Beata Vergine Maria nel mese di maggio
Lumi, canti, preghiere e fiori per Maria!
«Maria primavera della natura e primavera delle anime».
Maggio, da tradizione, è il mese dedicato alla Madonna. Dal Medio Evo a oggi, dalle statue incoronate di fiori al magistero dei Papi. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari a casa e nei cortili, sono frequenti i pellegrinaggi ai Santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere alla Vergine. Alla base l’intreccio tra la natura, che si colora e profuma di fiori, e la devozione del popolo di Dio. La storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quando Alfonso X, re di Castiglia e di Leon, detto il saggio, in «Las Cantigas de Santa Maria» celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via...». Di lì a poco il domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco, si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bel viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Maggio, da tradizione, è il mese dedicato alla Madonna. Dal Medio Evo a oggi, dalle statue incoronate di fiori al magistero dei Papi. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari a casa e nei cortili, sono frequenti i pellegrinaggi ai Santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere alla Vergine. Alla base l’intreccio tra la natura, che si colora e profuma di fiori, e la devozione del popolo di Dio. La storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quando Alfonso X, re di Castiglia e di Leon, detto il saggio, in «Las Cantigas de Santa Maria» celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via...». Di lì a poco il domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco, si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bel viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo. In particolare a Roma San Filippo Neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di sacrificio in suo onore. Un altro balzo in avanti e siamo nel 1677, quando il noviziato di Fiesole, fonda una sorta di confraternita denominata «Comunella». Riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominiciavan a cantar meggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria...». Si cominciò con il Calendimaggio, cioè il primo giorno del mese, cui a breve si aggiunsero le domeniche e infine tutti gli altri giorni. Erano per lo più riti popolari semplici, nutriti di preghiera: si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. Parallelamente si moltiplicavano le pubblicazioni. Alla natura, regina pagana della primavera, iniziava a contrapporsi, per così dire, la Regina del Cielo. E come per un contagio virtuoso quella devozione cresceva in ogni angolo della penisola, da Mantova a Napoli. L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però al padre gesuita Annibale Dionisi, un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza.
Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma, con lo pseudonimo di Mariano Partenio, «Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei». Nel testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non solo in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine». Lo schema da seguire è semplice: preghiera del Rosario davanti all’immagine della Vergine, meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. Negli stessi anni, sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Muzzarelli che nel 1785 pubblica «Il mese di Maria o sia di Maggio».
Il resto è storia recente.
La devozione mariana passa per la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria nell’anno 1854, cresce grazie all’amore per la Vergine di santi come don Bosco e si alimenta del magistero dei Papi. Nell’enciclica «Mense Maio» datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia. Appunto perché il mese di maggio porta questo potente richiamo a più intensa e fiduciosa preghiera, e perché le nostre suppliche trovano più facile accesso al cuore misericordioso della Vergine, fu cara consuetudine dei Nostri Predecessori scegliere questo mese consacrato a Maria, per invitare il popolo cristiano a pubbliche preghiere, ogni qualvolta lo richiedessero i bisogni della Chiesa o qualche minaccioso pericolo incombesse sul mondo». Nessun fraintendimento però sul ruolo della Vergine nella salvezza degli uomini, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Un ruolo, una presenza, sottolineato da tutti i santi, specie da quelli maggiormente devoti alla Madonna, senza che questo diminusca l’amore per la Madre, la sua venerazione.
«Ecco finalmente tornato il mese della bella Mammina…»: scrisse San Pio da Pietrelcina all’inizio del mese di maggio. È il mese più bello dell’anno per lo splendore primaverile che lo riveste; per questo è consacrato a Colei che la Chiesa canta e loda come Tutta Bella. È il mese in cui sbocciano fragranti le rose nel tepore della ridente natura; per questo viene consacrato a Colei che la Chiesa esalta come Rosa Mistica.
San Massimiliano M. Kolbe, per aiutare il fratello travagliato da pericolose angustie spirituali e materiali, non trovò rimedio più efficace che raccomandargli con premura di fare il mese di maggio e gli mandò libretti utili a fargli seguire il mese mariano giorno per giorno.
Così il Papa Paolo VI: «Mese di maggio: noi ricordiamo la letizia infantile con cui andando a scuola, portavamo fiori per l’altare della Madonna: lumi, canti, preghiere e fioretti davano gioconda espressione alla devozione verso Maria Santissima, che ci appariva come la regina della primavera, primavera della natura e primavera delle anime».
«Ecco finalmente tornato il mese della bella Mammina…»: scrisse San Pio da Pietrelcina all’inizio del mese di maggio. È il mese più bello dell’anno per lo splendore primaverile che lo riveste; per questo è consacrato a Colei che la Chiesa canta e loda come Tutta Bella. È il mese in cui sbocciano fragranti le rose nel tepore della ridente natura; per questo viene consacrato a Colei che la Chiesa esalta come Rosa Mistica.
San Massimiliano M. Kolbe, per aiutare il fratello travagliato da pericolose angustie spirituali e materiali, non trovò rimedio più efficace che raccomandargli con premura di fare il mese di maggio e gli mandò libretti utili a fargli seguire il mese mariano giorno per giorno.
Così il Papa Paolo VI: «Mese di maggio: noi ricordiamo la letizia infantile con cui andando a scuola, portavamo fiori per l’altare della Madonna: lumi, canti, preghiere e fioretti davano gioconda espressione alla devozione verso Maria Santissima, che ci appariva come la regina della primavera, primavera della natura e primavera delle anime».
Maggio è chiamato anche il mese delle grazie e delle glorie di Maria, perché si ricevono molti doni, celebrando le glorie della Madre e Regina universale. Per i frutti che produce, il mese di maggio canta le glorie di Maria, Mediatrice di ogni grazia. Sono grazie di ogni sorta che Ella dona con amore a chi celebra questo mese. Grazie spirituali; di rinnovamento di vita, di conversione; grazie per la salute, per il lavoro, per gli studi, per la famiglia. Quante grazie in questo mese benedetto!
Un giovane ebreo, Ermanno Coen, si trovava a Parigi per studiare musica, si era dato al gioco e alla dissipazione dei beni. Bisognoso di denaro per soddisfare le sue passioni, trovò un posto di suonatore d’organo nella Chiesa di Santa Valeria, per tutto il mese di maggio. Le prime sere suonava con totale indifferenza. Ma senza volerlo, stando lì, era costretto a sentire le prediche che ogni sera si tenevano sulla Madonna. Di sera in sera, ascoltando, il suo spirito, cominciò a turbarsi e il suo cuore a commuoversi. Alla fine del mese di maggio pensò seriamente di prepararsi al Battesimo per diventare cattolico. E si fece battezzare in quella stessa Chiesa. Insieme, ebbe il dono della vocazione religiosa; divenne religioso carmelitano e morì in concetto di santità. Quante grazie da quel mese di maggio fatto per caso!
Non perdiamo questa occasione di grazia. La Madonna non rimanderà nessuno a mani vuote. Ella stessa, apparsa con le mani che proiettavano fasci di raggi luminosi, disse a Santa Caterina Labouré: «Questi raggi sono il simbolo delle grazie che io spargo sopra le persone che me le domandano». E santa Caterina Labouré, sull’esempio di san Filippo Neri, san Camillo, sant’Alfonso de’ Liguori e di tanti altri santi, voleva che nel mese di maggio si intensificasse la preghiera mariana, l’umile ricorso a Colei che siede sul «trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia nel bisogno» Eb 4,16. Ai piedi di Maria, troviamo la sorgente di ogni grazia e santità.
Un giovane ebreo, Ermanno Coen, si trovava a Parigi per studiare musica, si era dato al gioco e alla dissipazione dei beni. Bisognoso di denaro per soddisfare le sue passioni, trovò un posto di suonatore d’organo nella Chiesa di Santa Valeria, per tutto il mese di maggio. Le prime sere suonava con totale indifferenza. Ma senza volerlo, stando lì, era costretto a sentire le prediche che ogni sera si tenevano sulla Madonna. Di sera in sera, ascoltando, il suo spirito, cominciò a turbarsi e il suo cuore a commuoversi. Alla fine del mese di maggio pensò seriamente di prepararsi al Battesimo per diventare cattolico. E si fece battezzare in quella stessa Chiesa. Insieme, ebbe il dono della vocazione religiosa; divenne religioso carmelitano e morì in concetto di santità. Quante grazie da quel mese di maggio fatto per caso!
Non perdiamo questa occasione di grazia. La Madonna non rimanderà nessuno a mani vuote. Ella stessa, apparsa con le mani che proiettavano fasci di raggi luminosi, disse a Santa Caterina Labouré: «Questi raggi sono il simbolo delle grazie che io spargo sopra le persone che me le domandano». E santa Caterina Labouré, sull’esempio di san Filippo Neri, san Camillo, sant’Alfonso de’ Liguori e di tanti altri santi, voleva che nel mese di maggio si intensificasse la preghiera mariana, l’umile ricorso a Colei che siede sul «trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia nel bisogno» Eb 4,16. Ai piedi di Maria, troviamo la sorgente di ogni grazia e santità.
Nel «Trattato della vera devozione a Maria» San Luigi Maria Grignon de Montfort scrive:
«Dio Padre riunì tutte le acque e le chiamò mària – mare - ; riunì tutte le grazie e le chiamò Maria».
Sia lodato Gesù Cristo.
«Dio Padre riunì tutte le acque e le chiamò mària – mare - ; riunì tutte le grazie e le chiamò Maria».
Sia lodato Gesù Cristo.