Preghiera e Liturgia

SS. Redentore 2018

SS. Redentore2014Festa del Santo Patrono.
«Perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna» Gv 3,15.

Per questo Dio ha mandato Suo Figlio nel mondo. Per questa stessa ragione ogni anno, da otto anni celebriamo la Festa del SS. Redentore, a cui questo tempio del Cimitero è dedicato. Il Redentore è colui che redime, cioè che salva. L’intento, il motivo di intitolare questa chiesa del Cimitero al SS. Redentore credo abbia il grande significato che Gesù salva ognuno di noi che stiamo camminando in questa vita, ma salva anche i nostri Defunti, che hanno già raggiunto la Casa del Padre.
E questo penso sia significativo e molto bello. Noi, credenti in Cristo o di altre religioni, dubbiosi, agnostici o sedicenti atei, aneliamo – come dice il Vangelo – a non morire, desideriamo con forza la vita eterna. E nessuno è indifferente all’annuncio evangelico che Gesù Cristo ha realizzato questa aspirazione profonda di ogni uomo.
 
«Non per giudicare il mondo» Gv 3,17.
Dio nostro Padre ha mandato Suo Figlio nel mondo non per «giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui». Queste parole riempiono di consolazione. Non certo perché promettano un colpo di spugna fondato sull’immagine di un Dio incapace di comporre misericordia e giustizia. Dio non è uno che, a nostra misura, fa pendere, di volta in volta, la bilancia dall’una o dall’altra parte. Sappiamo che con Lui non si scherza. La nostra consolazione ha radici ben più solide. Sta tutta nel potere umile del Redentore che, come ci ha ricordato la Lettera ai Romani, «è morto per noi» E per farlo non ha preteso che fossimo «persone dabbene» Rm 5,8. Non si è fatto bloccare dal nostro peccato, né ha voluto alcun contraccambio, ma ha sprofondato la Sua onnipotenza nell’impotenza della croce per salvarci cfr. Rm 5,7. Come ci ha salvato dalla morte, così oggi, dal momento che siamo qui a chiederglielo, ci libera dal male e ci apre alla speranza, cioè ad un futuro certo.
 
«Avrò cura» Ez 34,11.
L’azione del Redentore è descritta nella stupenda anticipazione profetica di Ezechiele Ez 34,11-16, che con rapidi tratti delinea la figura del Buon Pastore. Il Buon Pastore ha cura di tutti e di ciascuno simultaneamente (omnes et singulatim). è instancabilmente in movimento. Così lascia le novantanove pecore al sicuro per cercare l’unica smarrita. Da persona a persona: in questa formula potrebbe essere tradotto lo stile di governo del Buon Pastore. Cosa caratterizza questo stile? Ezechiele lo concentra in una lapidaria, ma profonda espressione attribuita al Buon Pastore stesso: «avrò cura» Ez 34,11. È la cura lo stile del pastore. La cura di chi ama senza risparmiarsi, di chi si china sulla «pecora grassa e forte», ma ancor di più sulla «perduta, sulla smarrita, sulla ferita, sulla malata» Ez 34,16. E lo fa «con giustizia» Ez 34,16. Il Crocifisso Risorto salva il mondo perché compie la giustizia nella misericordia. La sua rectitudo, come la chiama S. Anselmo opera la sintesi tra le due. In tal modo la vita eterna ci appare fin da qui non solo nell’al di là come quel livello dell’esistenza autentica in cui la giustizia è data tutta nell’amore. Nella prospettiva dell’eternità, che inizia qui ed ora, nessun torto, nessuna ingiustizia viene cancellata; ma l’amore che perdona chiede dolore del peccato ed espiazione della colpa e così fa brillare la verità compiuta. Avere cura è il compito affidato dal Redentore alla Sua Chiesa. Ma non vi è cura senza farsi carico di tutta la persona.
 
«Le condurrò in ottime pasture» Ez 34,14.
«Condurrò le mie pecore in ottime pasture… là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare» Ez 34,14-15. Gesù, il Redentore del mondo e il Salvatore di ogni uomo, ci dà sicurezza e ci apre al futuro. Con la giornata di oggi rispondiamo pieni di speranza a questa decisa presa di posizione di Nostro Signore a nostro favore.
 
E, colmi di gratitudine, facciamo festa. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

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