Canti

Quando busserò

thumb Quando busserò

Quando busserò alla Tua Porta,
avrò fatto tanta strada,
avrò piedi stanchi e nudi,
avrò mani bianche e pure…

Avrò fatto tanta strada,
avrò piedi stanchi e nudi
avrò mani bianche e pure,
o mio Signore!

Quando busserò alla Tua Porta,
avrò frutti da portare,
avrò ceste di dolore,
avrò grappoli d’amore…

 

Avrò frutti da portare,
avrò ceste di dolore,
avrò grappoli d’amore,
o mio Signore!

Quando busserò alla Tua Porta,
avrò amato tanta gente,
avrò amici da ritrovare
e nemici per cui pregare…

Avrò amato tanta gente,
avrò amici da ritrovare
e nemici per cui pregare,
o mio Signore!

                M. Giombini.

La porta è un luogo di passaggio da una realtà all’altra. Una porta aperta è sempre un invito ad oltrepassare. Per la tradizione teologico-liturgica, la porta è anzitutto icona di Cristo, essendosi egli stesso proclamatosi vera porta dell’ovile (Gv 10,9). E il portale assume valore simbolico, in quanto è espressione concreta delle parole di Cristo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato” (Gv 10,9). Gesù non ha mai lasciato nessuno sulla porta di casa. La sua porta è sempre aperta. Il suo è un discreto invito ad entrare. A qualunque ora. Anche nella notte dello spirito e nella penombra della sera della vita, quando molte altre porte sono chiuse. E quando la porta della nostra esistenza terrena sarà chiusa per sempre, dagli stipiti della sua porta continueranno a sgrondare fiotti di sangue, il sangue del nuovo del nuovo esodo che ci permetterà di essere con Lui, sempre, nella sua dimora di pace.

Stampa