Preghiera e Liturgia

1 Domenica di Avvento 2019

1Avvento2013bis«L’Anno liturgico è sempre nuovo». Patriarca Marco Cè, Genn. 2003.
«Ad te levavi» dall'Antifona di ingresso della Santa Messa.

«Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà» Qo 1,9. La spiritualità cristiana è radicata nell’Anno Liturgico: la pianta affonda le radici nel terreno da cui trae la sua vita… se la strappi, muore. L’Anno Liturgico rappresenta un filo di speranza nella nostra vita personale e nella storia dell’uomo. Nelle vicende che ci accompagnano ogni giorno, anche quelle che potrebbero sembrare disperate, addirittura sfuggite dalle mani di Dio, ecco che celebriamo gli eventi della vita di Gesù: sono «finestre di speranza», che attestano la presenza di Dio nella storia dell’uomo. Egli opera anche quando non ce ne accorgiamo...
Dio salva il mondo. L’uomo deve solo aprire il cuore. Un cammino che si ripete tutti gli anni, perché, come la pianta cresce e, anno per anno, fa spuntare le foglie e i frutti, così anche noi, cresciamo nel Cristo, fino alla misura della sua statura. Rivivere le stesse celebrazioni non è semplicemente una ripetizione: l’apertura del cuore di quest’anno mi prepara ad una maggiore disponibilità il prossimo anno, e questa disposizione più profonda mi apre a comprendere ancora di più nell’anno seguente il mistero di Cristo … e così fino a che Cristo mi pervade e mi trasforma tutto ed io, in qualche modo, mi identifico con Lui, ormai preso totalmente da Lui. Torna l’Avvento, in queste giornate corte, quando il buio sembra il padrone del mondo e la notte allunga la sua ombra su ogni cosa. Torna l’Avvento, come ogni anno, e rischia di diventare un’abitudine, un rito che si ripete stancamente senza dirci più nulla di nuovo. Come nei giorni di Noè, ci racconta il Vangelo, quando l’umanità, prima ancora di essere sommersa dal diluvio, sembrava annegare nello scorrere del tempo senza qualità e senza speranza. I giorni di Noè sono i nostri giorni, quando la vita ci spinge ad abbracciare ciò che è effimero. Ci sono tre verbi all’imperativo nella parte finale del Vangelo di oggi: «vegliate», «cercate di capire», «siate pronti». La sapienza è quella di tenere gli occhi ben aperti, di essere svegli; è quella di cercare di essere pronti, attenti, dunque consapevoli e responsabili, non come i contemporanei di Noè. Si veglia, dunque, e ci si tiene pronti, e si attende una persona: Gesù Cristo, che è venuto e che verrà. In questa stagione in cui le tenebre sembrano sconfiggere la luce e in cui la natura si spoglia e manifesta tutta la sua fragilità, la Chiesa ci invita a vegliare, ad attendere con fiducia il ritorno del Signore.

Ogni Domenica dell’Avvento prende il nome dalle prime parole dell’Antifona di Ingresso alla Santa Messa.
La prima domenica è detta del «Ad te levavi» – A te elevo Salmo 125;
la seconda domenica è chiamata del «Populus Sion» – Popolo di Sion Is 30;
la terza domenica è quella del «Gaudete» – Rallegratevi Fil 4;
la quarta domenica è quella del «Rorate Cieli» – Stillate Cieli Is 45.

È il tempo dell’antica invocazione «Maranatha» - Vieni Signore, o «Regem venturum Dominum, venite adoremus» che sono come perle preziose della struggente nostalgia dei primi cristiani che desideravano rivedere il volto del Signore. Con questa speranza siamo chiamati a vivere il nostro tempo con fiducia. La venuta del Signore rivelerà i cuori che hanno saputo attenderlo, senza farsi sopraffare dalla banalità del quotidiano. Il vero discernimento e le scelte si giocano sulla capacità di tendere al Signore, di saper custodire il desiderio di Lui. È così che si decide della nostra vita: «Uno sarà preso e l’altro lasciato». Nel cuore della notte viene il Signore e desidera essere atteso, vuole trovarci svegli, perché viene a cercarci.
Vuole che abbiamo nostalgia del suo volto.
Vuole che lo riconosciamo Signore, il Salvatore!
Vuole che camminiamo alla sua luce.

Sia lodato Gesù Cristo.

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