Preghiera e Liturgia

18 Domenica del Tempo Ordinario 2019

XVIIIDomTOC2019Se ho Dio, questo mi basta!
«Cercate le cose di lassù» Col 3,1.

Eccoci qui, all'inizio di agosto, nel cuore dell'estate, tra il caldo e la voglia di riposo... Eccoci, dopo le domeniche del Buon Samaritano, di Marta e Maria e del Padre Nostro, a sentirci interpellati su denaro ed eredità. La risposta all'ansia che suscita la Parola di oggi ci viene data dall'apostolo Paolo. Noi siamo risorti con Cristo: ecco il senso splendido della nostra vita. Siamo chiamati, con Lui, a guardare in alto, a sollevarci dalle occupazioni della terra per scoprire il tesoro che ci attende nei cieli. Occorre lasciare l'uomo vecchio e rivestirci del nuovo, riscoprendo la fonte della vita.

Rinnovandoci ad immagine di Dio possiamo rivestirci della vera ricchezza. La vita dell’uomo non dipende solo dai beni che possiede: è la lezione di vita che oggi il Signore ci offre. Risuona nella Liturgia l’invito ad abbandonare le sicurezze legate solo al possesso dei beni terreni, per cercare invece le «cose di lassù». Oggi il cielo e la terra, le cose di Dio e quelle di ogni giorno si uniscono in perfetta armonia nella nostra natura umana.

Prima Lettura.

Qoèlet è un libro sapienziale scritto da un saggio ebreo, vissuto verso la fine del III secolo a.C. Nella ricerca del senso della vita, Qoelet avverte profondamente la «vanità di tutto». Il termine «vanità» - in ebraico hevel - potrebbe essere tradotto con «soffio». È tutto così inutile, vano… ed è Parola di Dio! Al termine di quanto proclamerà il Libro di Qoélet, ci verrà detto che a parlare non è un uomo qualsiasi, è un uomo ispirato da Dio e che parla in suo nome, e quindi ciò che lui dice siamo invitati dalla Chiesa ad ascoltarlo e attuarlo come «Parola di Dio». Qoèlet, almeno a prima vista rappresenta il libro più pessimista della Bibbia, in realtà è l'espressione del realismo che è necessario avere nella vita. Tutto passa, anche ciò che sembra non dover finire mai. Realismo per te significa distacco: fare gratuitamente senza dover attendere nulla in cambio, nella consapevolezza che dopo di te verranno altri che potranno godere del tuo operato; è questa la legge che Dio ha inscritto nel nostro cuore. Accettala con amore e abbandono.

Seconda Lettura.
Un dato di fatto è certo: siamo risorti con Gesù Cristo! E di fronte «alle cose di lassù», come le chiama Paolo? Di fronte a un Assoluto al quale deve render conto, in qualsiasi momento, della propria esistenza, come la mettiamo? Per grazia di Dio ci sono stati nella storia, e ci sono anche oggi tanti Santi e tante persone semplici che si sono abbandonati alla Provvidenza senza timore di restare delusi. Paolo ci invita a far morire l'uomo vecchio. Per questo sei chiamato a un esercizio continuo delle virtù: solo così puoi preparati con la vita al tuo destino di risurrezione.

Vangelo.
Sembra strano, ma a prima vista non si capisce quale sia la colpa del ricco. In fondo egli avrà sicuramente lavorato sodo per potersi godere il suo guadagno. Eppure, Gesù lo biasima. Perché? Il problema sta nel fatto che l'uomo, ha ritenuto che quei beni potessero dargli certezza per il domani. In altre parole, egli ha posto la sua fiducia in ciò che invece non poteva preservargli la vita nemmeno per un minuto in più. Per questo, l'atteggiamento del ricco è veramente sbagliato. Eppure, quante volte anche noi facciamo il suo stesso errore? Prova ad esaminarti nel segreto della tua coscienza e ti accorgerai che spesso anche tu poni la tua fiducia in ciò che passa e che non può darti alcuna garanzia per il domani. Ma se invece di accumulare tesori per me, mi preoccupo di arricchirmi presso Dio, alla fine del mio «affannarmi sotto il sole» mi resta per lo meno Lui. Che con me nella tomba ha il coraggio di scendere, me ne ha già fornita la prova. E, se ho Dio, questo mi basta!

Sia lodato Gesù Cristo.

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