Poesie

Zacinto

Zacinto1ANé più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell'onde

del greco mar da cui vergine nacque


Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l'inclito verso di colui che l'acque


cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.


Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra;
a noi prescrisse
 il fato illacrimata sepoltura.

Ugo Foscolo – I Sonetti

Zacinto, il nono dei sonetti di Ugo Foscolo, presenta numerose affinità con In morte del fratello Giovanni, che occupa la decima posizione. I due componimenti presentano temi affini, un linguaggio poetico corrispondente, e sono stati entrambi composti in un periodo circoscritto. Il decimo è stato scritto successivamente e completa il nono.

Il tema del sonetto verte sulla precarietà della condizione di esule e sul sentimento nostalgico nei confronti di una piccola isola del mar Ionio, molto amata, dove il poeta è nato. Il nocciolo della poesia è l'amore per la patria, lontana e irraggiungibile. E la triplice negazione iniziale esprime per l'appunto la convinzione del poeta di non poter farvi più ritorno. Ripensando alla fanciullezza il poeta ricorda le bellezze del clima e della vegetazione dell'isola, creata dalla dea Venere – nata dalle acque del mare – che lei rese fertile con il suo primo sorriso; e il sublime poema di Omero non poté tacerne il limpido cielo e la vegetazione e narrò le acque fatali e il diverso destino di Ulisse il quale, esule anch'egli, ricco di fama e di sventura, riuscì a ritornare ad Itaca. Tu, o materna mia terra, conclude il Foscolo, non avrai che questa poesia da tuo figlio, perché il Fato ha prescritto a me una tomba senza pianto.
La poesia procede senza soluzione di continuità in un crescendo di tensione che toglie il respiro.
L'ultima terzina riprende e chiude il tema iniziale.

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