Maria SS. Madre di Dio 2020
«Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur»
«Ti benedica il Signore e ti custodisca» Nm 6,24.
Inizia il nuovo anno civile e il Libro dei Numeri ci dona la benedizione del Signore con quelle bellissime parole: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».
La Chiesa pone nel primo giorno dell’anno la Festa di Maria SS. Madre di Dio… per mettere il nuovo anno sotto la protezione del manto di Maria. Ogni anno, il 1 gennaio, si celebra la Giornata Mondiale della Pace. Infine, da secoli la Chiesa intona il 31 dicembre il canto del Te Deum e il 1 gennaio l’inno del Veni Creator Spiritus, perché lo Spirito Santo guidi le nostre azioni nel nuovo anno con la sua forza e la sua potenza.
Ho letto ieri le mie omelie degli ultimi anni in questo giorno del 1 gennaio e ho cercato per me e per voi una cosa nuova che non abbiamo mai fatto: guardare la storia e il significato del Te Deum di ringraziamento, che canteremo anche noi al termine di questa Eucaristia davanti al SS. Sacramento. Il «Te Deum» in modo esteso «Te Deum laudamus» - Dio ti lodiamo è un canto di ringraziamento che viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per i benefici ricevuti dal Signore nel corso dell'anno che si conclude. Pur essendo un inno da molti associato alla giornata di ieri, in realtà viene intonato in tutte le cerimonie di ringraziamento, come ad esempio in sede di Conclave nella Cappella Sistina una volta che il Papa è stato eletto, oppure a conclusione di un Concilio. È interessante ricordare che, in occasione della scomparsa di Giovanni Paolo II avvenuta nella sera del 2 aprile 2005, i presenti che vegliavano ai piedi del suo letto di morte iniziarono a cantare il «Te Deum», rendendo grazie al Signore per il dono prezioso di un Pontificato così lungo e prolifico. Nella Liturgia delle Ore, secondo i Riti Romano e Ambrosiano, il «Te Deum» trova il suo posto alla fine dell’Ufficio delle Letture, prima della orazione conclusiva, nelle Solennità, nelle Feste dei Santi, in tutte le Domeniche tranne quelle di Quaresima, per il rito ambrosiano anche quelle di Avvento, nei giorni dell’Ottava di Natale e quelli dell’Ottava di Pasqua. Sono diversi gli autori che si contendono la paternità del testo. Tradizionalmente veniva attribuito a san Cipriano di Cartagine, oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (Dacia inferiore) alla fine del IV secolo. Secondo una leggenda risalente ad una cronaca milanese del sec. XI il Te Deum è stato intonato da Sant’Ambrogio nel giorno del Battesimo di Sant’Agostino, avvenuto a Milano nel 386, per questo è stato chiamato anche «inno ambrosiano».
Il «Te Deum» è stato musicato da diversi autori: Giovanni Pierluigi da Palestrina, de Victoria, Händel, Mendelssohn, Mozart, Haydn e Verdi. Da sempre la musica del Te Deum è stata utilizzata in diverse occasioni: il preludio del Te Deum H. 146 di Charpentier viene usato come sigla di inizio e fine delle trasmissioni in Eurovisione. Qual è il suo contenuto? È una lode trinitaria indirizzata al Padre. Letterariamente è molto simile ad una preghiera eucaristica, contenendo il triplice Sanctus. È poi una lode a Cristo Redentore. Ed infine è un seguito di suppliche e di versetti tratti dal Libro dei Salmi. Solitamente viene cantato a cori alterni fra il sacerdote celebrante e tutto il popolo.
«Te Deum laudamus!» Noi ti lodiamo, Dio!
La Chiesa ci suggerisce di non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. È in Dio che deve terminare l’ultima nostra ora, l’ultima ora del tempo e delle storia. Dimenticare questo fine della nostra vita significa cadere nel vuoto, vivere senza senso. Per questo la Chiesa pone sulle nostre labbra l’antico inno del «Te Deum». È un inno pieno di sapienza di tante generazioni cristiane, che sentono il bisogno di rivolgere in alto il loro cuore, perché siamo tutti nelle mani del Signore. «Te Deum laudamus!». Così canta la Chiesa che è in Verona, per le meraviglie che Dio ha operato e opera in essa. Con l’animo colmo di gratitudine abbiamo varcato la soglia del 2019, ricordando che il Signore veglia su di noi e ci custodisce. A Lui vogliamo affidare il mondo intero. Mettiamo nelle sue mani le tragedie di questo nostro mondo e gli offriamo anche le speranze per un futuro migliore. Dalla bocca delle generazioni passate, usciva sempre, anche di fronte alla sofferenza, la frase: «Ringraziamo Dio!». Mia nonna, di fronte alle tragiche notizie dal mondo ripeteva: «Il mondo va male perché nessuno dice più ringraziamo Dio!». Un trattato di fede, teologia e di catechismo autentico. Il manzoniano Padre Felice, davanti alla tragedia della peste, portata dagli eserciti in guerra, proclamava: «Sia benedetto il Signore!... Nella giustizia, nella misericordia, nella morte, nella salute!».
Nell'ultimo giorno di quell'anno il Buon Dio era in Cielo e guardava in giù, in una piccola chiesa dove la gente si accingeva a cantare il Te Deum, l’inno di ringraziamento. La chiesa non aveva più campanile né campane e il vecchio parroco aveva dovuto tappare alla meglio i grossi buchi delle mura e del tetto, perchè i fedeli, nei giorni di pioggia e di neve non si bagnassero troppo. Laggiù c’era Leone: la sua casa era stata bruciata e ora abitava in una fredda soffitta. C’era Teresa: i tedeschi non le avevano lasciato né mobili, né biancheria e veniva alla funzione con un cappotto preso in prestito. C’era la povera Maddalena: suo marito era stato ucciso sotto i suoi occhi. C’era Silvino, che aveva tre figli prigionieri. E Teodoro, che aveva avuto la moglie e due figlie seppellite sotto le macerie. E Margherita, che nella fuga aveva perso il suo bambino e nessuno sapeva più niente di lui. E Giampietro, accecato da una scheggia di fucile... e poi tutti gli altri che non sapevano più dove andare, né cosa mangiare perchè i tedeschi portavano via tutto dalle case e dalle botteghe. Erano lì, tutti insieme, l’uno vicino all’altro nella loro piccola chiesa. Qualcuno piangeva... qualcuno pregava a voce bassa. Ma al momento giusto e al suono dell'organo, tutti iniziarono a cantare, con voce attenta e devota, il Te Deum dell'ultimo giorno di dicembre «per tutte le grazie e i benefici ricevuti nel corso dell'anno» come il vecchio Parroco aveva loro insegnato.
Nell'ascoltarli il Buon Dio fu preso da stupore e da ammirazione. E disse agli Angeli in cielo: «In verità vi dico: l'uomo è una santa creatura. Guardate tutta quella povera gente: dodici mesi fa mi avevano affidato il loro anno affinchè fosse buono, avevano cantato per me il “Veni Creator Spiritus” per ottenere doni e cose belle... e io l'ho caricato per loro di calamità e di spaventi; avevano implorato la pace, ma c'è stata per loro la guerra; mi avevano chiesto il pane quotidiano, ma hanno avuto la fame e la miseria; avevano creduto di mettere in salvo, nelle mie mani, le loro famiglie e la loro patria, ed Io ho stritolato la loro patria e le loro famiglie... Certo, avevo i miei buoni motivi, non posso ripulire il mondo senza metterlo sottosopra... come è successo al tempo di Noè. Ma questo è un lavoro da Dio, nel quale nessuno vede chiaro all'infuori di me. Gli uomini, non sanno quello che faccio, né perchè lo faccio, né a quale bene io lavori... loro non fanno altro che portarne il peso. Eppure eccoli qui che mi lodano e mi ringraziano come se avessi protetto le loro piccole esistenze, secondo la loro preghiera di un anno fa. In verità la loro fede è grande! Li udite che cantano: “Sanctus, Sanctus, Sanctus!” a voce spiegata? Allora voi pure, Angeli e Santi tutti, cantate in cielo un cantico di onore per tutti quegli uomini e donne che nella disgrazia mi rendono lode».
Nella piccola chiesa si era appena cantato: «Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur». Te Signore lodiamo, in Te Signore confidiamo.
E il Buon Dio, nell'alto dei cieli intonò: «Te hominem laudamus». Te uomo noi lodiamo.
E gli Angeli in cielo cantarono e lodarono l'Uomo.
Marie Noel – Diario Segreto.
Sia lodato Gesù Cristo.
Il «Te Deum» è stato musicato da diversi autori: Giovanni Pierluigi da Palestrina, de Victoria, Händel, Mendelssohn, Mozart, Haydn e Verdi. Da sempre la musica del Te Deum è stata utilizzata in diverse occasioni: il preludio del Te Deum H. 146 di Charpentier viene usato come sigla di inizio e fine delle trasmissioni in Eurovisione. Qual è il suo contenuto? È una lode trinitaria indirizzata al Padre. Letterariamente è molto simile ad una preghiera eucaristica, contenendo il triplice Sanctus. È poi una lode a Cristo Redentore. Ed infine è un seguito di suppliche e di versetti tratti dal Libro dei Salmi. Solitamente viene cantato a cori alterni fra il sacerdote celebrante e tutto il popolo.
«Te Deum laudamus!» Noi ti lodiamo, Dio!
La Chiesa ci suggerisce di non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. È in Dio che deve terminare l’ultima nostra ora, l’ultima ora del tempo e delle storia. Dimenticare questo fine della nostra vita significa cadere nel vuoto, vivere senza senso. Per questo la Chiesa pone sulle nostre labbra l’antico inno del «Te Deum». È un inno pieno di sapienza di tante generazioni cristiane, che sentono il bisogno di rivolgere in alto il loro cuore, perché siamo tutti nelle mani del Signore. «Te Deum laudamus!». Così canta la Chiesa che è in Verona, per le meraviglie che Dio ha operato e opera in essa. Con l’animo colmo di gratitudine abbiamo varcato la soglia del 2019, ricordando che il Signore veglia su di noi e ci custodisce. A Lui vogliamo affidare il mondo intero. Mettiamo nelle sue mani le tragedie di questo nostro mondo e gli offriamo anche le speranze per un futuro migliore. Dalla bocca delle generazioni passate, usciva sempre, anche di fronte alla sofferenza, la frase: «Ringraziamo Dio!». Mia nonna, di fronte alle tragiche notizie dal mondo ripeteva: «Il mondo va male perché nessuno dice più ringraziamo Dio!». Un trattato di fede, teologia e di catechismo autentico. Il manzoniano Padre Felice, davanti alla tragedia della peste, portata dagli eserciti in guerra, proclamava: «Sia benedetto il Signore!... Nella giustizia, nella misericordia, nella morte, nella salute!».
Nell'ultimo giorno di quell'anno il Buon Dio era in Cielo e guardava in giù, in una piccola chiesa dove la gente si accingeva a cantare il Te Deum, l’inno di ringraziamento. La chiesa non aveva più campanile né campane e il vecchio parroco aveva dovuto tappare alla meglio i grossi buchi delle mura e del tetto, perchè i fedeli, nei giorni di pioggia e di neve non si bagnassero troppo. Laggiù c’era Leone: la sua casa era stata bruciata e ora abitava in una fredda soffitta. C’era Teresa: i tedeschi non le avevano lasciato né mobili, né biancheria e veniva alla funzione con un cappotto preso in prestito. C’era la povera Maddalena: suo marito era stato ucciso sotto i suoi occhi. C’era Silvino, che aveva tre figli prigionieri. E Teodoro, che aveva avuto la moglie e due figlie seppellite sotto le macerie. E Margherita, che nella fuga aveva perso il suo bambino e nessuno sapeva più niente di lui. E Giampietro, accecato da una scheggia di fucile... e poi tutti gli altri che non sapevano più dove andare, né cosa mangiare perchè i tedeschi portavano via tutto dalle case e dalle botteghe. Erano lì, tutti insieme, l’uno vicino all’altro nella loro piccola chiesa. Qualcuno piangeva... qualcuno pregava a voce bassa. Ma al momento giusto e al suono dell'organo, tutti iniziarono a cantare, con voce attenta e devota, il Te Deum dell'ultimo giorno di dicembre «per tutte le grazie e i benefici ricevuti nel corso dell'anno» come il vecchio Parroco aveva loro insegnato.
Nell'ascoltarli il Buon Dio fu preso da stupore e da ammirazione. E disse agli Angeli in cielo: «In verità vi dico: l'uomo è una santa creatura. Guardate tutta quella povera gente: dodici mesi fa mi avevano affidato il loro anno affinchè fosse buono, avevano cantato per me il “Veni Creator Spiritus” per ottenere doni e cose belle... e io l'ho caricato per loro di calamità e di spaventi; avevano implorato la pace, ma c'è stata per loro la guerra; mi avevano chiesto il pane quotidiano, ma hanno avuto la fame e la miseria; avevano creduto di mettere in salvo, nelle mie mani, le loro famiglie e la loro patria, ed Io ho stritolato la loro patria e le loro famiglie... Certo, avevo i miei buoni motivi, non posso ripulire il mondo senza metterlo sottosopra... come è successo al tempo di Noè. Ma questo è un lavoro da Dio, nel quale nessuno vede chiaro all'infuori di me. Gli uomini, non sanno quello che faccio, né perchè lo faccio, né a quale bene io lavori... loro non fanno altro che portarne il peso. Eppure eccoli qui che mi lodano e mi ringraziano come se avessi protetto le loro piccole esistenze, secondo la loro preghiera di un anno fa. In verità la loro fede è grande! Li udite che cantano: “Sanctus, Sanctus, Sanctus!” a voce spiegata? Allora voi pure, Angeli e Santi tutti, cantate in cielo un cantico di onore per tutti quegli uomini e donne che nella disgrazia mi rendono lode».
Nella piccola chiesa si era appena cantato: «Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur». Te Signore lodiamo, in Te Signore confidiamo.
E il Buon Dio, nell'alto dei cieli intonò: «Te hominem laudamus». Te uomo noi lodiamo.
E gli Angeli in cielo cantarono e lodarono l'Uomo.
Marie Noel – Diario Segreto.
Sia lodato Gesù Cristo.