Santa Famiglia di Nazareth 2019
Un padre, una madre, un figlio... perno del futuro!
«Alzati, prendi con te il Bambino e sua madre...» Mt 2,13.
Il Natale è l’inizio di un nuovo ordinamento di tutte le cose. Non solo una festa di buoni sentimenti, ma è il giudizio sul mondo, la conversione della storia. La grande ruota del mondo aveva sempre girato in un unico senso: dal basso verso l'alto, dal piccolo verso il grande, dal debole verso il forte. Quando Gesù nasce, il movimento della storia inizia a scorrere nel senso opposto: l'onnipotente si fa debole, l'eterno si fa mortale, l'infinito è nel frammento. Le sorti del mondo si decidono all’interno una famiglia: un padre, una madre, un figlio… il nodo della vita, il perno del futuro.
Le cose decisive - oggi come allora - accadono dentro le relazioni, cuore a cuore, nel coraggio di una, di tante creature innamorate e generose che sanno prendere con sé la vita d’altri.
Giuseppe è il modello di ogni credente, in cui la fede e gli affetti sono forza l'uno per l’altro.
Erode invia soldati, Dio manda un sogno. Un granello di sogno caduto dentro gli ingranaggi della storia basta a modificarne il corso.
«Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto». Un Dio che fugge nella notte! Perché l’angelo comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la strada e la data del ritorno? Perché Dio non salva dall’esilio, ma nell’esilio; non ti evita il deserto, ma è forza dentro il deserto, non protegge dalla notte, ma nella notte. Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio parziale, una profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro, di vedere l’orizzonte completo, ma solo «tanta luce quanto basta al primo passo» H. Newman, tanta forza quanta ne serve per la prima notte. A Giuseppe basta un Dio che intreccia il suo respiro con quello della sua famiglia, per sapere che il viaggio va verso casa, anche se passa per il lontano Egitto; che è un'avventura di pericoli, di strade, di rifugi e di sogni, ma che c’è un filo rosso il cui capo è saldo nella mano di Dio. Giuseppe rappresenta tutti i giusti della terra, uomini e donne che, prendendo su di sé la vita di altri, vivono l’amore senza contare fatiche e paure; tutti quelli che senza proclami e senza ricompense, nel silenzio, fanno ciò che devono fare; tutti coloro il cui «compito supremo nel mondo è custodire delle vite con la propria vita» E. Canetti. Sognatori inermi… eppure più forti di ogni faraone d’Egitto.
Continuiamo a lasciare che il Santo Natale ci converta, che quella famiglia ci converta. Con qualche particolare in più.
Il quadretto di questa Famiglia, infatti, è tutt’altro che semplice. Eccoli i due ragazzi innamorati a cui Dio ha sconvolto la vita. Le avventure continuano, non un attimo di pausa, da un'emergenza all'altra. Ecco perché quella famiglia noi la guardiamo come ad un modello, non perché tutta perfetta, senza guai… sicuramente non per questo! Lo sanno bene Maria e Giuseppe quello che hanno passato. Eppure ad ogni passo si guardano con l’amore di sempre e ricordano quelle parole ascoltate più volte: «Non temere». «Non temere Maria!». «Non temere Giuseppe!». «Non temere, tu che ascolti questa Parola!». Quando si parla di Giuseppe si parla di sogni. Il sogno si insinua nella storia, nei risvolti di una storia complicata, di una storia che l’uomo pensa di possedere... ma che rimane sempre nelle mani di Dio. C’è poco da dire, possiamo girarci attorno quanto vogliamo... ma Giuseppe è un gran sognatore. Non ha la testa tra le nuvole, ma sogna in grande. E si fida di questi sogni. Dio non appare, non parla, ma lui ci crede, si fida, non molla. Quando Dio entra nella nostra vita è sempre così: comincia a farci sognare. C’è una bella canzone che dice: «Ho imparato a sognare e ho iniziato a sperare... c’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò». Anch’io ho imparato a sognare, è stato Lui ad insegnarmelo. È stato Gesù che mi ha insegnato a sognare e credo che per molti di noi sia veramente così! Dai frammenti belli della nostra vita, ai momenti più duri e faticosi... è da Lui che abbiamo imparato a sognare! Continuiamo a sognare, a sognare di imparare la nostra fede da questa Famiglia, da Giuseppe. I suoi sogni non sono stati per nulla un’assicurazione, non portavano ad una strada sicura. Un sogno per volta, un passo dopo l'altro, non senza fatica, senza interrogativi... ma con fiducia! Alzati e prendi con te Maria e il Bambino… Alzati e prenditi cura di lei, di lui, ogni giorno. La famiglia di Nazareth fugge in Egitto nella notte, braccati dalla forza di Erode! Contemplare la famiglia di Nazareth significa passare dal quadretto della famiglia perfetta, alla vita vera, con le sue difficoltà e con i suoi dolori. È lì il nostro Dio. È lì che scappa, che fugge, braccato ed impaurito. Quante persone, anche oggi, vicino a noi, hanno paura della vita, del dolore, delle cose che non vanno bene. Dal nostro volto, dalle nostre parole e dai nostri gesti, dai nostri cuori spalancati, possano sperimentare cosa significa oggi quella parola: «Non temere!». La famiglia di Nazareth ci insegna questo e ce lo mostra. Il Natale continua oggi. Eccolo nelle strade di questo mondo il vero presepe, lì incontreremo ancora Maria e Giuseppe, lì si cela il Bambino... nelle strade della storia.
Troviamo questo Bimbo, per adorarlo…
come hanno fatto per primi Giuseppe e Maria!
Sia lodato Gesù Cristo.