Preghiera e Liturgia

SS. Madre di Dio 2019

Veni Creator Spiritus1
Se non lo troviamo è come se non fosse nato.
«Veni Creator Spiritus...».

Il 1 Gennaio sono ben quattro i motivi che ci aiutano a fare festa. Il primo: oggi inizia il nuovo anno civile e il Signore ci dona la sua benedizione con quelle bellissime parole: «Ti benedica il Signore e ti custodisca, faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia, rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Il secondo: la Chiesa mette il nuovo anno sotto la protezione del manto della Santa Vergine. Il terzo motivo: si celebra la Giornata della Pace. Il quarto motivo: da secoli la Chiesa intona oggi il canto del Veni Creator, perché lo Spirito Santo guidi le nostre azioni nel nuovo anno con la sua forza e la sua potenza.
Lancelot Andrewes 1555-1626, prima decano di Westminster e poi Vescovo di Winchester, nel suo sermone per il Natale del 1618 osserva: 
«Nel messaggio dell'angelo ci sono due parti: “La nascita e il ritrovamento”. Perché questa è una festa doppia: non solo la festa della sua nascita, ma anche la festa del suo “ritrovamento”. Per questo l'angelo non conclude l'annuncio con è nato per voi, ma dice altro: “lo troverete”. Non basta dire Cristo è nato, ma, per ricavare un vantaggio da questa nascita, noi dobbiamo “trovarlo”. È nato è la parte che fa lui: lo “troverete” è la nostra. Se non lo troviamo è come se non fosse nato. Per noi, per tutti. Nasce per noi quando si crede in Lui».
 
Una vecchia storiella ebraica racconta di un bambino che piangendo corre dal nonno perché il suo compagno di gioco lo ha piantato in asso. Stavano giocando a nascondino e, siccome si era nascosto molto bene, l'altro smette di cercarlo. Il nonno gli dà ragione: Non si fa così! Ma noi con Dio facciamo la stessa cosa. Lui si nasconde e noi smettiamo di cercarlo. Quanti di noi, magari delusi abbiamo abbandonato il gioco della vita: il senso vero della esistenza, ciò che la rende autentica è proprio la continua ricerca. Mentre Dio si nasconde perché lo cerchiamo, contemporaneamente è lui che ci cerca perché ricominciamo a cercarlo; ci corre dietro, perché diventiamo capaci di trovarlo. «Ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato» Ct 3,1-2. 
 
I pastori non erano persone con qualità particolari, anzi non godevano di molta considerazione, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge… ma quando l'angelo è passato si sono messi alla ricerca del Bambino. I pastori ci insegnano che solo se usciamo da noi stessi, se accettiamo la fatica di camminare nella notte della nostra vita avremo la sorpresa di trovare. Troveremo un neonato in fasce che è Dio, una Donna, Maria, che si è fidata di qualcuno più grande di lei, un Uomo, Giuseppe, che in mezzo a dubbi e domande, accetta la sfida a percorrere una strada umanamente difficile. Cosa davvero sia successo è difficile dirlo, l'immagine che Luca ci offre è ricca di immagini simboliche: gli angeli, la luce, la gloria di Dio..., ma la differenza tra la realtà e l'enfasi del racconto ci dà la misura della fede di chi ha vissuto i fatti, di chi li ha raccontati, uditi e raccontati ancora fino a diventare scritti, raccolti e tramandati. Ecco, quella fede aiuta la nostra fede a vivere l'oggi e scoprire i segni dell'azione di Dio.
 
I pastori dopo averlo visto, «riferirono ciò che del bambino era stato detto loro», ciò che hanno udito e visto diventa testimonianza. 
Tante volte noi ascoltiamo solo ciò che è urlato forte e vediamo quello che abbaglia, invece ci è chiesto di gustare l'amore di Dio per noi che non è urlato e non abbaglia. L'importante è non rimanere fermi e lontani, perché il freddo, il buio, la fatica del cercare nella notte è ripagata dalla scoperta del Dio fatto uomo, piccolo e debole come ciascuno di noi. Il racconto dei pastori stupisce tutti e lo stupore coinvolge tutti: chi ascolta e chi racconta, anche se il fatto fa parte della natura delle cose: un bimbo appena nato, capace solo di dormire e strillare. Eppure tutti escono arricchiti da questo incontro con il bambino, col silenzio di Maria e Giuseppe, le parole dei pastori che riecheggiano quelle degli angeli. Ognuno ha qualcosa da annunciare e qualcosa da udire e vedere. Lo stupore passa, rapidamente scalzato da altre emozioni e da altri sentimenti, è necessario che le parole (che diventano la Parola!) si radichino nel cuore dell'uomo, come Maria che da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Quanto sarebbe bello, nella quotidianità, recuperare questo silenzio meditativo che già di per sé è lode! Quanto sarebbe bello vivere l'attimo e il presente dei piccoli e grandi eventi del tempo con l'anima collegata all'eterno! Evaporerebbero, come nebbia al sole, dolori e rimpianti del passato, ansie e preoccupazioni per il futuro. Rimarrebbe la gioia, la gioia pura di vivere e di credere ai propri occhi, quelli dell'anima, gli unici a vedere l'invisibile.
 
Oggi è la festa della Madre di Dio.
Vogliamo dirle il nostro grazie per il suo «Sì» a Dio, che ha aperto a noi la strada della Redenzione.
Vogliamo chiedere a Lei l’aiuto in questo tempo di grande prova per l'umanità;
ci ottenga Lei, la Madre del Verbo, la Sede della Sapienza, ogni grazia e benedizione del cielo.
Il Signore vi sorrida sempre!
Buon anno a tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!

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