Preghiera e Liturgia

Beata Vergine Maria del Santo Rosario 2019

madonnapompei«O augusta Regina delle vittorie...
Sii ovunque benedetta!» dalla Supplica alla Madonna di Pompei.

Nel Medioevo, i vassalli usavano offrire ai loro sovrani delle corone di fiori. I cristiani adottarono questa usanza in onore di Maria, offrendole la triplice «corona di rose» che ricorda la sua gioia, i suoi dolori, la sua gloria nel partecipare ai misteri della vita di Gesù. Inizialmente questa festa si chiamò di «
Santa Maria della vittoria» per celebrare la liberazione dei cristiani dagli attacchi dei Turchi, nella vittoria navale del 7 ottobre 1571 a Lepanto in Grecia. Papa Clemente XI istituì la festa del Rosario nella prima domenica di ottobre. Ora, la memoria è intitolata «Beata Maria Vergine del Santo Rosario».
 
E' una grande gioia poter celebrare la memoria della Beata Vergine Maria del Santo Rosario, venerata in tutto il mondo, ma in modo particolare nel bellissimo Santuario di Pompei. 
La devozione del mese di Ottobre in onore della Beata Vergine Maria del Rosario è da attribuirsi al domenicano Padre Giuseppe Moran + 1884 che si fece promotore presso i vescovi spagnoli di istituire nelle chiese e nelle parrocchie tale devozione, perché si affermasse il Rosario come mezzo di evangelizzazione per meditare gli episodi principali del Vangelo che richiamano le verità della nostra fede cristiana. Dopo la Spagna, tale devozione si diffuse anche in Francia e in Italia. Leone XIII la raccomandò nel 1883 alla Chiesa universale. La volontà di estendere la preghiera del Rosario ad un mese intero nasce soprattutto dalla grande affermazione che la stessa ebbe dopo la battaglia di Lepanto 7 ottobre 1571 ottenuta, secondo San Pio V, per l’intercessione della Madonna invocata con il Santo Rosario. Secondo la tradizione il Papa, diede l’ordine di suonare le campane in segno di vittoria, prima ancora che l’esito della battaglia giungesse a Roma. 
Non meno importante - anche se meno conosciuta - è la battaglia del 31 luglio 1646 della flotta cattolica delle Filippine contro gli olandesi, attribuita alla speciale protezione della Madre di Dio invocata con il Santo Rosario, vittoria che garantì alle isole Filippine la libertà civile e religiosa. La tradizione attribuisce a San Domenico la formulazione del Rosario. Ma è un modo narrativo elaborato da Alano della Rupe - Alano de la Roche + 1475 - per testificare l’importanza della preghiera che, nel frattempo, si era diffusa in tutta la Chiesa. 
Tutto ciò permette a Paolo VI nel documento «Marialis Cultus» di potere affermare, che «I figli di San Domenico sono per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione». Anche in considerazione del grande merito che hanno avuto le Fraternite Laiche, promosse dai Domenicani, che lungo i secoli hanno svolto opera di diffusione del Rosario. Questa preghiera ha le sue radici negli Ordini religiosi - in primis i Certosini e poi quelli Mendicanti - che promossero preghiere litaniche orali, brevi e facili da imparare e recitare a memoria per la maggior parte della gente che non sapeva leggere e scrivere. Da una parte quindi i monaci e i frati che recitavano i Salmi per celebrare nella preghiera canonica e ufficiale della Chiesa la lode a Dio, dall’altra parte la gente che rendeva con il cuore e le labbra manifesta la loro fede in Dio, per mezzo di Maria. Il Santo Rosario ebbe un’ulteriore diffusione dopo le apparizioni di Lourdes del 1858, dove la Vergine raccomandò la pratica di questa devozione. 
Oggi, dopo il Vaticano II, il dibattitto è ancora aperto, tra chi vede nel Rosario una preghiera per vecchi,  ripetitiva e noiosa e quindi da mettere da parte… 
Dall’altra parte i ferventi e veri devoti che, rimproverano alla Chiesa di essere poco devota al Rosario e quindi per rilanciare il ruolo di Maria nella vita della Chiesa propongono nuove devozioni, coroncine e titoli con cui invocare Maria. Bisogna però venerare la Madre di Dio, attraverso la Sacra Scrittura e le devozioni che ad essa, direttamente si richiamano. Così insegna anche il Vaticano II e il Magistero della Chiesa.

Giovanni Paolo II nella «Rosarium Virginis Mariae», vede nel Rosario una «sintassi del Regno»: l’enunciazione del mistero trinitario, cristologico e della storia della salvezza a cui è stata associata per divina provvidenza Maria; l’ascolto della Parola di Dio nella consapevolezza ch’essa è data, donata per l’oggi della Chiesa e del mondo e «per me» cfr. RVM 29; il silenzio come nutrimento dell’ascolto e della meditazione dell’evento contemplato cfr. RVM 31; la recita del Padre Nostro che, mentre innalza l’orante verso il Padre di Cristo e il Padre di tutti nella comunione dello Spirito, anche quando tale recitazione è personale, o è compiuta in solitudine, è resa esperienza ecclesiale cfr. RVM 32; la ripetizione delle dieci Ave Maria, che pone l’orante «sull’onda dell’incanto di Dio: è giubilo, stupore, riconoscimento del più grande miracolo della storia», recitazione che esprime la fede in Cristo, fa ripetere il nome del Redentore, declina l’affidamento nella vita e nell’ora della nostra morte, del discepolo di Gesù, alla materna intercessione di sua Madre cfr. RVM 33; la dossologia trinitaria del Gloria è la meta della contemplazione credente, anticipazione della contemplazione escatologica che porta e pregustare come per gli Apostoli sul Tabor Lc 9,33, la bellezza dello stare per sempre con Dio cfr RVM 34… scopo di ottenere i frutti della meditazione del mistero enunciato cfr RVM 35. 

Lo strumento della Corona, che mentre risulta utile per conteggiare il succedersi delle Ave Marie, simboleggia come la stessa Corona converga verso il Crocifisso, in quanto in  Cristo è incentrata ogni preghiera cristiana e, per usare la bella espressione del beato Bartolo Longo, essa può essere considerata come una «catena dolce che ci rannoda a Dio», simbolo del vincolo di comunione e di fraternità che lega tutti al Figlio di Dio e di Maria, vera e amabile mater viventium cfr RVM 36. Quindi saremo nella condizione non solo di recuperare il valore del Rosario, ma l’importanza della stessa preghiera e quindi sapere insegnare e fare amare il Rosario.
La Madonna del Rosario di Pompei si festeggia il 7 ottobre. La Madonna del Rosario, ebbe nei secoli una vasta gamma di raffigurazioni artistiche, quadri, affreschi, statue… di solito seduta in trono con il Bambino in braccio, in atto di mostrare o dare la corona del rosario; la più conosciuta è quella in cui la corona viene data a Caterina da Siena e a San Domenico di Guzman, inginocchiati ai lati del trono. 

Il vero apostolo della devozione alla Vergine di Pompei è il beato Bartolo Longo, un avvocato acceso anticlericale nato in Puglia il 10 febbraio 1841. Anticlericale al punto da partecipare a manifestazioni contro il clero e il Papa. La sua vita ebbe però una svolta totale nell’età matura. Dopo una notte di incubi, egli si rivolse al Prof. Vincenzo Pepe, suo compaesano e uomo molto religioso, che lo inviò alla direzione spirituale dei Domenicani, fino a farlo aggregare al Terzo Ordine di San Domenico. Vedendo l’ignoranza religiosa in cui vivevano i contadini sparsi nelle campagne, prese ad insegnare loro il catechismo, a pregare e specialmente a recitare il Santo Rosario. Una pia suora gli donò una vecchia tela raffigurante la Madonna del Rosario, molto rovinata; restauratala alla meglio, Bartolo Longo decise di portarla nella Valle di Pompei e lui stesso racconta, che nel tratto finale, poggiò il quadro per trasportarlo, su un carro, che faceva la spola dalla periferia della città alla campagna, trasportando letame, che allora veniva usato come concime nei campi. 

Il 13 febbraio 1876, il quadro venne esposto nella piccola chiesetta parrocchiale, da quel giorno la Madonna elargì con abbondanza grazie e miracoli; la folla di pellegrini e devoti aumentò a tal punto che si rendeva necessario costruire una chiesa più grande. Bartolo Longo su consiglio del vescovo di Nola, iniziò il 9 maggio 1876 la costruzione del tempio che terminò nel 1887. Il quadro della Madonna, dopo essere stato restaurato, venne sistemato su un trono; l’immagine poi verrà anche incoronata con un diadema d’oro, ornato da più di 700 pietre preziose, benedetto da papa Leone XII.

Sia lodato Gesù Cristo.

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