4 Domenica di Avvento 2019
Con Cristo abbiamo tutto!
«Rorate Cieli» dall'Antifona di ingresso della Santa Messa.
Tre giorni ed è Natale! Tutto pronto? I regali, gli inviti per il pranzo, gli auguri, la Chiesa… Tutto ok? E ad accogliere il Verbo fatto carne, siamo pronti? Come ci siamo preparati, durante queste quattro settimane? Rispondiamo sinceramente, dentro il nostro cuore. Per arrivare alla grotta ad adorare il Bambino, è stato necessario mettersi in viaggio: per qualcuno sarà stato un viaggio facile e breve; per altri, il viaggio sarà stato lungo e faticoso... Chi pensa oggi di non aver affrontato alcun viaggio, o si sbaglia, oppure semplicemente non è mai partito.
«Rorate Cieli» dall'Antifona di ingresso della Santa Messa.
Tre giorni ed è Natale! Tutto pronto? I regali, gli inviti per il pranzo, gli auguri, la Chiesa… Tutto ok? E ad accogliere il Verbo fatto carne, siamo pronti? Come ci siamo preparati, durante queste quattro settimane? Rispondiamo sinceramente, dentro il nostro cuore. Per arrivare alla grotta ad adorare il Bambino, è stato necessario mettersi in viaggio: per qualcuno sarà stato un viaggio facile e breve; per altri, il viaggio sarà stato lungo e faticoso... Chi pensa oggi di non aver affrontato alcun viaggio, o si sbaglia, oppure semplicemente non è mai partito.
Ci sono momenti, in cui non solo è usuale, ma è addirittura opportuno chiedere qualcosa a Dio. Dio stesso ci esorta a chiedere, nella speranza - la Sua - che il nostro desiderio coincida con il Suo; nel senso che Lui fra alcuni giorni vuole donarci suo Figlio, e con il Figlio, la salvezza. «Come sarebbe bello» - pensa tra sé Dio - «se ogni uomo, ogni donna, ogni famiglia, ogni comunità, mi chiedessero di ricevere Cristo, soltanto Cristo! Con Cristo avrebbero tutto».
La prima lettura tratta dal Libro del profeta Isaia, riporta un fatto realmente accaduto, nell’antico Israele.
Siamo nell’VIII secolo a.C. e Àcaz, re fantoccio, siede sul trono di Gerusalemme; è indeciso se stringere alleanza con Damasco, o con Samaria, che premevano ai confini del regno; escogita una soluzione diplomatica, stante la superiorità delle forze militari nemiche. Àcaz sta meditando di abdicare in favore di un rampollo di una delle famiglie regnanti in Aram, o Éfraim. Isaia lo viene a sapere, si reca in tutta fretta da Àcaz e gli dice: «Questo non accadrà e non sarà! Chiedi aiuto al Cielo». Àcaz, ipocrita oltre che vigliacco, ostenta un’umiltà che non gli è naturale: «Non chiederò nulla a Dio, non voglio tentarlo!». Ma Isaia, il profeta di Dio dichiara: «Ecco, la vergine concepirà un figlio...». Per la cronaca, la vergine di cui parla il profeta era la sposa bambina di Àcaz. Questa è una delle due coordinate della profezia, quella storica immediata. Ogni profezia deve dire qualcosa di decisivo, nel tempo in cui è pronunciata. La seconda coordinata della profezia è teologica, e si colloca fuori dal tempo nel quale viene proferita; l'aspetto teologico è quello che interessa noi e interessa ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo. La profezia annuncia che la vergine è Maria, che concepirà un figlio e lo chiamerà Gesù.
Questo è il desiderio di Dio… e noi cosa abbiamo chiesto a Lui per questo Natale? Non dobbiamo provare vergogna se il nostro desiderio non coincide con il desiderio di Dio! È capitato anche a Giuseppe, promesso sposo di Maria. Certo che anche Giuseppe desiderava l'avvento del Messia... ma forse non così! Ecco che cosa capita quando il Padre del Cielo decide di intervenire direttamente in nostro favore: sceglie qualcuno di noi e lo incarica di fare qualcosa... o meglio... gli chiede di lasciarlo fare. Perché di questo si tratta! Lasciare che sia Dio ad agire, non secondo il nostro modo di pensare, ma secondo il Suo modo di pensare e di agire. E i Suoi modi non sono i nostri; sono talmente lontani dai nostri, da sembrare qualche volta addirittura irrealizzabili. E qualcosa di simile ad uno scandalo sarebbe accaduto se Giuseppe non avesse cambiato idea, tornando sulla decisione di licenziare la sua fidanzata in segreto. Il sant'uomo ascolta le parole dell'Angelo che gli appare in sogno, prende con sé Maria come sua sposa e riconosce il figlio che portava in grembo. E così realizza un’altra profezia di Isaia, secondo la quale il Messia sarebbe nato dalla stirpe di Davide di Betlemme. Giuseppe era un lontano discendente di Davide, dunque, solo Lui, Giuseppe, avrebbe potuto dare al bambino il nome, ascrivendolo, con questo vero e proprio atto giuridico - «dare nomen - alla stirpe del leggendario Re di Israele. E questo atto formale Giuseppe compirà, in occasione della presentazione al Tempio di suo figlio per essere circonciso. «Emmanuele» è un nome che indica la missione del Verbo incarnato: letteralmente significa «Dio con noi»; e la salvezza è il fine dell'Incarnazione.
La grande Solennità che celebreremo fra tre giorni non ha altro scopo: a Natale, Dio non ci regala qualcosa… a Natale Dio ci dona se stesso; si fa conoscere e vuole salvarci! Non abbiamo più bisogno di profeti che traducano per noi la Volontà di Dio. Eppure tante volte, a cinquanta, sessant'anni, ci svegliamo come da un sogno e cominciamo a chiederci: «Ma Dio, che cosa vuole da me?»... Saper vedere la nostra esistenza come vocazione, significa riconoscere che la nostra vita è una risposta a Dio; e va vissuta alla luce della fede, secondo la Volontà di Colui che è, che era e che viene. Forse la sua Volontà l'abbiamo fatta fin da quando eravamo ragazzi... è solo che non ne eravamo consapevoli. Ragion di più per affinare i sensi interni, e scoprire che, nonostante noi, la durezza del nostro cuore, il groviglio dei nostri sentimenti... Dio è riuscito a portare avanti la Sua storia di Salvezza, una storia iniziata con la creazione, rivelata con l'Incarnazione, e che si compirà per tutti e per ciascuno. Fra tre giorni sarà di nuovo Natale: «Et Verbum caro factum est».
Sia lodato Gesù Cristo.
La prima lettura tratta dal Libro del profeta Isaia, riporta un fatto realmente accaduto, nell’antico Israele.
Siamo nell’VIII secolo a.C. e Àcaz, re fantoccio, siede sul trono di Gerusalemme; è indeciso se stringere alleanza con Damasco, o con Samaria, che premevano ai confini del regno; escogita una soluzione diplomatica, stante la superiorità delle forze militari nemiche. Àcaz sta meditando di abdicare in favore di un rampollo di una delle famiglie regnanti in Aram, o Éfraim. Isaia lo viene a sapere, si reca in tutta fretta da Àcaz e gli dice: «Questo non accadrà e non sarà! Chiedi aiuto al Cielo». Àcaz, ipocrita oltre che vigliacco, ostenta un’umiltà che non gli è naturale: «Non chiederò nulla a Dio, non voglio tentarlo!». Ma Isaia, il profeta di Dio dichiara: «Ecco, la vergine concepirà un figlio...». Per la cronaca, la vergine di cui parla il profeta era la sposa bambina di Àcaz. Questa è una delle due coordinate della profezia, quella storica immediata. Ogni profezia deve dire qualcosa di decisivo, nel tempo in cui è pronunciata. La seconda coordinata della profezia è teologica, e si colloca fuori dal tempo nel quale viene proferita; l'aspetto teologico è quello che interessa noi e interessa ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo. La profezia annuncia che la vergine è Maria, che concepirà un figlio e lo chiamerà Gesù.
Questo è il desiderio di Dio… e noi cosa abbiamo chiesto a Lui per questo Natale? Non dobbiamo provare vergogna se il nostro desiderio non coincide con il desiderio di Dio! È capitato anche a Giuseppe, promesso sposo di Maria. Certo che anche Giuseppe desiderava l'avvento del Messia... ma forse non così! Ecco che cosa capita quando il Padre del Cielo decide di intervenire direttamente in nostro favore: sceglie qualcuno di noi e lo incarica di fare qualcosa... o meglio... gli chiede di lasciarlo fare. Perché di questo si tratta! Lasciare che sia Dio ad agire, non secondo il nostro modo di pensare, ma secondo il Suo modo di pensare e di agire. E i Suoi modi non sono i nostri; sono talmente lontani dai nostri, da sembrare qualche volta addirittura irrealizzabili. E qualcosa di simile ad uno scandalo sarebbe accaduto se Giuseppe non avesse cambiato idea, tornando sulla decisione di licenziare la sua fidanzata in segreto. Il sant'uomo ascolta le parole dell'Angelo che gli appare in sogno, prende con sé Maria come sua sposa e riconosce il figlio che portava in grembo. E così realizza un’altra profezia di Isaia, secondo la quale il Messia sarebbe nato dalla stirpe di Davide di Betlemme. Giuseppe era un lontano discendente di Davide, dunque, solo Lui, Giuseppe, avrebbe potuto dare al bambino il nome, ascrivendolo, con questo vero e proprio atto giuridico - «dare nomen - alla stirpe del leggendario Re di Israele. E questo atto formale Giuseppe compirà, in occasione della presentazione al Tempio di suo figlio per essere circonciso. «Emmanuele» è un nome che indica la missione del Verbo incarnato: letteralmente significa «Dio con noi»; e la salvezza è il fine dell'Incarnazione.
La grande Solennità che celebreremo fra tre giorni non ha altro scopo: a Natale, Dio non ci regala qualcosa… a Natale Dio ci dona se stesso; si fa conoscere e vuole salvarci! Non abbiamo più bisogno di profeti che traducano per noi la Volontà di Dio. Eppure tante volte, a cinquanta, sessant'anni, ci svegliamo come da un sogno e cominciamo a chiederci: «Ma Dio, che cosa vuole da me?»... Saper vedere la nostra esistenza come vocazione, significa riconoscere che la nostra vita è una risposta a Dio; e va vissuta alla luce della fede, secondo la Volontà di Colui che è, che era e che viene. Forse la sua Volontà l'abbiamo fatta fin da quando eravamo ragazzi... è solo che non ne eravamo consapevoli. Ragion di più per affinare i sensi interni, e scoprire che, nonostante noi, la durezza del nostro cuore, il groviglio dei nostri sentimenti... Dio è riuscito a portare avanti la Sua storia di Salvezza, una storia iniziata con la creazione, rivelata con l'Incarnazione, e che si compirà per tutti e per ciascuno. Fra tre giorni sarà di nuovo Natale: «Et Verbum caro factum est».
Sia lodato Gesù Cristo.