Preghiera e Liturgia

2 Domenica dopo Natale 2020

2DomNatale
Krònos o Kairòs?
«In principio era il Verbo...» Gv 1,1.

La liturgia oggi inizia con una bellissima antifona: «Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale» cfr. Sap 18,14-15. La prima lettura di questa domenica costituisce uno dei grandi elogi della Sapienza divina: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò...».
Essa si identifica da una parte con la Parola di Dio che si fa persona, dall’altra con lo Spirito divino che si librava sulle acque. L’inizio del Vangelo ha un andamento molto simile: Gesù è la Parola, il Verbo, rivelazione del Padre. La Parola, per Giovanni, evoca il ricordo della Parola dell’Antico Testamento, Parola che trova la sua perfezione in Gesù: egli è la Parola di Dio fatta carne per la vita del mondo. La seconda lettura è costituita dall’inno con cui Paolo inizia la lettera ai cristiani di Efeso. Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli. Dobbiamo chiedergli «uno spirito di sapienza per una più profonda conoscenza di lui».

Ci troviamo di fronte ad un grande trittico: con toni solenni celebriamo l’intervento di Dio nella storia degli uomini; il Verbo è la Parola che si è fatta carne e ha piantato la sua tenda fra noi; in Lui «ci ha benedetti con ogni benedizione».

 Inizia così il viaggio del Vangelo di Giovanni, facendoci fare un percorso alla ricerca di ciò che è «in principio», non solo nel tempo e nello spazio, ma nella profondità di ciò che è il fondamento del tutto, il baricentro dell'uomo e delle sue relazioni, perché «tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste». Non è l'inizio di una storia, il racconto di una vita, della straordinarietà di un evento che si trascina fino all’oggi; è molto di più: è il principio fondante della nostra esistenza, la fonte del vivere, Colui che è «via, verità e vita» Gv 14,6. Il Vangelo non è fatto di parole, ma è la Parola che è diventata carne e sangue che irrora di Grazia la nostra storia. La fede allora non è una dottrina, non è un agire morale: è una Persona. Accogliere Cristo è credere nel suo Nome, è affidarsi a Lui, è vivere la relazione con Lui, riconoscere tutto ciò che ha rivelato di se stesso, del Padre e dello Spirito. Nella relazione con il Figlio ci è dato di diventare figli di Dio. Nella grandezza delle parole di Giovanni che si schiudono nella rivelazione della Parola fatta carne, scopriamo la gioia del dono immenso, lo stupore che supera ogni aspettativa.

Il brano del Vangelo di Giovanni che oggi abbiamo ascoltato è il «prologo», una introduzione che dà chiarezza a tutto il resto.
Per chi se ne intende di musica, è come la chiave di violino o la chiave di basso poste all’inizio del pentagramma che ci fanno capire come leggere le note, come suonarle, come cantarle. Giovanni scrive il suo Vangelo quasi 70 anni dopo la morte di Gesù. Le parole, i gesti, la morte e la risurrezione di Gesù, sono stati meditati intensamente nel cuore del giovane Apostolo, al punto tale che ne è scaturito questo capolavoro. Giovanni inizia il suo Vangelo con le stesse parole con cui inizia il libro della Genesi, il primo libro della Bibbia: «In principio». L’autore sacro della Genesi vuole narrarci la creazione del mondo, come è scaturita la vita, le cose che ci circondano, l’uomo! E, per narrare questo inizio, usa un ritornello che mette sulla bocca del Creatore per ben dieci volte: «E Dio disse», come a dirci che il mondo è stato creato con dieci Parole di Dio. Il Vangelo di Giovanni ci dice che all'inizio dei tempi c’è la Parola: questa Parola è presso Dio ed è allo stesso tempo Dio. Una Parola che ha realizzato dal nulla tutto ciò che esiste... una parola che diventa fatto, una parola cioè che realizza ciò che dice. «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta». È davvero una bella notizia! La Parola non solo realizza quanto dice, ma è la Vita, è la Luce. Luce che è così bella, forte, da risplendere anche nelle tenebre.

Voglio raccontarvi un fatto accaduto in una stazione della metropolitana di Washington, dove un grande e famoso violinista Joshua Bell, ha suonato per 43 minuti di seguito in mezzo a passanti frettolosi che lo ignoravano. Eppure lui è un grande concertista che si esibisce nei più famosi teatri di tutto il mondo. Il violino con cui suonava era un violino prestigioso, uno Stradivari, costruito dal grande maestro liutaio nel 1713, del valore di quasi 4 milioni di dollari. Un talento completamente ignorato perché non era sotto i riflettori, ma suonava semplicemente tra la gente, senza farsi pagare, donando a tutti il suo genio e la sua arte... ma nessuno lo ha riconosciuto come tale.

Gesù viene tra noi, uomo come noi, ma è l'uomo nuovo che ci insegna ad essere uomini secondo il sogno di Dio: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». Nel Nuovo Testamento ci sono due parole greche che servono ad indicare il tempo. La prima è «kronos» e indica il tempo che è composto di ore, minuti, secondi. La seconda è «kairos» e indica il tempo secondo una prospettiva divina. Il tempo di Dio non si misura con l'orologio, ma con la fede, non è fatto di ore ma di passaggi di Dio nella storia umana. Questo secondo tipo di tempo è «grazia». Nelle letture di oggi notiamo queste parole, legate al tempo: Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato.
 In principio era il Verbo. Dio ci ha scelti fin dal principio, prima della creazione del mondo. La parola «principio» è la prima della Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Quando noi preghiamo, diciamo «Come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli». Possiamo considerare questa parola secondo un punto di vista cronologico, e allora ci viene mal di testa, perché per farci una mezza idea bisogna andare talmente indietro nel tempo, che è quasi impossibile capirci qualcosa. Il Big Bang, il principio dell’universo, secondo gli scienziati, è avvenuto quasi 14 miliardi di anni fa. Ma questo tempo non è nulla, se confrontato con l’eternità. Il principio di Dio è infinitamente prima del Big Bang. Oppure possiamo considerare questa parola secondo il punto di vista del kairos: allora siamo invitati ad andare al di là del tempo per entrare in una prospettiva meravigliosa. Dio ci ha scelti come suoi figli molto prima che il mondo cominciasse ad esistere. L’Incarnazione di Gesù era nella mente del Padre fin dall’inizio, il Figlio di Dio, come diciamo nel Credo, è «nato dal Padre prima di tutti i secoli». La nascita del Figlio di Dio ci invita a credere che esiste un nuovo principio per noi, anche in mezzo alle difficoltà della vita.
Celebrare il Natale significa credere che esiste un nuovo punto di partenza, qualsiasi sia la nostra condizione, e che «nulla è impossibile a Dio».

Sia lodato Gesù Cristo.

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