.
La Chiesa celebra questa festa il 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Santo Natale.
Per le Chiese orientali oggi è la festa dell’incontro.
Non è possibile sapere con certezza se le date corrispondessero al 25 dicembre per la nascita, al 1 gennaio per la circoncisione e al 2 febbraio per la presentazione, ma il periodo dell’anno era proprio quello: sono numerosi gli indizi dei Vangeli che avvalorano l’ipotesi invernale del Natale, in corrispondenza dei mesi di kislev, teveth e shevat del calendario ebraico. Durante i quaranta giorni tra la nascita a Betlemme e la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, ci fu la visita dei Magi.
Quest’anno il calendario civile incrocia quello liturgico e ha posto di Domenica una festa del Signore poco conosciuta: la Presentazione di Gesù al Tempio; in questo giorno, fin dai tempi antichi, si benedicevano le candele per tutto l’anno, a significare la luce delle nazioni di cui parla il vecchio Simeone: la presenza del Signore Gesù; un forte richiamo Pasquale, quello di oggi, a ricordarci della luce del Signore Risorto simboleggiata dal cero pasquale. Era una festa, che si presentava con solennità, quella della Presentazione di Gesù e della purificazione di Maria. Veniva chiamata, ed è ancora chiamata «la Candelora» centrando tutto il significato della liturgia sulla benedizione e sulla consegna delle candele, che poi venivano portate a casa e usate nei modi più svariati: chi la metteva in testa al letto, a ricordarci che, senza la luce di quella candela, si cammina nel buio. Una autentica esortazione a vivere la fede, che abbiamo professato il giorno del nostro Battesimo, quando siamo stati presentati al Padre e quindi impegnati a vivere da figli, con gioia e gratitudine. In altri casi quella candela veniva accesa quando qualcuno era ammalato o stava per tornare alla vera Casa, come a presentarsi a Dio con la fede viva, la vera luce, che accompagna la vita del cristiano nella vita. E vi è infine chi la usa per allontanare pericoli nelle campagne o altro. Anche noi oggi riceveremo una candela con dei bellissimi simboli di fede: appendiamola nella nostra casa, ogni tanto prendiamola in mano e guardiamola, ricordando nel nostro cuore che il Signore Gesù ci ha detto: «Io sono la luce del mondo» Gv 8,12.
Sia lodato Gesù Cristo.